Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Eccidio, il messaggio ai giovani «Ci si può salvare solo uniti»
Ieri la commemorazione. Un cittadino: viale dei Martiri sia monumento nazionale
BASSANO I giovani che 76 anni fa morirono brutalmente in nome della libertà e quelli di oggi che li ricordano rispondendo idealmente alle lettere che, prima del rastrellamento del Grappa, i martiri riuscirono ad inviare ai loro familiari. Un filo invisibile ma carico di significato ha unito ieri, nell’anniversario dell’Eccidio del Grappa, i ragazzi che in quel drammatico settembre del 1944 furono catturati, torturati, fucilati o impiccati in città e gli studenti bassanesi. In un’intensa lettera, letta dal sindaco Elena Pavan nella sala Da Ponte che ha ospitato la commemorazione ufficiale, gli allievi del liceo Brocchi si sono rivolti ai loro coetanei di allora stringendoli in un abbraccio virtuale. Mentre due allievi dell’istituto Einaudi hanno letto alcuni passi del libro di Benito Gramola «Sulla giacca ci scrissero Imi», epilogo di un lavoro di approfondimento sulla strage del 26 settembre svolto in classe con gli insegnanti. La precedente amministrazione, verso la fine del mandato aveva infatti lanciato un concorso per coinvolgere le scolaresche su quelle drammatiche pagine di storia locale. E sempre ai giovani, l’ex internato Pietro Piotto, deceduto la settimana scorsa, ha lasciato un testamento spirituale in un’ intervista raccolta all’inizio del mese dagli storici Paolo Pozzato e Francesco Tessarolo di cui ieri è stato proposto un estratto. Con la sua semplicità e determinazione ha ricordato quei «terribili venti mesi di prigionia e di stenti, senza cibo e acqua per giorni» ed ha invitato i ragazzi «a volersi bene», precisando «non quel bene per il quale ci si dà la mano e poi ci si accoltella alla schiena». «Temo sarà difficile farglielo capire», ha concluso Piotto nel video.
La cerimonia, alla quale hanno partecipato numerose autorità civili e militari e le associazioni combattentistiche, è iniziata con la messa nella chiesa di san Francesco, proseguita con l’omaggio ai caduti, sia all’ara di piazza Garibaldi,
che alla lapide che riporta i nomi dei fucilati e impiccati dell’Eccidio del Grappa, accompagnata come sempre dalle note della Filarmonica bassanese. Tra i presenti non è passato inosservato Bassiano Moro che reggeva un cartello con la scritta: «Viale dei Martiri che sia monumento nazionale».
Ha toccato le corde dell’anima la lettura dei fatti del settembre 1944 data dalla storica Chiara Saonara cui è stato affidato il discorso ufficiale, che lei ha costruito «sul coraggio, sui valori di quei partigiani che nel massiccio del Grappa avevano trovato rifugio». «Avrebbero potuto andarsene per tempo perché si temeva un rastrellamento ed era evidente la volontà distruttiva dell’avversario - ha ricordato Saonara - Ma non avrebbero mai abbandonato quel monte sacro alla patria che i loro padri e nonni difesero qualche decennio prima. Non lo avrebbero mai lasciato nelle mani dei nazifascisti. Ed è con lo sguardo rivolto al massiccio che morirono impiccati con un cavo telefonico lungo i viali cittadini. Eroi di una guerra che non è stata combattuta ad armi pari». La relatrice ha posto l’accento sui sentimenti, sui pensieri, sui valori e sul senso di comunità che animavano quei giovani. «Con il loro sacrificio ci hanno insegnato che ci si salva assieme, che bisogna aver coraggio e senso della responsabilità», ha sottolineato ricordando che nonostante la ferocia e la violenza distruttiva di quei giorni, poco dopo, il 5 ottobre, Primo Visentin, nome di battaglia «Masaccio», fondò la brigata «Martiri del Grappa» e fece saltare il Ponte degli Alpini per mettere in difficoltà l’avversario. «Il coraggio non venne meno anche dopo quelle atrocità», ha osservato Saonara, che ha trovato «bellissimo il gesto degli studenti di scrivere delle lettere ai ragazzi uccisi 76 anni fa».