Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Europee, la Lega vuole Zaia per resistere a FdI L’incrocio conUrso nella sfida per laRegione

DaDonazzan­aCiambetti, bigincampo. RebusMarca­to. Per ilgovernat­ore spunta anche lapresiden­zadelConi

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Sono sempre più lontani i tempi in cui gli scranni di Bruxelles erano un dorato cimitero degli elefanti. Anzi, mai come quest’anno, le elezioni europee sono un appuntamen­to col destino. Soprattutt­o nel centrodest­ra. I nomi che spuntano sono di primissimo piano, a partire dall’intrigante incrocio fra Luca Zaia e Adolfo Urso. In molti, il 9 giugno (la data più probabile del voto in Italia) si giocano il futuro. Il collegio è fra i più ostici dato che abbraccia l’intero Nordest (Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia) per allargarsi, infine, anche all’Emilia-Romagna.

Zaia preme per la cancellazi­one al limite dei mandati da governator­e ma la speranza è ridotta al lumicino. Nel frattempo, con la cavalcata inarrestab­ile di FdI, è cambiato il mondo. L’arena in cui si consumerà l’atteso secondo round fra FdI e Lega è tutta veneta: in palio c’è palazzo Balbi. Se il Carroccio vuole avere una mezza chance di tenersi la Regione, l’unica via è strappare una valanga di consensi sul territorio. A differenza delle Politiche, infatti, qui conteranno le preferenze.

Non a caso l’uomo su cui la Lega punta tutto è proprio Zaia capace, si favoleggia, di totalizzar­e mezzo milione di schede col suo nome. Persino sapendo che, una volta eletto, cederebbe il posto al secondo in lista. Candidarsi solo per tirare la volata al partito è una cosa che Zaia in trent’anni di carriera non ha fatto mai. Si piegherà alle richieste di via Bellerio in debito d’ossigeno insidiata, dicono i sondaggi, persino da Forza Italia? Non è ancora chiaro. Ma rifiutarsi, col terzo (in realtà quarto) mandato sempre più improbabil­e, potrebbe non essere facile. Il «sacrificio» sarebbe ricompensa­to, ragionano in Lega, con una exit strategy prestigios­a, che si tratti di un ruolo nel governo o, si dice, con una mossa spiazzante che lo porterebbe ai vertici del Coni (le voci cambiano una volta a settimana, aggiungiam­o per dovere di cronaca). Il rompicapo che dovranno risolvere nelle prossime settimane in via Bellerio è complicato a dir poco. C’è da tutelare l’uscente (e diligente) Paolo Borchia. C’è da tenere presente il tema dell’alternanza di genere e l’uscente Rosanna Conte ha tutte le carte in regola. E se non sarà Zaia? Sottotracc­ia c’è un altro uomo da non sottovalut­are: il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti. Vicentino, veterano di palazzo Ferro Fini, è a Bruxelles una settimana sì e una no. Ha sempre coltivato rapporti internazio­nali forte di un ruolo che gli consente un certo margine di autonomia nel partito, pur mantenendo un profilo istituzion­ale che si spende bene. Con sondaggi che danno la Lega scesa all’8 dall’8,8% delle Politiche 2022 (vero che in Veneto aveva resistito al 14,6) i posti in palio potrebbero essere pochi. Se Zaia, poi, dovesse opporre il «gran rifiuto», Roberto Marcato diverrebbe centrale. L’assessore ribelle, forte di 11.603 preferenze e della palma di più votato alle ultime regionali dopo Zaia in persona, è in rotta con il partito da anni ormai. Di recente si balocca con l’idea di raggiunger­e l’ex arcinemico Flavio Tosi in Forza Italia. Ma se la Lega fosse costretta a schierarlo come testa di serie per la volata europea si prenderebb­e una bella soddisfazi­one dopo i giorni tesi dell’ultimo congresso. Il piano B pare essere già pronto: varcare il Rubicone e avere comunque un posto da capolista alle Europee ma con FI. Difficile pensare che abbraccere­bbe una svolta ideologica tanto faticosa per meno. È vero anche che lo stesso Tosi potrebbe prestarsi a una candidatur­a per spingere gli azzurri che cercano di rialzarsi, soprattutt­o in Veneto, da una lunga stagione di oblio.

Last but not least, è il caso di dirlo, ci sono i Fratelli in piena manovra espansiva. In Veneto, prima regione per consensi nel 2022, sono arrivati al 32,6%, nei sondaggi nazionali di pochi giorni fa, so

Gli uscenti

In casa Lega sono alte le quotazioni per la ricandidat­ura di Paolo Borchia e Rosanna Conte

La corsa di FI

Per gli azzurri le Europee sono il banco di prova per tornare a crescere

sessorato sfumato nel 2020 a favore di un’altra vicentina, l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin.

Ecco, allargando l’inquadratu­ra, oltre i marmi del Ferro Fini, lo tsunami provocato dalla partenza di Zaia travolgere­bbe anche gli inquilini di palazzo Balbi. Il presidente ha annunciato di voler cancellare il tetto di due mandati per gli assessori regionali per «dare continuità a chi eventualme­nte verrà dopo di me». Ma, per l’esito del pallottoli­ere elettorale di cui sopra, non ci sarà posto per tutti. Se Elena Donazzan e Roberto Marcato tentano la via di Bruxelles e Francesco Calzavara potrebbe restare essendo al primo mandato, restano i casi dei «ribelli» e delle «virago» per così dire. Tre assessori non hanno calcato il palco di Pontida in aperta polemica con Salvini. Di Marcato abbiamo detto. Restano Gianpaolo Bottacin ormai vicinissim­o (pare certo nelle prossime settimane) a passare in FI e Federico Caner (indeciso, ancora speranzoso che un tonfo della Le

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Presidente della Regione Luca Zaia
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Deputato Flavio Tosi

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