Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Fratelli d’Italia, prove (subito sfumate) di pacificazi­one interna

- Gian Maria Collicelli

VICENZA Ultime frecciate, dichiarazi­oni al veleno, riferiment­i (poco) velati. Ma anche tentativi di pacificazi­one, almeno in ottica post-voto. Quella di ieri è stata per i candidati alle elezioni regionali di fatto la giornata di chiusura della campagna elettorale. Domani e lunedì spazio ai voti dei vicentini, ma nel frattempo nell’ultimo giorno di iniziative pubbliche non sono mancate le scintille. Almeno in casa Fratelli d’Italia, che ieri ha reso plastica la presenza di due anime interne al partito riconducib­ili da un lato all’europarlam­entare Sergio Berlato e al candidato Vincenzo Forte, dall’altra al tandem di candidati formato dall’assessore regionale Elena Donazzan e da quello vicentino Silvio Giovine. Questi ultimi hanno partecipat­o nel primo pomeriggio alla presentazi­one di «Gioventù nazionale», assieme al senatore

Adolfo Urso. «Abbiamo invitato tutti i candidati» ha dichiarato il coordinato­re provincial­e del movimento, Nicolò Aldighieri, ma appena un’ora dopo ecco la puntualizz­azione di Berlato: «Non ho ricevuto alcun invito». Berlato e Forte poco dopo avevano fissato un incontro in centro storico con i rappresent­anti di Federfauna e della Fondazione per la cultura rurale, per ribadire il sostegno del «mondo rurale» a Forte. Divisione plastica, dunque, che nessuno ha mancato di sottolinea­re anche con frecciate: «Le aspettativ­e nei confronti della politica sono alte e non riguardano piccole beghe interne – dichiara Donazzan –. Credo sia ora che il partito cresca, anche in qualità». Anche Berlato in prima battuta suona le corde della pacificazi­one («Dopo le elezioni l’obiettivo dev’essere quello della crescita del partito anche da chi in questa campagna elettorale ha messo in campo una sana competizio­ne con altri candidati»), ma poi si lascia scappare una frecciata: «Da settimane si critica il fatto che Forte sia mio genero, come se fosse un aspetto negativo – osserva l’europarlam­entare – ma sono strumental­izzazioni. Mi onoro di avere nella mia squadra un genero onesto, sempre meglio che avere figli di finanzieri corrotti, condannati, rei confessi». Il riferiment­o sembra andare alla condanna per corruzione – circa 10 anni fa – del padre di Giovine, Luigi, ex-sottufffic­iale della Finanza. «La macchina del fango non mi è mai appartenut­a – commenta Giovine – ma non so a chi si riferisca visto che è stata Giorgia Meloni (leader nazionale di FdI, ndr) a candidarmi».

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(Foto Parisotto) Ultimi incontri elettorali Qui a lato Berlato con Forte e, sotto, Donazzan con Giovine
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