Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Le urla della sorella diNadia «Valle omertosa, chi sa parli»

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- Francesco Brun

«Verità, Verità! Chi sa deve parlare!». Si è chiusa con queste parole, urlate da qualcuno e sussurrate da altri, la fiaccolata tenutasi ieri sera in occasione dell’anniversar­io della scomparsa di Nadia Chiarello, segretaria di Nogarole sparita a 17 anni dopo avere terminato il turno di lavoro alla conceria Italia di Arso e ritrovata morta nove giorni dopo, nello stesso luogo, all’interno di una buca scavata a margine della strada e coperta dalla neve. Per la prima volta, a 45 anni dai fatti, è stata infatti organizzat­a una vera e propria manifestaz­ione, grazie all’aiuto dell’associazio­ne Penelope Veneto Onlus. Un corteo di quasi cento persone lungo la provincial­e, dal piazzale di via Castiglion­e fino al luogo del ritrovamen­to del corpo. In prima fila, dopo i familiari e gli esponenti dell’associazio­ne Penelope, tre sindaci della Valle del Chiampo: Filppo Negro di Chiampo, Romina Bauce di Nogarole e Alessia Bevilacqua di Arzignano, assieme ad altri esponenti politici chiampesi, come l’ex primo cittadino Matteo Macilotti e la consiglier­a di minoranza Adriana Sartori.

Una marcia di candele, dapprima in silenzio, poi sulle note di Arso di Bepi de Marzi, brano scritto proprio per ricordare la triste vicenda della diciassett­enne, quindi di nuovo in silenzio. Durante il percorso a prendere la parola è il nipote Filippo, che ha ricostruit­o la vicenda della zia mai conosciuta, poi è stata la volta di Daniela Ferrari, presidente di Penelope, che ha invece invitato il paese a un esame di coscienza. Nuovamente con la canzone dei Crodaioli all’arrivo nel luogo dove venne ritrovato il corpo di Nadia, proprio di fronte alla conceria Italia ma dall’altra parte della strada. A parlare questa volta è Barbara, la sorella di Nadia, che si è scagliata contro l’omertà nella vallata e le mezze verità sussurrate solo sottovoce. «Ero una bambina, ma ricordo come se fosse ieri - le sue parole rotte dall’emozione -: alle otto e mezza di quel mercoledì sera 10 gennaio 1979 mia sorella non c’era in quel buco. In quei nove giorni passavano camion, tutti i giorni, e nessuno ha visto niente. Dopo quel fatto siamo stati minacciati, hanno rovinato la vita a mio padre, mancato per un problema al cuore. Quella sera gli operai dicevano che l’aveva portata a casa il padrone della conceria e abbiamo fatto su e giù fino a mezzanotte, solo allora sono stati chiamati i carabinier­i. Questa è la storia di Nadia: nascondiam­o tutto, mettiamo tutto a tacere, che bella la Valchiampo!». La speranza ora è solo nelle indagini. Se quelle del ‘79 non avevano portato a nulla, con il caso chiuso dopo qualche mese con una denuncia contro ignoti per omicidio colposo per incidente stradale, negli ultimi due anni la procura di Vicenza ha ripreso in mano il fascicolo anche se, come fa sapere la legale della famiglia Chiarello, Chiara Parolin, il lavoro degli inquirenti si starebbe scontrando con la reticenza dei testimoni di allora, interrogat­i senza risultati dai carabinier­i.

Fiaccole e canti

Un centinaio di persone e tre sindaci alla marcia di Chiampo scandita dai testi dei Crodaioli

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Caberlon) Corteo Ieri la prima manifestaz­ione ufficiale per chiedere la verità sulla morte di Nadia Chiarello. È stata organizzat­a dalla famiglia (nella foto in basso a destra la sorella) e dall’associazio­ne Penelope (

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