Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Una legge per Zaia «presidente a vita» Ma la Lega adesso lo vuole alle Europee
Ilpartitoritienediaver fattolasuaparte, orachiedealgovernatoredi fare argine controFdI. ElaviaperBruxellesparepiùfacilediquellaper ilBalbi
VENEZIATerzo mandato? «Questa è una legge ad personam per Zaia», si indignano i detrattori commentando la proposta di legge depositata dal segretario regionale e deputato della Lega Alberto Stefani. Talmente tagliata su misura per il presidente veneto che i due stringatissimi articoli che la compongono si prestano a un’interpretazione vertiginosa: si potrebbe aprire, paradossalmente, ad altri tre mandati per il governatore più amato. Si arriverebbe, volendo esagerare, a sei mandati, 30 anni tondi.
Il diavolo si nasconde nei dettagli e il secondo articolo recita: «Le disposizioni della presente legge si applicano con riferimento ai mandati successivi alle elezioni effettuate dopo la data di entrata in vigore delle leggi regionali di attuazione». Traduciamo: se la proposta di Stefani diventasse legge nel corso del prossimo anno e mezzo, prima della fine del mandato di Zaia e se il consiglio regionale la recepisse con una «legge di attuazione», il contatore dei mandati si azzererebbe, per così dire. La nuova legge, a quel punto in vigore, consentirebbe altri tre mandati da quel momento in avanti.
L'ufficio legislativo della Camera avrebbe già messo le mani avanti su un’interpretazione di questo tipo ma anche la semplice suggestione di uno Zaia «a vita» dà la misura di quanto i 14 anni di regno incontrastato del governatore siano un unicum. La proposta di legge, infatti, sostituisce letteralmente i «due mandati consecutivi» con «tre mandati consecutivi». E, però, Zaia sta chiudendo già un terzo mandato, quindi senza l’«azzeramento» di cui sopra non potrebbe comunque ricandidarsi. Insomma, il testo andava scritto così.
Il pressing del Carroccio è fortissimo su questo tema ma negli ambienti della politica in pochi credono che si arriverà a dama. Allora perché tanto impegno? Si tratterebbe della parte di accordo stretto fra via Bellerio e palazzo Balbi. Una spinta fortissima sul terzo mandato per convincere Zaia a correre come testa di serie alle Europee mettendo i bastoni fra le ruote a FdI. Una corsa di bandiera per poi restare a Venezia e continuare ad amministrare la Regione.
E se il terzo mandato comunque non passasse? Le voci si sprecano. A sentire certi ambienti della Lega ci sarebbe già un piano B: un posto a Strasburgo nel 2025, magari come presidente del parlatica mento europeo. Nel consueto gioco di specchi, però, ci sono ragionamenti di altro genere di cui tener conto.
Una legge sul terzo mandato ci sarà, se ci sarà, senz’altro dopo le Europee. Giorgia Meloni aspetta, comprensibilmente, di valutare i pesi all’interno della coalizione di centrodestra. Quindi Zaia dovrebbe correre per la Lega «sulla fiducia» e, soprattutto, con la spada di Damocle di una collocazione all’opposizione in Europa del suo partito alleato con l’ultra destra che precluderebbe non solo la presidenza del parlamento ma anche quella di una semplice commissione.
Ma non basta, quest’ipotelegge sul terzo mandato sarebbe, gira voce nei corridoi romani, per i sindaci dei comuni fra i 5 e i 15 mila abitanti. Una scelta che, implicitamente, escluderebbe non solo le grandi città ma, tanto più, le Regioni.
Quindi lo schema sarebbe: niente limiti di mandato per i mini-comuni sotto i 5 mila abitanti, 3 mandati per quelli fra 5 e 15 mila e mantenimento del limite di 2 mandati per tutti gli altri, Regioni incluse. Per grandi città e Regioni resterebbe un tetto oltre cui non si potrà ricandidarsi: dieci anni di mandato, non uno di più.
Però, formalmente, la Lega fra le rivendicazioni del vicepremier Matteo Salvini, le bordate di altri governatori come Massimiliano Fedriga che adombra la possibilità di
forzare sul terzo mandato in regioni a statuto speciale come il suo Friuli Venezia Giulia e, soprattutto, la «leggina» ad hoc firmata da Stefani, può affermare senza tema di smentita di essersi spesa per il suo fuoriclasse, Luca Zaia.
«Diciamo che la Lega per lui più di così non può fare», ragiona un colonnello. «Lui» d’altro canto, rischia di trovarsi stretto fra la possibilità di accettare il ruolo di gregario per le Europee e rifiutare. Salvo poi non poter vantare un credito da riscuotere a fine mandato se non si potrà ricandidare.
Ma è davvero così? Il gioco di specchi di cui sopra rimanda un terzo scenario: il patto sulla corsa alle Europee prevederebbe un’altra promessa, quella di subentrare a Giovanni Malagò alla guida del Coni. Una voce più insistente di altre.