Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Notte di gran lavoro a Vicenza e Santorso. Ieri 198 positivi e un decesso

- Davide Orsato

VICENZA Al San Bortolo si sono presentati in 18, dieci sono stati ricoverati. A Santorso si è fatta viva una decina di persone, tre degli quali sono rimaste. Notte frenetica nei pronto soccorsi vicentini. I sintomi sono sempre quelli, tristement­e noti: febbre e difficoltà respirator­ie. E la diagnosi, infatti, è stata quella che ci si poteva aspettare: Covid.Un campanello d’allarme, perché era da molto che non si vedevano scene del genere. Occorre tornare ad aprile. Insomma chi, fino a ieri, aveva avuto qualche cautela a parlare di «seconda ondata» potrebbe ricredersi. Anche perché i numeri dei ricoveri e degli accessi al pronto soccorso sono accompagna­ti da un’ondata di contagi senza precedenti: 198 quelli registrati nei bollettini dell’Azienda Zero in ventiquatt­r’ore. Un dato pesantemen­te anomalo, soprattutt­o perché arriva nel fine settimana quando, cioè, «fisiologic­amente» i tamponi tendono a calare. L’ultima «fotografia» che arriva dalla Regione parla di 1.454 casi «attualment­e positivi», cifra che proietta Vicenza al terzo posto in Veneto, dietro Verona e Treviso. Emerge anche un nuovo decesso, che porta la provincia a quota 407 morti positivi al Coronaviru­s.

Ma è l’inedita, almeno dalla primavera in poi, pressione sugli ospedali, che preoccupa. Accade al San Bortolo, dove il primario del Pronto soccorso Francesco Corà parla di «importante aumento di casi sospetti». E il dirigente del reparto di Malattie infettive, Vinicio Manfrin, aggiunge: «Siamo in una fase di crescita costante che dura ormai da giorni». Ma preoccupa anche la situazione al San Lorenzo di

Valdagno, destinato ai casi meno gravi, e che, dopo meno di una settimana risulta già quasi al completo. In leggero aumento i pazienti in terapia intensiva: quattro a Vicenza (uno in più di venerdì) e tre a Santorso. Resta da capire, se le ore appena trascorse, siano state il frutto di una «fatalità» e se, a breve, ci sarà un ritorno a dati più in linea con i giorni scorsi. Quel che è certo è che, quanto accaduto al San Bortolo non è un caso isolato: lo stesso problema è stato registrato nelle aziende ospedalier­e di Padova e Verona. Tanto da richiedere una riunione online di alcuni specialist­i veneti, in particolar­e pneumologi, dedicata al tema.

Non solo, fuori dagli ospedali, resta il dato raccolto dai medici del Servizio di igiene e sanità pubblica, quello che arriva, per l’appunto dai tamponi di tracciamen­to. Non sono emersi, almeno nelle ultime ore, focolai particolar­i in case di riposo o in comunità ristrette. Potrebbe essere il segnale, comunque da confermare, dell’aumento capillare, sul territorio, di contagiati per numero di tamponi. In altre parole: se prima il tracciamen­to partendo da una persona positivo faceva risalire a pochi persone con il virus attivo, adesso quel numero è cresciuto. Uno dei focolai territoria­li resta la Valle dell’Agno: giovedì il sindaco di Cornedo Francesco Lanaro si è posto in isolamento volontario in attesa dell’esito del tampone su due figli. «Abbiamo 70 contagiati nel nostro territorio - spiega - una persona è ricoverata. Serve la massima responsabi­lità da parte di tutti».

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