Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Viene denunciato dalla sorella, il M5S lo depenna dalle liste elettorali

- Mauro Pigozzo

CASTELFRAN­CO VENETO «Decisione giusta, le regole vanno rispettate». Reagisce così il M5S alla decisione della direzione politica del partito, guidata da Vito Crimi, di depennare dalle liste elettorali Andrea Bambace. Il suo è un nome pesante per i grillini castellani: nella passata tornata elettorale era candidato sindaco, è stato cinque anni in consiglio comunale e doveva essere il capolista del gruppo che candida Cristian Bernardi a sindaco. Di fatto è uno degli assi portanti del gruppo. Ma il processo che lo vede imputato – è accusato di violenza privata e lesioni personali nei confronti della sorella – non è passato inosservat­o ai grillini, che in un primo momento avevano ratificato la sua candidatur­a prima di chiedergli di farsi da parte. Lui non se la prende col partito, «se ci sono delle leggi, dobbiamo seguirle e in ogni caso continuerò ad impegnarmi nella campagna». Bernardi, che ha nominato al suo posto come capolista Rosalia Maccarone, è al suo fianco. «Andrea continua a far parte del gruppo, non l’abbiamo perso. Non entro nel merito delle sue vicende personali, lo conosco da sei anni e ho fiducia in lui ma rispetto la decisione». Il caso ha acceso la campagna elettorale nella città di Giorgione dove sono in corsa il sindaco uscente Stefano Marcon (Lega, FI e Fdi), lo sfidante del centrosini­stra Sebastiano Sartoretto (Pd e civiche), Maria Gomierato e Lorenzo Zurlo (civiche) e il già citato M5S. E fa discutere che le norme M5S vengano applicate anche in un caso «personale» come quello di Bambace visto che l’ex candidato ha ancora la fedina penale «pulita» (il procedimen­to è tutt’ora in corso). Tutto era iniziato il 26 marzo 2016 con una lite: «Ho scoperto che dal 2008 al 2011 i miei fratelli hanno fatto sparire quasi 300 mila euro dal conto corrente dei miei genitori», diceva ieri Bambace in attesa della prima udienza. Ne seguì una sfuriata, terminata in una denuncia: la sorella lo accusa di averle bloccato il braccio, impedendol­e di telefonare e chiedere aiuto, causandole, stando ai verbali, «lesioni personali guaribili in 20 giorni».

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