Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Fratelli d’Italia, prove (subito sfumate) di pacificazione interna
VICENZA Ultime frecciate, dichiarazioni al veleno, riferimenti (poco) velati. Ma anche tentativi di pacificazione, almeno in ottica post-voto. Quella di ieri è stata per i candidati alle elezioni regionali di fatto la giornata di chiusura della campagna elettorale. Domani e lunedì spazio ai voti dei vicentini, ma nel frattempo nell’ultimo giorno di iniziative pubbliche non sono mancate le scintille. Almeno in casa Fratelli d’Italia, che ieri ha reso plastica la presenza di due anime interne al partito riconducibili da un lato all’europarlamentare Sergio Berlato e al candidato Vincenzo Forte, dall’altra al tandem di candidati formato dall’assessore regionale Elena Donazzan e da quello vicentino Silvio Giovine. Questi ultimi hanno partecipato nel primo pomeriggio alla presentazione di «Gioventù nazionale», assieme al senatore
Adolfo Urso. «Abbiamo invitato tutti i candidati» ha dichiarato il coordinatore provinciale del movimento, Nicolò Aldighieri, ma appena un’ora dopo ecco la puntualizzazione di Berlato: «Non ho ricevuto alcun invito». Berlato e Forte poco dopo avevano fissato un incontro in centro storico con i rappresentanti di Federfauna e della Fondazione per la cultura rurale, per ribadire il sostegno del «mondo rurale» a Forte. Divisione plastica, dunque, che nessuno ha mancato di sottolineare anche con frecciate: «Le aspettative nei confronti della politica sono alte e non riguardano piccole beghe interne – dichiara Donazzan –. Credo sia ora che il partito cresca, anche in qualità». Anche Berlato in prima battuta suona le corde della pacificazione («Dopo le elezioni l’obiettivo dev’essere quello della crescita del partito anche da chi in questa campagna elettorale ha messo in campo una sana competizione con altri candidati»), ma poi si lascia scappare una frecciata: «Da settimane si critica il fatto che Forte sia mio genero, come se fosse un aspetto negativo – osserva l’europarlamentare – ma sono strumentalizzazioni. Mi onoro di avere nella mia squadra un genero onesto, sempre meglio che avere figli di finanzieri corrotti, condannati, rei confessi». Il riferimento sembra andare alla condanna per corruzione – circa 10 anni fa – del padre di Giovine, Luigi, ex-sottuffficiale della Finanza. «La macchina del fango non mi è mai appartenuta – commenta Giovine – ma non so a chi si riferisca visto che è stata Giorgia Meloni (leader nazionale di FdI, ndr) a candidarmi».