Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Scrive sui social: «Staseramor­irò» Arrestato il suo fornitore di droga

Cristian, 21 anni, trovato senza vita in casa: scatta l’inchiesta. Gli amici: qualcuno era con lui

- Antonella Gasparini Alberto Zorzi

In una «storia» sui social di qualche giorno fa aveva scritto «barre» pesanti, sotto una foto in cui si versava un superalcol­ico. «Vivo o morto non cambia nulla. Ma non lo farò né per te né per la mia famiglia. Un suicidio assistito. Nonostante Cara ti avevo in testa. Ma stasera morirò, Non preoccupar­ti Starò bene!». Nel suo canale YouTube, dove definiva la sua musica «emo trap», le quattro canzoni caricate avevano tutti titoli piuttosto inquietant­i: «Cicatrici», «Overdose x Louis», «Alcool e Benzo», «Giovane ragazzo morto». Che fosse o meno un modo per annunciare il suicidio, la morte sembrava essere un’ossessione di Nicolò Cristian Trolese, trovato senza vita lo scorso 5 gennaio a soli 21 anni nella casa dove viveva con la nonna a Camponogar­a. Ora sarà l’autopsia, disposta dal pm di Venezia Stefano Buccini, a chiarire la causa del decesso, che però sembrerebb­e legato a un mix di alcol, farmaci e forse anche droga. Nel frattempo proprio partendo dall’inchiesta su chi lo riforniva è stato arrestato un 22enne albanese, trovato dagli agenti con trecento dosi di cocaina in auto nei dintorni del centro commercial­e Nave de Vero di Marghera, pronte per essere spacciate.

Sicurament­e Trolese aveva un passato difficile e nelle sue canzoni raccontava una disperazio­ne che era parte di sé. Ma i familiari non avevano colto questi segnali social e però ora si sono affidati all’avvocato Emanuele Compagno per capire meglio che cosa sia accaduto. «Sono molto provaagli

Il profilo

Creava brani trap con versi inquietant­i. La sua una vita segnata dalle difficoltà

ti da questa tragedia e anche da alcune notizie che vogliono smentire, come quella che avesse problemi con la giustizia – dice il legale – Di certo vogliamo capire se qualcuno avrebbe potuto aiutarlo ed evitare tutto questo e se ci siano delle responsabi­lità».

È possibile che Trolese si sia addormenta­to passando dal sonno alla morte, quella notte, senza soffrire. I medici del Suem non hanno potuto fare nulla, il suo cuore aveva già smesso di battere. Da quanto emerso nel corso dell’ispezione della salma pare che la morte del giovane rapper di Camponogar­a sia avvenuta senza responsabi­lità di terzi. Anche riguardo agli stupefacen­ti sarà l’autopsia a stabilire se ne aveva assunti, quali e quanti, attraverso l’esame tossicolog­ico. A determinar­e l’arresto cardiaco del 21enne parrebbe sia stato un mix di alcol e medicine, queste ultime peraltro adoperate dietro prescrizio­ne medica. Al vaglio è anche l’ipotesi – denunciata da alcuni amici – che quella sera fosse presente un’altra persona al momento del decesso: i carabinier­i di Camponagar­a stanno indagando ogni possibilit­à dopo aver esaminato a lungo il contesto in cui è stato trovato il giovane. Intanto è stato preso il pusher, grazie al fatto che alcuni amici hanno detto il nome ● Nicolò Cristian Trolese è stato trovato senza vita lo scorso 5 gennaio a soli 21 anni nella casa in cui viveva con la nonna a Camponogar­a, in provincia di Venezia

● L’autopsia stabilirà la causa di morte ma gli investigat­ori propendono per un mix di farmaci, alcol e forse anche droga

● Sui social il ragazzo, che si dedicava alla musica trap, ha postato una «storia» in cui si parla della sua morte: forse annunciava il suicidio ma non è chiaro: la procura indaga inquirenti e poi è stato trovato con la cocaina: dopo la convalida di ieri resta in cella.

Cristian metteva in musica il dolore che aveva dentro. Orfano di padre, è cresciuto con i nonni perché la mamma, per motivi di salute, non se n’era potuta prendere cura. Diventato adulto accanto al nonno, suo punto di riferiment­o, Cristian se n’è dovuto separare ad agosto quando l’uomo è scomparso. Gli era rimasta la nonna, con cui viveva, uno zio residente altrove e la grande passione per la musica trap, a cui affidava pensieri, a volte i più bui, e la sua fragilità. Non si possono neppure considerar­e chiara manifestaz­ione della sua volontà di compiere un gesto estremo quelle frasi affidate ai social, dove c’erano sempre «morte» e «suicidio», o i testi «cupi» delle sue canzoni. Cristian si era comunque sempre dato da fare riuscendo a cavarsela, dice chi lo conosceva bene: «Si era creato un suo mondo, dove fantastica­va e parlava spesso delle composizio­ni musicali, ma aveva anche lavorato. Riguardo alle droghe, se qualcosa aveva cominciato ad assumere, è stato dopo la morte del nonno. Un altro peso enorme da affrontare, troppo grande per lui».

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