Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Schianto di Lobia, il perito: «Alla guida c’era Camilla»
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Camilla Marcante ieri non era in aula. C’erano però i genitori di Davide Pilotto, 22 anni, che il 5 agosto 2020 perse la vita nell’incidente lungo la strada di Lobia a Vicenza. L’auto era finita fuori strada all’altezza di una curva e si era rovesciata nel torrente Orolo, dopo un salto dal ponticello di circa quattro metri. Uno schianto di cui la giovane, difesa dall’avvocato Antonino De Silvestri, è stata accusata di essere la responsabile.
Il processo che la vede imputata di omicidio stradale sta tutto nel definire se lei fosse o meno alla guida di quell’auto. Lei, sopravvissuta per essere riuscita a respirare in dieci centimetri che non erano invasi dall’acqua, ha sempre negato. Ieri però in aula è stato condiviso un ulteriore parere a suo sfavore da un altro consulente tecnico chiamato dall’avvocato Leonardo Maran, legale della famiglia della vittima costituitasi parte civile. Se infatti nella scorsa udienza l’ingegnere Paolo Lista aveva dimostrato che lei fosse alla guida grazie all’analisi della centralina elettronica dell’auto; ieri il medico legale Antonello Cirnelli lo ha fatto prendendo come prova le lesioni sul corpo della vittima. Prima però ha parlato della causa della morte del ventiduenne, confutando le tesi del consulente della procura, il dottor Vito Cirielli, che aveva eseguito l’autopsia sul corpo del giovane stabilendo che la morte era data da una serie di concause: quella traumatica, quella tossicologica (la vittima avrebbe assunto alcol e cocaina) e quella, per così dire, posizionale (dato che l’auto era finita sottosopra). Ma Cirnelli ha escluso sia quella tossicologica sia quella posturale. «In questa relazionon ne si parte da dati oggettivi e si sconfina in quelli soggettivi, senza il supporto scientifico – ha detto il medico legale della parte civile – Per esempio, nel momento in cui si parla dell’alcolemia come concausa della morte di Pilotto, è necessario esprimere che è un pensiero personale e che ha un riscontro medico. È infatti indimostrabile come causa del decesso». Per quel che riguarda la causa posizionale, ovvero il fatto che l’auto fosse capovolta nel torrente, «lo stesso dottor Cirielli ha dimostrato che Davide non è morto annegato, la sua respirazione era cessata prima di entrare in acqua – ha detto Cirnelli – vuol dire dunque che la morte può essere legata solo ad una cosa: il trauma dato dall’incidente».
L’audizione si è poi concentrata sulla posizione dei due giovani in auto. E, dopo che il consulente tecnico ha escluso che con un tasso così alto di alcol il ventiduenne potesse essere alla guida, ha dimostrato il fatto che lui fosse seduto sul sedile del passeggero dalle lesioni che aveva sul corpo. Si parla sia di una ferita sull’arcata sopraccigliare destra, sia le lesioni su tutto il cranio (a sinistra, al centro e a
La vittima
«Davide è morto prima che l’auto finisse nel torrente, fatali sono stati i traumi subiti»
destra), sia delle ferite al torace. Inoltre, andando per esclusione «Pilotto non aveva alcuna lesione sul lato sinistro del corpo, lato in cui l’auto ha sbandato. Lui se fosse stato alla guida avrebbe avuto qualche segno, ma nemmeno un graffio. Come non c’erano graffi sulla parte inferiore destra che ci sarebbero dovuti essere se, come si è ipotizzato, lui fosse stato proiettato a destra nella botta, dal sedile del conducente verso quello del passeggero perché si è detto che non aveva la cintura». Un altro aspetto, quello più importante, è che «Pilotto non aveva lesioni al bacino o agli arti inferiori, lesioni tipiche di chi si trova al volante durante un incidente» ha concluso Cirnelli. Camilla Marcante era rimasta ferita al femore.