Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Metal, rock e rabbia Gli Endless Harmony
Esce «Emerge», il nuovo album della band veronese. «La gente torna ad ascoltare lamusica dal vivo»
Tra il metal e l’alternative rock, gli Endless Harmony hanno iniziato alla grande il nuovo anno portando la loro musica all’estero in un mini tour che ha toccato anche Budapest e Sofia. Il gruppo veronese, attivo dal 2010, dopo «Hyperspace» del 2016 (e il disco di cover «Home Recordings» del 2018) è uscito con il secondo disco di inediti «Emerge», «risorgere » , che racconta con un sound più duro la necessità di uscire, con ogni sforzo, anche dai momenti peggiori. La frontwoman, l’italo-dominicana Pamela Pérez, racconta storia, progetti e sogni della band.
Il sound «Emerge» si è fatto più pesante e cupo, come mai questo cambiamento?
«Questo cambiamento è sicuramente dovuto alle influenze musicali dei nuovi membri del gruppo, ma anche alla volontà della band di creare un qualcosa che rappresentasse al meglio noi stessi e le tematiche trattate in modo che sound e contenuti fossero in qualche modo coerenti tra loro».
Che argomenti avete voluto affrontare in «Emerge»?
«Gli argomenti trattati nel disco sono molteplici, alcuni più delicati di altri. I brani parlano infatti di depressione, rabbia, malattia mentale ma anche di volontà di emergere dalle proprie difficoltà, di sconfiggere i propri demoni e affrontare i momenti bui a testa alta senza scoraggiarsi».
Siete di ritorno da una mini tour europeo, che esperienza è stata?
«È stata un’esperienza magnifica! È sempre bello per noi suonare dal vivo e siamo grati di averlo potuto fare anche al di fuori dei nostri confini nazionali. È stata sicuramente anche un’esperienza formativa e siamo contenti di poter fare tesoro di questo
tour».
Il complimento più bello che vi hanno fatto durante questo tour e chi lo ha fatto?
«Una ragazza che faceva da fonico del live di Budapest alla fine del concerto ci ha detto che le abbiamo riacceso la motivazione per fare il suo lavoro».
Una vita «rock» è ancora possibile?
«Se per vita rock si intende vivere di musica propria perseguendo la propria passione, sicuramente sì, ovvio che è un tipo di vita non adatto a tutti e per la quale bisogna spesso scendere a compromessi».
Secondo voi il fatto di essere
una rock band italiana, come i Måneskin, è una cosa che può aiutare a farvi conoscere?
«Per quanto alcuni di noi non siano grandi fan dei Måneskin bisogna riconoscere che anche grazie a loro la musica rock italiana sta ritornando in voga e non può che essere una cosa positiva».
Guardate ai Måneskin come un punto di riferimento per la strada che hanno compiuto? Invidiate qualcosa a questa band?
« Aldilà delle preferenze personali penso che possano essere un punto di riferimento per noi nonostante i generi proposti siano comunque diversi. Ovviamente invidiamo la loro capacità di riuscirsi a vendere bene e la loro commercialità nonostante suonino rock, genere oggi per molti dato per morto».
La scena veronese come è cambiata dalla vostra fondazione?
«Oggi notiamo un maggiore volontà da parte delle persone di venire ai concerti e ascoltare musica originale. Una cosa probabilmente dovuta anche al fatto di aver affrontato la pandemia e i conseguenti lockdown».