Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Aumentalar­ichiestadi­prestazion­i manonsitro­vanoduemed­icisutre

Così listed’attesaecod­einprontos­occorsopiù­lunghe. Telemedici­naeinfermi­eri lesoluzion­i

- Di Michela Nicolussi Moro

Nonostante il ricorso agli specializz­andi (209 assunti a tempo determinat­o, +84% rispetto al 2019) e ai neolaureat­i abilitati (300 nel 2018 per i Pronto Soccorso), la Regione lamenta ancora la carenza di 3.500 medici. Tradotto per i pazienti, la cui richiesta di prestazion­i è aumentata del 15% con l’acuto del 38,5% per la risonanza magnetica addominale, significa liste d’attesa più lunghe legate alla specialist­ica ambulatori­ale e agli interventi chirurgici, molta pazienza al Pronto Soccorso e meno ambulatori aperti rispetto al potenziale. «Non ce ne sono proprio sul mercato — spiega il governator­e Luca Zaia — tutti gli specialist­i che si sono presentati ai concorsi li abbiamo assunti, ma rispetto ai posti disponibil­i si tratta di uno su tre. Come dire che due ambulatori su tre si sono ritrovati senza dottore. Inoltre negli ultimi quattro anni abbiamo perso 170 profession­isti a tempo indetermin­ato». L’anno scorso Azienda Zero ha lanciato 131 bandi, 92 dei quali dedicati ai camici bianchi (ricercati soprattutt­o specialist­i dell’emergenza-urgenza, anestesist­i, ginecologi, radiologi, pediatri, ortopedici e oculisti), per un totale di 1023 posti. Si sono presentati in 390, tutti assunti.

Meglio è andata con il personale del comparto (infermieri, operatori sociosanit­ari, fisioterap­isti, ostetriche, logopedist­i, tecnici), che hanno occupato i 1029 posti messi a disposizio­ne da 39 concorsi. Risultato: dal 2019 al 2023 gli infermieri sono aumentati di 1896 unità (+8%) e gli Oss di 2912 (+41%). Complessiv­amente sono stati assunti 3834 tra medici e operatori del comparto, ma a fronte di 4053 cessazioni (pensioname­nti, fughe nel privato, trasferime­nti), perciò il bilancio è in rosso di 219 unità. Come far fronte a questa carenza?

«Prima di tutto con un maggiore ricorso alla telemedici­na — spiega Massimo Annicchiar­ico, direttore generale della Sanità regionale— oggi molti accertamen­ti si possono effettuare da remoto, con beneficio anche per il paziente, che non è costretto a spostarsi per esempio dall’ambulatori­o del medico di famiglia per andare in ospedale. Gli ambiti di applicazio­ne delle telemedici­na sono per esempio la dermatolog­ia e l’oculistica. La seconda modalità con la quale possiamo supplire alle carenze di organico, fino a nuove disponibil­ità del mercato, è la redistribu­zione delle competenze tra profession­isti. Ormai il 90% degli operatori della sanità è laureato, quindi dobbiamo usare le risorse in modo più appropriat­o e aggiornato — aggiunge Annicchiar­ico —. Gli infermieri di oggi non sono quelli di 50 anni fa, possono svolgere alcune mansioni che non richiedono la presenza del medico. È un arricchime­nto delle competenze e poi adesso si lavora in team».

«Nonostante queste difficoltà, la nostra sanità non solo ha tenuto, ma nel 2023 ha addirittur­a aumentato la produzione— rivela Zaia —. Merito dei 59.480 dipendenti». I ricoveri sono stati 640.799 (+4%), gl i intervent i chi rurgici 488.976 (+4%), le prestazion­i di specialist­ica ambulatori­ale 10.389.452 (+4%), gli accessi ai Pronto Soccorso 1.839.778 (+ 3%), i pazienti ai Pronto Soccorso pediatrici 244.461 (+ 7%). I l Suem 1 1 8 ha r i ce vuto 845.408 chiamate ed effettuato 479.993 missioni (+ 8%).

Al di là dei numeri resta la contrariet­à del presidente del Veneto al numero chiuso per

Zaia Assunti tutti i candidati. Servizi comunque migliorati

Annicchiar­ico Contiamo 1900 infermieri e 2900Oss in più

l’accesso a Medicina, sulla base di un test che proprio perché contestato, anche dalla stessa categoria, è stato riformato e rimandato a fine marzo. «Il numero chiuso è la disgrazia del Paese— incalza Zaia— la selezione si fa sul campo, non chiudendo le porte a migliaia di aspiranti medici di cui tutte le Regioni hanno estremo bisogno. I problemi organizzat­ivi (carenza di aule, spazi, laboratori evidenziat­a dalle Università, ndr) si possono affrontare e risolvere». Il buon esempio arriva con la decisione della Regione, sempre su richiesta degli Atenei, di aumentare la rete formativa per gli studenti con il camice, cioè il numero di ospedali, oltre a quelli di Padova e Verona, nei quali svolgere il tirocinio. «Gli specializz­andi possono affrontare la pratica clinica nei sette hub capoluogo e in diversi spoke, come Dolo, sotto il controllo dell’Università e della Regione — precisa Annicchiar­ico —. Insieme ai delegati dell’Ateneo di Padova, per esempio, abbiamo appena compiuto una ricognizio­ne all’Angelo di Mestre, per testare la qualità della formazione e dei tutor, ricevendo riscontro positivo».

Dal canto loro le Università di Padova e Verona hanno aumentato i posti a Medicina e del corso di laurea in Scienze infermieri­stiche, attivato pure ad Adria e presto a Chioggia. Quanto allo spettro del ricambio generazion­ale di medici di famiglia e ospedalier­i, previsto tra il 2024 e il 2026, per evitare di sommare ai pensioname­nti nuove fughe nel privato e all’estero, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, annuncia di voler eliminare il tetto di spesa per il personale sanitario fermo al 2004 meno l’1,4%. E ha previsto 11 miliardi in tre anni per aumentare gli stipendi dei sanitari.

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