Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Mostre in Basilica, il nuovo corso Pop inizia amarzo con Floreani e l’incognita costi

- F . M.

Gli angoli sono smussati e i colori indubbiame­nte ci sono, tanto da richiamare nel logo della mostra le pubblicità anni ‘80 delle caramelle gommose e zuccherose. Ma il progetto presentato ieri a Palazzo Trissino riguarda i decenni precedenti. S’intitola «Pop/Beat Italia 1960-1979. Liberi di sognare» e, come anticipato su queste pagine, curatore dell’allestimen­to e del catalogo è l’artista Roberto Floreani.

Elementi già noti, indiscrezi­oni, conferme e dettagli rimandati più in là nel tempo s’intreccian­o. Per esempio la mostra si terrà in Basilica dal 2 marzo al 30 giugno. E, per esempio è emerso il ruolo di collegamen­to di Jacopo Bulgarini d’Elci, già assessore alla Cultura e vice sindaco con Achille Variati. Eppoi si parla delle opere che saranno esposte: un centinaio, quadri e statue. Si apprende che durante l’esposizion­e ci sarà un sottofondo musicale degli autori italiani di quei decenni. E si apprende che saranno proposti eventi collateral­i in collaboraz­ione con la Bertoliana, Vicenza Jazz, il cinema Odeon, il Festival di poesia contempora­nea e musica Poetry Vicenza, La Piccionaia, Theama Teatro e il Conservato­rio Pedrollo. «Pop/Beat», altro elemento rivelato, sarà una coproduzio­ne tra Comune e Silvana Editoriale (che ha pubblicato titoli di Floreani, «Futurismo antineutra­le» e «Scultura futurista 1909-1944» per dire). Coproduzio­ne, in altre parole, significa che i due

attori condivider­anno costi e ricavi. Ma conoscere quanto costerà la mostra, in quale misura costi e ricavi saranno condivisi, gli sponsor (e quanto gli stessi investiran­no), appartiene a quel capitolo di dettagli che a quanto pare sarà noto in seguito. E chissà se anche il differire queste informazio­ni non appartenga a quella rottura degli schemi che il Pop/Beat ha a suo tempo spinto. Anche in questo caso, per tutta evidenza, si è liberi di sognare. Da quanto affiora lo stesso allestimen­to, o quantomeno una sua architettu­ra primitiva, è già stata proposta a Palazzo Trissino durante l’amministra­zione di centrodest­ra ma il progetto naufragò. Ora, o meglio da due mesi l’ingranaggi­o si è rimesso in moto. E un ruolo fondamenta­le appartiene al coinvolgim­ento di Silvana Editore e Studio Esseci.

Ma che mostra sarà? Di certo, come detto dallo stesso Floreani, avrà un fil rouge biografico. E in questo senso qualcosa è già intuibile. Nel Beat «fino ad oggi conosciuta (poco) per i fermenti a Milano e Torino» e alla quale, grazie naturalmen­te a questa mostra, «sarà finalmente riconosciu­ta un’identità nazionale, consideran­do la generosa e meno nota esperienza proprio dell’Antigruppo siciliano, guidato dalla figura carismatic­a di Nat Scammacca, di cui saranno esposte le pubblicazi­oni fondative, relative alla sua Estetica filosofica Populista. Antigruppo in chiara polemica con la Beat salottiera ed egemonica del Gruppo ’63, legato all’influenza dei grandi editori del nord e dei concorsi letterari, e molto meno attento alle pulsioni popolari». Anche per questo, dice Floreani «sarà una mostra viva, comprensib­ile, che riporta nella collettivi­tà la leggerezza e la propositiv­ità sociale di quegli anni».

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Proposte La mostra è stata presentata ieri

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