Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Scarseggiano anche i supplenti, laureandi alle elementari
Presi dalle «messe a disposizione» in attesa delle nomine definitive. Palumbo: «Problema strutturale»
VENEZIA Laureandi magistrali e laureati triennali spediti dietro le cattedre per far fronte alla mancanza di insegnanti. Ricorda in maniera sinistra gli specializzandi in corsia a primavera, nei mesi peggiori dell’emergenza quando i medici di ruolo non erano sufficienti. La situazione però non sembra essere così tragica. È vero, in queste prime settimane di riapertura delle scuole potrebbe esserci stata qualche laureando a fare da insegnante, scelto tramite le Mad, le Messe a disposizione con cui ci si può liberamente offrire come professore a una scuola se in possesso dei titoli di studio richiesti, ma non in maniera definitiva. Spiega Roberto Natale, provveditore scolastico per le provincie di Padova e Rovigo: «Il reclutamento dei supplenti avviene attraverso tre fasi. Prima ci sono gli iscritti nelle graduatorie provinciali. Se queste si esauriscono, i singoli istituti hanno proprie graduatorie a cui attingere, per esempio sul nostro territorio le scuole primarie ne chiameranno 116 da questi elenchi. Solo se anche le graduatorie di istituto si esauriscono, ma direi che è impossibile, si fa ricorso alle Mad in via definitiva. Quello che può essere successo è che le scuole, visto che le assegnazioni a Padova si sono concluse la scorsa settimana, vi abbiano fatto ricorso temporaneamente per coprire il periodo dal 14 settembre ai primi di ottobre».
In altre province la situazione non sembra essere così rosea. Nel Veneziano, il territorio più in difficoltà con le supplenze, il presidente provinciale dei presidi Luigi Zennaro ha denunciato che «tanti istituti siano ancora costretti all’orario ridotto», in alcuni casi solo due ore al giorno. Per l’Ufficio scolastico regionale mancano ancora 500 supplenti da assegnare.
Problemi anche nelle province di Vicenza e Verona. A Treviso ieri i sindacati della scuola hanno incontrato il Prefetto per segnalare al governo una quota di precari del 30%.
Il problema, afferma Carmela Palumbo, direttrice dell’ufficio scolastico regionale, è strutturale. «Abbiamo una grande carenza di personale rispetto ai posti disponibili. Quest’anno avevamo la possibilità di fare 8800 nomine di ruolo e siamo riusciti a farne solo 1450, di cui soltanto 30 con la “call diretta” che però richiede di rimanere 5 anni nella scuola a cui si è assegnati, quindi quest’anno era poco ambita. Quindi, a cascata, servono migliaia di supplenti in più, quest’anno abbiamo dovuto assegnare quasi 16mila supplenze. In pratica un insegnante su cinque quest’anno sarà precario. Inoltre dalle università della regione escono ogni anno troppi pochi laureati rispetto a quanti ne servirebbero alla scuola veneto in vista dei futuri pensionamenti. Questo è vero sopratutto per scienze della formazione primaria e per gli insegnanti di sostegno. Andrebbe rivisto tutto il meccanismo di reclutamento. ».