Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Meloni: «Regioni forti in uno Stato forte» Così spinge l’autonomia per avere il premierato
Lapresidente: nessunoscippo, chièbravoandràmeglio
Zaia conclude cogliendo l’altro punto saliente: «È stato il miglior viatico per la discussione in Parlamento che inizierà a metà gennaio».
L’assist è calzante perché il 16 gennaio è calendarizzata nell’aula di palazzo Madama la discussione sulla legge d’attuazione firmata dal ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli generosamente emendata in commissione Affari costituzionali sia da FdI che dal Pd. Si rallegra Matteo Salvini difeso dall’alleata anche sulla vicenda che ha travolto i Verdini: «Dall’autonomia alle riforme, Giorgia Meloni conferma a tutto campo la compattezza della maggioranza». Sulla falsariga il segretario regionale Alberto Stefani e il capogruppo in consiglio regionale Alberto Villanova. Fin qui il giubilo, ma a che punto è davvero la riforma?
I filoni sono due. Dell’iter parlamentare della legge-cornice abbiamo detto: si prevede un voto già il 17 gennaio, segno che un ordine di scuderia per procedere spediti è arrivato (le Europee si avvicinano). La palla passerà poi alla Camera, prima in commissione e poi in aula. L’altro filone è per certi versi più complesso. Parliamo dalla definizione e quantificazione dei Lep, i livelli essenziali di prestazione. I Lep sono l’«unità di misura» dell’autonomia per com’è stata incardinata la riforma un anno fa. Sono la per procedere. In Costituzione sono 23 le materie richiedibili. All’interno di ciascuna materia ci sono diverse «funzioni». Il Clep, comitato di super esperti per la definizione dei Lep guidato da Sabino Cassese, ha deciso quali materie e funzioni di materia hanno bisogno di un Lep. Quasi tutte. Restano escluse giustizia di pace, commercio con l’estero e poco altro. Il compito di quantificare, assegnare un «prezzo» a ogni singolo Lep (e sono centinaia) è affidato alla Ctfs, commissione tecnica fabbisogni standard, guidata dalla professoressa Elena D’Orlando, membro, per inciso, della delegazione trattante veneta. Un anno fa si era previsto che il lavoro della Ctfs si concludesse entro dicembre 2023. Si peccò di ottimismo data la mole mastodontica del lavoro assegnato alla commissione. Tanto più che il valore di ogni Lep dovrà essere contemperato alle possibilità reali di bilancio delle casse statali. Ecco quindi che, come annunciato, nel Milleproroghe, si è posticipato il termine ultimo dei lavori al dicembre 2024. Niente intese Stato Regione fino ad allora? Non necessariamente, il Veneto si dice pronto, una volta approvata la legge- cornice, a procedere con l’intesa almeno sulle materie, come appunto la giustizia di pace, che non abbisognano di Lep. Da qualche parte si deve pur iniziare.