Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

I genitori degli assenti al telefono «Attivate la dad per mio figlio»

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VENEZIA Sara arriva a scuola con due mascherine, l’Ffp2 sopra e la chirurgica sotto. «Con così tanti contagi in giro, meglio proteggers­i», dice con un filo di voce mentre varca titubante la soglia di scuola, l’istituto per il turismo Algarotti di Venezia, un palazzo seicentesc­o con vista sul ponte delle Guglie a Cannaregio (e giardino sul retro) dove studiano poco più di 1.400 ragazzi. Gli ingressi sono scaglionat­i (ma lo erano già prima dell’ondata targata Omicron) e i crocicchi di giovani che ridono e scherzano prima della campanella di inizio lezioni a sancire ufficialme­nte la fine delle vacanze sono diventati un ricordo ormai sfumato di un passato che tutti sperano, prima o poi, ritorni.

«La dad? Non ci capivo nulla ma oggi la avrei preferita», dice Silvia. Il gruppo di amici con cui è arrivata da Mestre annuisce: «Forse era meglio restare a casa un po’», sostengono tutti, uno spaccato della nuova società veneziana, ragazze (soprattutt­o) e ragazzi, le cui famiglie provengono da ogni angolo del mondo: colori, costumi e volti diversi accumunati dalla spiccata inflession­e veneta. «Abbiamo anche gli stage da fare, forse qualche settimana con lezioni in remoto era più sicuro», concorda Anna.

I ragazzi entrano alla spicciolat­e e intanto nel «gabbiotto» vetrato dove gli operatori scolastici accolgono chi entra il telefono non smette di squillare: «Le do la mail e il numero giusto da chiamare», la risposta diventata ieri il mantra del rientro a scuola. «Sono genitori che chiedono di attivare la dad», spiegano. Dal numero di telefonate si direbbe che la maggior parte delle famiglie ha deciso di tenere i figli a casa. In realtà, non è così: «Tutt’altro — spiega la dirigente scolastica Rachele Scandella — domenica io e le vicarie dei due istituti che dirigo (Scandella è preside anche dell’alberghier­o Barbarigo, ndr) ci eravamo confrontat­e e temevamo che le famiglie avrebbero deciso di non mandare i ragazzi, eravamo pessimiste: invece non è andata così». Qualcuno aveva già anticipato che il figlio sarebbe stato a casa «perché positivo o perché aveva avuto contatti», spiega. Altri invece hanno chiamato ieri, «a seguito di positività o quarantene iniziate domenica», aggiunge. A fine mattinata il bilancio è presto stilato: 120 studenti assenti mentre sul fronte insegnanti, all’appello ne mancavano sette su 37 totali. «Abbiamo fatto un’ora di

"La dirigente scolastica Ci eravamo confrontat­i e temevamo che i genitori non mandassero i ragazzi a lezione e invece non è stato così, le assenze alla fine erano contenute

lezione con il prof in dad, non è stato un problema», dice sfrecciand­o verso la stazione Andrea. Corale un disagio («tenere l’Ffp2 per cinque ore è faticoso») e una riflession­e: «Avrebbero dovuto rendere il vaccino obbligator­io». L’80% degli iscritti all’Algarotti è vaccinato, fa sapere la preside. Una percentual­e così alta che cozza con la scritta comparsa sul muro del vicino Palazzo Testa: «Una libertà autorizzat­a... non è libertà». «I ragazzi dicono che è stato un ex docente no vax», dice Scandella che oggi di prof (no vax) sospesi ne ha solo due. ( g. b.)

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