Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
A riveder le stelle
Nel nuovo libro di Aldo Cazzullo il viaggio in Italia insieme a Dante, tra storia, letteratura e contemporaneità Alla scoperta dell’identità nazionale
Dante, l’Italia è un sogno. Un paradigma di cultura e di bellezza. Ma non è un’entità astratta; è carne, è sangue, è terra. L’Italia è una montagna scoscesa, una collina dolce, un mare agitato, dalla Provenza al golfo del Quarnaro. È il Bel Paese, definizione inventata da lui. Il Paese in cui si dice «sì». Unito dalla fede cristiana e dall’amore per il bello».
È per la via della letteratura, insomma, che Dante si configura secondo Cazzullo come il primo patriota, anche se dal punto di vista politico è troppo presto, all’alba del XIV secolo, per disegnare già i confini di uno Stato-nazione, e infatti, «per lui il potere politico è l’Impero, e il capo è l’imperatore; mentre il Papa deve essere un’autorità spirituale, come è diventato ora. Ma è un impero che pacifica, non che comanda. Le libertà comunali per lui sono sacre».
Così, Cazzullo segue Dante nella descrizione ad ampia veduta del lago di Garda. A ispirarlo è l’apparizione della figlia di Tiresia, la maga Manto, da cui prende il nome Mantova.
«A raccontare la storia - ricorda - è Virgilio, che vuole chiarire come fu fondata la sua città. Ma prima Dante ce la fa vedere come su una carta geografica. È la più lunga descrizione geografica della Divina Commedia. Quasi una dichiarazione d’amore al Nord Italia. “Suso in Italia bella giace un laco...”».
Oltre la punta del Garda, chiusa dalle Alpi che segnano il confine con il Tirolo, la Germania, il mondo tedesco: le Dolomiti. E poi, nel ventunesimo canto, il riferimento dantesco a Venezia, e segnatamente al suo arsenale, ora sede della Biennale d’Arte e al tempo di Dante (che non sappiamo se lo visitò mai fisicamente) un luogo scuro, la più grande fabbrica d’Europa, «dove d’inverno bolle “la tenace pece” con cui si riparano le barche. E come l’Arsenale, anche la boglia è colma di una pece spessa, che ribolle non per il fuoco acceso dagli uomini ma per arte divina».
Il viaggio prosegue, dal Veneto Cazzullo passa in rassegna con il poeta un po’ tutte le ragioni d’Italia. Gustoso, tra gli altri, il riferimento alla cappella di San Petronio a Bologna, in cui è raffigurato Maometto all’inferno, proprio come fa Dante che lo colloca tra i peccatori della nona bolgia; e Cazzullo chiosa: «gli islamici, che storicamente non amano Dante, se ne sono sentiti offesi, qualche estremista ha progettato di distruggere la cappella, da allora il sagrato di San Petronio è vigilato dalla polizia. Peraltro l’immagine di Maometto all’Inferno è riprodotta in altri luoghi sacri italiani, ma è meglio non indicarli, perché nella loro ignoranza gli aspiranti terroristi non se ne sono ancora accorti».