Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
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Nonostante il ricorso agli specializzandi (209 assunti a tempo determinato, +84% rispetto al 2019) e ai neolaureati abilitati (300 nel 2018 per i Pronto Soccorso), la Regione lamenta ancora la carenza di 3.500 medici. Tradotto per i pazienti, la cui richiesta di prestazioni è aumentata del 15% con l’acuto del 38,5% per la risonanza magnetica addominale, significa liste d’attesa più lunghe legate alla specialistica ambulatoriale e agli interventi chirurgici, molta pazienza al Pronto Soccorso e meno ambulatori aperti rispetto al potenziale. «Non ce ne sono proprio sul mercato — spiega il governatore Luca Zaia — tutti gli specialisti che si sono presentati ai concorsi li abbiamo assunti, ma rispetto ai posti disponibili si tratta di uno su tre. Come dire che due ambulatori su tre si sono ritrovati senza dottore. Inoltre negli ultimi quattro anni abbiamo perso 170 professionisti a tempo indeterminato». L’anno scorso Azienda Zero ha lanciato 131 bandi, 92 dei quali dedicati ai camici bianchi (ricercati soprattutto specialisti dell’emergenza-urgenza, anestesisti, ginecologi, radiologi, pediatri, ortopedici e oculisti), per un totale di 1023 posti. Si sono presentati in 390, tutti assunti.
Meglio è andata con il personale del comparto (infermieri, operatori sociosanitari, fisioterapisti, ostetriche, logopedisti, tecnici), che hanno occupato i 1029 posti messi a disposizione da 39 concorsi. Risultato: dal 2019 al 2023 gli infermieri sono aumentati di 1896 unità (+8%) e gli Oss di 2912 (+41%). Complessivamente sono stati assunti 3834 tra medici e operatori del comparto, ma a fronte di 4053 cessazioni (pensionamenti, fughe nel privato, trasferimenti), perciò il bilancio è in rosso di 219 unità. Come far fronte a questa carenza?
«Prima di tutto con un maggiore ricorso alla telemedicina — spiega Massimo Annicchiarico, direttore generale della Sanità regionale— oggi molti accertamenti si possono effettuare da remoto, con beneficio anche per il paziente, che non è costretto a spostarsi per esempio dall’ambulatorio del medico di famiglia per andare in ospedale. Gli ambiti di applicazione delle telemedicina sono per esempio la dermatologia e l’oculistica. La seconda modalità con la quale possiamo supplire alle carenze di organico, fino a nuove disponibilità del mercato, è la redistribuzione delle competenze tra professionisti. Ormai il 90% degli operatori della sanità è laureato, quindi dobbiamo usare le risorse in modo più appropriato e aggiornato — aggiunge Annicchiarico —. Gli infermieri di oggi non sono quelli di 50 anni fa, possono svolgere alcune mansioni che non richiedono la presenza del medico. È un arricchimento delle competenze e poi adesso si lavora in team».
«Nonostante queste difficoltà, la nostra sanità non solo ha tenuto, ma nel 2023 ha addirittura aumentato la produzione— rivela Zaia —. Merito dei 59.480 dipendenti». I ricoveri sono stati 640.799 (+4%), gl i intervent i chi rurgici 488.976 (+4%), le prestazioni di specialistica ambulatoriale 10.389.452 (+4%), gli accessi ai Pronto Soccorso 1.839.778 (+ 3%), i pazienti ai Pronto Soccorso pediatrici 244.461 (+ 7%). I l Suem 1 1 8 ha r i ce vuto 845.408 chiamate ed effettuato 479.993 missioni (+ 8%).
Al di là dei numeri resta la contrarietà del presidente del Veneto al numero chiuso per
Zaia Assunti tutti i candidati. Servizi comunque migliorati
Annicchiarico Contiamo 1900 infermieri e 2900Oss in più
l’accesso a Medicina, sulla base di un test che proprio perché contestato, anche dalla stessa categoria, è stato riformato e rimandato a fine marzo. «Il numero chiuso è la disgrazia del Paese— incalza Zaia— la selezione si fa sul campo, non chiudendo le porte a migliaia di aspiranti medici di cui tutte le Regioni hanno estremo bisogno. I problemi organizzativi (carenza di aule, spazi, laboratori evidenziata dalle Università, ndr) si possono affrontare e risolvere». Il buon esempio arriva con la decisione della Regione, sempre su richiesta degli Atenei, di aumentare la rete formativa per gli studenti con il camice, cioè il numero di ospedali, oltre a quelli di Padova e Verona, nei quali svolgere il tirocinio. «Gli specializzandi possono affrontare la pratica clinica nei sette hub capoluogo e in diversi spoke, come Dolo, sotto il controllo dell’Università e della Regione — precisa Annicchiarico —. Insieme ai delegati dell’Ateneo di Padova, per esempio, abbiamo appena compiuto una ricognizione all’Angelo di Mestre, per testare la qualità della formazione e dei tutor, ricevendo riscontro positivo».
Dal canto loro le Università di Padova e Verona hanno aumentato i posti a Medicina e del corso di laurea in Scienze infermieristiche, attivato pure ad Adria e presto a Chioggia. Quanto allo spettro del ricambio generazionale di medici di famiglia e ospedalieri, previsto tra il 2024 e il 2026, per evitare di sommare ai pensionamenti nuove fughe nel privato e all’estero, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, annuncia di voler eliminare il tetto di spesa per il personale sanitario fermo al 2004 meno l’1,4%. E ha previsto 11 miliardi in tre anni per aumentare gli stipendi dei sanitari.