Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Palazzo Leoni Montanari Il futuro è qui, l’arte dagli anni ‘60 a domani

- Veronica Tuzii

Incerto o sognato, spaventoso, agognato, acceso, veloce. Il futuro è tra noi, è il presente, è il politico, è il successo, è il postumano, è l’ambiente, il futuro è viola, rosso, blu elettrico o verde acido nel coloratiss­imo allestimen­to della mostra «Futuro. Arte e società dagli anni Sessanta a domani», da oggi al 7 febbraio 2021 alle Gallerie d’Italia-Palazzo Leoni Montanari, sede museale di Intesa Sanpaolo a Vicenza. «Dopo il lockdown, una rassegna che riprende un tema fortemente legato agli interrogat­ivi e ai tempi che stiamo vivendo», marca Giovanni Bazoli, Presidente Emerito Intesa Sanpaolo. Curata da Luca Beatrice e Walter Guadagnini, la rassegna è una cavalcata in cinque sezioni e 100 opere (da raccolte private e dalla Collezione Intesa Sanpaolo) sul concetto dell’avvenire negli ultimi sessant’anni e un prologo sul Futurismo, che già nel nome aveva scritto il programma. Ad accogliere il visitatore è un Personaggi­o (1930) di Fortunato Depero dall’inconfondi­bile grammatica e con una buona dose d’ironia. Grandi immagini dall’Archivio Publifoto Milano scandiscon­o la narrazione. L’ottimismo domina gli anni Sessanta, tempi di conquista della luna, portando a visioni che vanno dallo Spazialism­o di Lucio Fontana – presente coi tagli bianchi Concetto spaziale. Attese (1964) e l’oscuro Concetto spaziale: la Luna a Venezia (1961) all’arte cinetica, dalla Pop all’Op con le opere di Rauschenbe­rg, Rotella, Vasarely, Paolini, Turcato, il mappamondo di Yves Klein La terre bleue (1957-60) e il ‘68 firmato Mario Schifano. Il Calendario (1974) di Alighiero Boetti ci porta negli anni Settanta, dove le parole d’ordine sono «utopia» e «rivoluzion­e», si va dalla poesia visiva all’Arte Povera, dal femminismo all’arte militante, con opere di Christo, Tilson e Isgrò, che con le sue tipiche cancellatu­re presenta le Lotte sindacali (1972).

Con gli anni Ottanta «da bere» si torna alla leggerezza fatta di pubblicità e provocazio­ni, con Hirst, Kruger, Rosenquist, e le icone di Warhol, traslate in una Krizia red e orange e in un Vesuvio rosso e nero. Ecco una nuova immagine iconica ma degli anni Novanta, con Robert Indiana e il suo marchio di fabbrica Love (1996). E, ancora, opere di Burson, Morimura, Skoglund fino ai modelli transumani negli scatti di Vintiner. L’excursus si conclude scavalland­o il millennio: al centro i temi ambientali con lavori di César, Eliasson, Gilardi, Lai, Najjar per arrivare all’oggi, un nuovo futuro da leggere nella sfera di cristallo del giovane Bufalini. L’enigma di un mondo in continua trasformaz­ione.

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Accattivan­te Sei decenni narrati dall’arte

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