Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Truffadeibonusenergia: 4indagati «NonsoloGreenProjectnelmirino»
Altre aziende venete coinvolte. E partono esposti dei clienti sui contratti
L’inchiesta su un presunto malaffare nei bonus energia è in corso da oltre un anno e nasce da una serie di accertamenti tributari nati sulla scorta di verifiche di rito e di esposti a fronte di irregolarità rispetto a quanto stabilito nei contratti sottoscritti. La procura (il fascicolo è in capo al pm Davide Nalin) ha iscritto nel registro degli indaganti quattro persone. E oltre alla truffa aggravata ai danni dello Stato, si ipotizzano false comunicazioni guiti con nomi e dati di presunti committenti ottenuti dai preventivi. In questo modo, le imprese sarebbero riuscite ad ottenere tra i 20 e i 30 mila euro a contratto (vero o falso che fosse) per i bonus del 65% e 50% destinati appunto all’efficientamento energetico. Altro corno dell’inchiesta riguarda la cessione del credito tra imprese e infatti in prima battuta gli accertamenti sono partiti per il passaggio di crediti appunto tra un’azienda edilizia e una con attività nell’energia.
Su richiesta del pm — e il via libera del gip Alberto Scaramuzza — sono anche scattati sequestri tra cui anche di 350 mila euro di Giuliano. Che, rappresentato dall’avvocato Guido Galletti, ha subito presentato ricorso al Riesame: nel 2021 non era l’amministratore delegato di Green Project. «Abbiamo raccolto e presentato una corposa documentazione, il Riesame ha accolto la nostra istanza — sottolinea— e da oltre un mese il denaro è stato completamente restituito». Alla procura sono stati anche forniti chiarimenti sul ruolo di Giuliano, che, per la difesa, sarebbero dirimenti nel sollevarlo da eventuali responsabilità. L’inchiesta intanto procede e, in parallelo, spuntano nuovi esposti di alcuni clienti non soddisfatti: il contratto sottoscritto prevedeva una quota di energia erogata a titolo gratuito ma così non sarebbe stato. La responsabilità sarebbe stata imputata, da Green Project, al fornitore. Ma consumatori e promotori del gruppo social nato per raccogliere testimonianze accusano l’impresa mestrina.