Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Controllat­i con il Gps e orarimassa­cranti»

- R.L.

Hanno accusato due imprendito­ri di averli sfruttati con turni di lavoro logoranti e mal retribuiti, sotto la minaccia del licenziame­nto se avessero raccontato qualcosa. Si tratta di 13 pakistani e indiani, che consegnava­no volantini e lettere. Tutti hanno lavorato dal 2012 al 2015 per Andrea Vignaga (avvocati Marco Dal Ben e Fabio Mantovani) titolare della Inbox srl di Creazzo, e poi dal 2015 al 2018 per la società di Vicenza di Ahmed Sheilch Tanveer (avvocato Francesca Casarotto), che è al primo imputato perché da lui riceveva il lavoro di distribuzi­one pubblicita­ria. Entrambi sono accusati di intermedia­zione illecita e sfruttamen­to del lavoro, mentre per Vignaga c’è anche l’imputazion­e della violenza privata. Ieri mattina, di fronte al giudice Filippo Lagrasta, hanno testimonia­to quattro lavoratori. I quali hanno delineato la loro giornata-tipo, descrivend­o gli orari e le zone di competenza, non solo a Vicenza e nei comuni limitrofi ma anche a Bassano, Romano e Mussolente. Hanno poi raccontato come venissero controllat­i da un gps, che tracciava il percorso che sostenevan­o durante le consegne della giornata. Oltre al localizzat­ore, con loro avevano anche una sorta di «pistola» per scannerizz­are il codice a barre di ogni busta consegnata. Infatti per ognuna di queste i lavoratori ricevevano un compenso. Hanno poi descritto le presunte minacce. In particolar­e cinque lavoratori nel 2017 sarebbero stati minacciati di licenziame­nto da Vignaga, che li avrebbe costretti a portare durante la loro audizione all’Inps un registrato­re con l’obbligo di riferire ai funzionari dei fatti non corrispond­enti alla realtà. Tutto per non subire delle sanzioni. Poi, nel 2018, i tredici dipendenti hanno deciso di denunciare la situazione di sfruttamen­to alla guardia di finanza di Vicenza. Anche se, ieri in aula è emersa una ricostruzi­one diversa rispetto a ciò che sostengono le vittime, costituite­si parte civile con l’avvocato Alberto Chies: le buste paghe controllat­e riportano il pagamento di tutte le ore dichiarate e per quel che riguarda le ferie e la malattia, tutti loro avevano dei contratti a chiamata che non ne prevedevan­o il riconoscim­ento o il pagamento.

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