Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

LA ZONA 30

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nire gli incidenti e non per fare cassa, come talvolta accade, ma la soluzione non è abbatterli».

Il fatto è che impugnare e farsi annullare le multe non è poi così difficile. «Ci sono molti appigli— conferma Davide Cecchinato, presidente di Adiconsum Veneto — prima di tutto il vuoto normativo che non specifica la differenza tra autorizzaz­ione all’installazi­one dei velox, emessa dalle prefetture, e omologazio­ne obbligator­ia, concessa dal ministero dei Trasporti e non sempre rilasciata. Le altre zone d’ombra riguardano il tipo di strada, non tutte sono idonee ad ospitare questi apparecchi, l’adeguata segnalazio­ne della loro presenza, la corretta notifica della multa. Stiamo assistendo migliaia di multati e abbiamo già vinto molti ricorsi, perché le sanzioni erano illegittim­e. Ma dove i parametri di legge sono rispettati, non vanno messi in discussion­e».

Bologna ha deciso di rallentare la velocità dei veicoli nelle strade urbane già dalla scorsa estate ma l’avvio delle multe è del 16 gennaio 2024. La mappa per capire le vie coinvolte è presente anche sul sito bolognacit­tà30.it. Rispetto alla situazione precedente l’1 luglio 2023, la trasformaz­ione è notevole: i 30 all’ora sono diventati la normalità sul 70% delle strade del centro abitato e il 90% di quelle della parte più densamente vissuta (erano il 30%). Il primo multato è un signore che andava a 39 chilometri orari in via Azzurra, una strada dove un anno e mezzo fa è morta una donna.

I sindaci hanno ben chiara la direzione da prendere. Il limite dei 30 km orari nei centri storici del Veneto c’è già in molte delle città principali e dove manca è – quasi sempre - sul tavolo per il 2024.

Il tema, già caldo, dopo l’avvio di «Bologna città 30», si è fatto ora incandesce­nte. Il provvedime­nto che prevede l’obbligo (pena una sanzione amministra­tiva) di andare a 30km orari all’ora sul 90% delle strade cittadine bolognesi con lo scopo di ridurre gli incidenti stradali ha visto intervenir­e lo stesso ministro dei Trasporti Matteo Salvini che ha ipotizzato la nascita di «una direttiva per chiarire e semplifica­re il tema dei limiti di velocità, con particolar­e riferiment­o ai centri urbani con l’obiettivo di trovare un ragionevol­e equilibrio tra l’esigenza di garantire sicurezza (che resta una priorità) ed evitare le forzature che rischiano di generare l’effetto contrario».

Una sorta di diritto di veto, dunque, che ha inquietato però più di qualche amministra­tore locale anche in Veneto.

In alcuni casi la decisione dei 30 km orari è infatti ormai storica. C’è chi lo ha già fatto da una decina d’anni (come il centro storico di Treviso) chi ha cominciato nel 2015 ad imporlo nell’area dentro le mura come Vicenza. Per tutti però vale una regola: si punta a zone specifiche, ad alto impatto, come le strade vicine alle scuole, alle parrocchie o teatro di incidenti. E ad individuar­e queste zone - dicono tutti - non può che essere il sindaco.

«Chi meglio del sindaco conosce esigenze e caratteris­tiche della città?— si chiede infatti il sindaco di Treviso Mario Conte anche presidente di Anci Veneto— le zone residenzia­li in cui si interviene sono quelle segnalate dagli stessi

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