Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Illuminazione e restyling: la nuova «casa» dei Bassano
Èuno
dei musei più antichi non solo del Veneto, ma di tutta l’Italia settentrionale e si approssima a compiere 200 anni. Aperto nel 1841 nell’antico convento di San Francesco, il Museo Civico di Bassano, cresciuto e trasformato negli anni, è stato per la città, ed è tuttora, il punto di riferimento della vita culturale unendo nell’edificio che lo ospita anche le funzioni di biblioteca e archivio. Centralità che oggi è stata ulteriormente riaffermata dagli interventi di restauro e riallestimento che ne hanno profondamente cambiato il volto, rendendo più apprezzabili le opere anche grazie ai colori utilizzati per le pareti,
Il dipinto La collezione si è arricchita di recente del «Ritratto di uomo in armi» di Jacopo Bassano
pensati dallo Studio di Architettura Ravalli, e a un nuovo sistema di illuminazione: dopo sette mesi di chiusura, il museo ha riaperto le porte il 27 ottobre scorso e ha incassato subito il placet, a oggi, di circa 15mila visitatori.
I Remondini, le sculture di Canova e naturalmente il nucleo di opere dei Bassano (di cui possiede la più ampia raccolta esistente) sono i suoi punti di forza, e il Museo è riuscito a portare a casa un regalo di Natale per la città davvero di eccezione: si sono infatti concluse positivamente il 20 dicembre sia la trattativa con i proprietari che la raccolta fondi ArtBonus per l’acquisizione del Ritratto di uomo in armi, uno dei rari esempi di ritrattistica restituito alla mano di Jacopo Bassano, tra i massimi protagonisti del Rinascimento veneto. Entrato dapprima in comodato gratuito, ora il dipinto è stato ceduto a 300mila euro, valutazione molto inferiore rispetto a quella di mercato, dalla Galleria Robilant & Voena.
Se per l’ultimo ammodernamento l’occasione era nata dalla memorabile esposizione su Jacopo Bassano di trent’anni fa, a dare la spinta per il nuovo intervento sono state invece le recenti mostre «I Bassano. Storia di una famiglia di pittori» e «Io Canova. Genio europeo», il cui allestimento ha costituito un primo tassello e ha permesso «di fare tesoro per le nuove soluzioni estetiche e narrative», come ha spiegato la direttrice Barbara Guidi.
Duecentocinquanta sono ora le opere che costituiscono il percorso, con una nuova sala dedicata alla valorizzazione delle collezioni grafiche e incisorie, solitamente non esposte, e alla realizzazione di mostre dossier. Una guida con una selezione di una trentina di capolavori imprescindibili è stata pubblicata per l’occasione.
Fino al 4 febbraio resta visitabile anche la mostra fotografica dedicata a Dorothea Lange a cura diWalter Guadagnini e Monica Poggi e realizzata in collaborazione con Camera di Torino.