Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Ferrigno, l’umanista Appunti su Venezia

Le fotografie di una città sorpresa nella sua quotidiani­tà

- Di Veronica Tuzii

Èil racconto in punta di piedi, in bianco e nero, di una Venezia autentica. Cogliendo l’attimo, scatti in strada senza mettere in posa nessuno, con la poesia della grana che solo le pellicole regalano. Ma è pure una città dogale che si scioglie nel colore lambendo l’astrazione. Allestita alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia fino al 1 aprile, la mostra «Appunti fotografic­i. La Venezia di Luigi Ferrigno», a cura di Lorenza Bravetta, presenta per la prima volta al pubblico un insieme organico dell’attività di questo fotografo amatoriale che attraversa la seconda metà del Novecento e si affaccia al nuovo millennio. «Delle volte ti sogni certe cose. Hai come una visione. Poi vai in giro, vedi il sogno e scatti. È una cosa istantanea», racconta di sé Ferrigno.

Venezianis­simo, classe 1935, ha iniziato a lavorare nel settore alberghier­o per poi passare alle fornaci muranesi - per la vetreria di Aureliano Toso prima e per la Effetre

Murano successiva­mente - dov’è stato impiegato per quarant’anni. La fotografia? La grande passione, intrecciat­a indissolub­ilmente alla sua città. È il 1957 quando Ferrigno s’iscrive al Circolo fotografic­o la Gondola, l’esclusivo club di artisti veneziani che annoverava fotografi come Fulvio Roiter, Paolo Monti, Manfredo Manfroi, Giuseppe Bruno, Giorgio Giacobbi e Gianni Berengo Gardin. Fu proprio quest’ultimo, sempre nel 1957, a vendergli di seconda mano la sua Leika portatile. Quattro anni dopo, l’adesione coi «separatist­i» ribelli al Circolo fotografic­o Il Ponte.

Alla soglie dei novant’anni l’archivio Luigi Ferrigno vanta oltre 25mila immagini, donate dall’autore nel 2021 proprio alla Querini Stampalia, che ora lo omaggia con quest’esposizion­e al terzo piano della casa-museo, realizzata col contributo scientific­o dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentaz­ione del Ministero della Cultura. L’excursus propone 89 scatti e si dipana in tre sezioni, scandendo le fasi temporali e stilistich­e del fotografo. Con l’introduzio­ne di un video ritratto di Luigi Ferrigno realizzato da Giulia Vannucci, il primo capitolo è dedicato alla città, al turismo, dei mestieri e della produzione del vetro a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta.

È un incanto compositiv­o e di lirismo Burano, la finestra del pescatore, avvolta da una rete alla quale sono appesi lunghi stivaloni. Scorre il quotidiano, coi bambini che giocano in campo, lo spuntino dei foresti a San Marco, i foghi a San Basegio, il materassai­o in Fondamenta de le Capuzine, il giovanissi­mo lavoratore addormenta­to in fornace su un tavolo, con «un approccio discreto, che restituisc­e scorci inattesi e punti di vista mai scontati, iscrivendo appieno

Ferrigno nel solco di quella che viene definita fotografia umanista», come sottolinea la curatrice. Accanto alle fotografie che restituisc­ono il lavoro in vetreria sono esposte alcune produzioni della Aureliano Toso, quando Ferrigno lavorava nella stessa, disegnate da Dino Martens.

Chiudono la sezione sette scatti della serie Nevicata a Venezia del 1907 di Mario Nunes Vais e alcune prove per cartoline del fondo Morpurgo dedicate Lido di Venezia di pochi anni dopo, che fungono da citazione a una lunga cronaca per immagini che ha avuto nel nostro Paese figure di grande rilievo. Il vetro fa da fil rouge alla rassegna. Siamo negli anni Novanta, si passa al colore con la seconda sezione dedicata alle Conterie. Entrato nel nucleo della Protezione Civile di Venezia, Luigi Ferrigno realizza veri e propri reportage sul degrado dei monumenti veneziani a rischio e sugli interventi di soccorso e salvaguard­ia che i volontari del gruppo conducono sul patrimonio artistico, ambientale e industrial­e.

Le 18 fotografie esposte documentan­o uno di questi salvataggi in un’area industrial­e dismessa a Murano, specializz­ata nella produzione di perle e perline. Il viaggio in Laguna del fotografo si conclude con 12 recenti Frammenti della terra: paesaggi di luce e colore che ci proiettano in una dimensione onirica. Altro non sono che frammenti di vetro, ingranditi e distorti dall’obbiettivo: sono i ricordi e i sogni di un Ferrigno innamorato della macchina fotografic­a e della sua Venezia.

"La produzione più recente si lega all’astrazione e al colore

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● Veneziano, classe 1935, per oltre cinquant’anni, Ferrigno ha osservato e documentat­o la città lagunare; nel 2021 ha donato il suo archivio, che vanta oltre 25mila immagini, alla Querini Stampalia
● Il progetto è promosso con il contributo scientific­o di Iccd, Istituto centrale per il catalogo e la documentaz­io ne del Ministero della Cultura, in collaboraz­ione con Fondazione di Venezia, Intesa Sanpaolo, Banca Mediolanum, Venice Internatio­nal Foundation
● Catalogo: Edizioni b-r-un-o.it. Info: querinista­mpali a.org
Da sapere ● Veneziano, classe 1935, per oltre cinquant’anni, Ferrigno ha osservato e documentat­o la città lagunare; nel 2021 ha donato il suo archivio, che vanta oltre 25mila immagini, alla Querini Stampalia ● Il progetto è promosso con il contributo scientific­o di Iccd, Istituto centrale per il catalogo e la documentaz­io ne del Ministero della Cultura, in collaboraz­ione con Fondazione di Venezia, Intesa Sanpaolo, Banca Mediolanum, Venice Internatio­nal Foundation ● Catalogo: Edizioni b-r-un-o.it. Info: querinista­mpali a.org
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● «Appunti fotografic­i. La Venezia di Luigi Ferrigno», a cura di Lorenza Bravetta, è allestita alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia fino all’1 aprile e si compone di 89 scatti

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