Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
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A Padova, in un Veneto che ha perso mille bimbi in un anno, con l’Italia sotto la soglia dei 400 nuovi nati e la pressione delle migrazioni che trasforma la società europea, la demografa dell’Università di Padova Maria Castiglioni cerca le sue risposte a sud dell’equatore. Lì i bambini non si contano e non solo perché sono tanti, ma anche perché sono invisibili. La metà di loro per il mondo semplicemente non esiste, perché alla nascita non viene registrato. Eppure un giorno costruirà il futuro del proprio Paese, e forse anche un po’ del nostro.
Maria Castiglioni, lei ha compiuto indagini demografiche in Kenya, in Etiopia insieme al Cuamm, in Burkina Faso e Mozambico con la Comunità di Sant’Egidio. Ha persino partecipato alla formazione del personale degli uffici di statistica in Tanzania. E’ importante, per l’Africa, sapersi contare?
«La conoscenza aiuta sempre le politiche di sviluppo. Con il Cuamm in Etiopia abbiamo cercato di capire sulla base di dati la capacità di accesso delle donne agli ospedali. A Wolisso lo studio ha mostrato che, nonostante gli sforzi, permanevano disuguaglianze tra le donne del territorio e quindi l’organizzazione ha preso ulteriori iniziative per favorire l’accesso alle strutture ospedaliere».
Prima in Burkina Faso, oggi in Mozambico, con la Comunità di Sant’Egidio state cercando di creare un registro delle nascite. A cosa serve?
«Molti bambini nascono però non vengono registrati in anagrafe, né agli uffici di Stato civile. Questo è un problema grave in molti stati africani e asiatici: un bambino non registrato non ha diritto a niente. Noi cerchiamo di stimolare le registrazioni».
Questi progetti che impatto hanno? Contare i nuovi nati in Africa serve anche a paesi come l’Italia?
«Parliamo di popolazioni molto giovani. Questi bambini non registrati saranno gli adulti che costituiranno il futuro in questi Paesi, con ripercussioni sulla società, e in via indiretta sulle migrazioni. Conoscere la popolazione è inoltre un elemento base per creare politiche di sviluppo. Le Nazioni Unite e le agenzie internazionali stanno rafforzando i sistemi statistici in Africa. Pensiamola come una variante dell’idea di “aiutarli a casa loro”: conoscerli meglio perché loro si possano conoscere, favorendo politiche più appropriate».
Cosa accade ad un bambino invisibile?
«Di solito riesce ad essere vaccinato, ma può benissimo non andare a scuola, perché nessuno lo andrà mai a cercare. Non sapremo se sarà vittima di morte infantile o qual è il suo stato di salute. Quando sarà grande non avrà diritto di voto perché lo Stato non sa che esiste. Molti bimbi frequentano la primaria ma se la scuola non li registra non avranno alcun attestato in mano».
Quanti sono i bimbi fantasma?
«Da un’indagine del 2015 il Mozambico risultava avere solo il 55 per cento dei bambini registrati, tra i più poveri siamo al 50 per cento, tra i più ricchi al 64. Nei paesi asiatici si possono trovare anche differenze di genere». «Esisto»
Che difficoltà generali crea sul piano dello sviluppo?
«Senza conoscere questi dati diventa difficile responsabilizzare gli organi governativi locali sulle politiche interne. E poi, purtroppo, i bimbi non registrati sono molto più facilmente oggetto di tratta. Il progetto della Comunità di Sant’Egidio finanziato da AICS, l’Agenzia italiana di cooperazione allo sviluppo del Mozambico, cerca di promuovere dei modelli per un sistema di registrazione che sia valido per lo Stato. Sant’Egidio ha relazioni importanti con i Ministeri per aprire centri di registrazione delle nascite più vicini alla gente: nel settembre 2022 ha iniziato in tre delle undici regioni a formare il personale, i primi centri per la registrazione dello Stato civile sono stati aperti in marzo. Noi stiamo cercando di misurare la capacità di questi centri, e di raccogliere i dati».
E poi c’è il tema dei profughi.
«A sud di Capo Delgado dove ci sono stati gli attacchi terroristici, molte famiglie sono scappate spostandosi senza documenti. Lì si sta facendo un grosso sforzo per incrementare la registrazione di tutti. L’immigrazione interna in Africa è molto più ampia di quella che riesce a raggiungere le coste dell’Europa».
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Gli invisibili nei Paesi africani e asiatici sono molti: un bimbo non registrato non ha diritto a niente, da cure e scuola a qualsiasi aiuto Noi cerchiamo di stimolare le registrazioni