Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Imprese e scrittori Il dialogo possibile»
ATreviso si terrà «Venetarium2». Lo studioso: «Trevisan ha avuto coraggio» Cinquegrani: i conflitti si sono attenuati, una nuova narrazione
Quella distanza che tempo fa in Veneto sembrava siderale, tra il mondo dell’impresa e quello letterario, oggi sembra ridotta. Grazie a imprese che cercano collaborazioni con scrittori e a scrittori che guardano con rinnovata curiosità al mondo produttivo. Un cambiamento al centro del convegno «Venetarium 2 - Scrittori veneti su letteratura, impresa e lavoro», aperto al pubblico e in programma venerdì dalle 10 alle 18 a Treviso, a Palazzo Giacomelli - Spazio Confindustria Veneto Est, in piazza Garibaldi 13. Un’iniziativa promossa dall’Associazione Amici di Comisso di Treviso e organizzata da Gianluigi Bodi, fondatore del blog senzaudio.it, e Alessandro Cinquegrani, docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università Ca’ Foscari.
Professor Cinquegrani, perché questo convegno?
«Per indagare il rapporto conflittuale che in passato ha spesso contrapposto in Veneto il mondo dell’impresa, guardato con diffidenza perché concentrato sul profitto, e quello della letteratura. L’anno scorso, in occasione di Venetarium 1, dedicato ai giovani scrittori, abbiamo notato che la vis polemica verso un Veneto che pensava solo al lavoro si era attenuata».
Che spiegazione si è dato? «Si tratta di nuove generazioni, cresciute quindi in un clima diverso. Dove il rapporto fra letteratura e mondo del lavoro risulta cambiato rispetto agli anni ’90 e Duemila, in cui i toni apparivano più violenti. Penso a Vitaliano Trevisan, da cui pure partiremo, e a Francesco Maino con Cartongesso ».
Qual è stata la chiave del cambiamento?
«C’è stata una fase legata alla crisi economica in cui il conflitto si è trasformato. Le imprese si sono accorte che le forme della narrazione erano importanti per la loro sopravvivenza. E anche la letteratura ha cambiato atteggiamento. Come nel caso di Romolo Bugaro, che sarà nostro ospite, in Effetto domino. Dove racconta sì di un’imprenditoria spietata ma lo fa senza più rabbia, quasi con la pietas che si riserva agli sconfitti. La figura dell’imprenditore privo di valori non è più dominante, perché oggi tanti imprenditori non sono più così».
Come tratterete questa trasformazione?
«Da prospettive diverse, indagando come oggi gli scrittori vedono gli imprenditori al lavoro. Per esempio Renzo di Renzo è stato un manager nel mondo della comunicazione, Valentina Durante è una narratrice che ha lavorato anche nello storytelling aziendale, Fabrizio Panozzo è un collega di Ca’ Foscari, del Dipartimento di Management».
Lo storytelling è ancora strumento di dialogo fondamentale tra impresa e letteratura?
«Certo, mac’è di più, una fiducia maggiore nella letteratura e nell’arte. Capaci di fornire letture diverse da quelle degli studiosi, dai sociologi che pure hanno seri strumenti di carattere scientifico».
Che cosa offre in più la letteratura?
«Gli scrittori lavorano di più sulla visione, a volte magari creano delle storie senza capirne bene le ricadute. Ma sono capaci di vedere il mondo che verrà».
Il convegno ricorderà anche lo scrittore vicentino Vitaliano Trevisan, a due anni dalla scomparsa.
«In Venetarium 1 il riferimento maggiore per gli scrittori giovani si era rivelato ancora Trevisan. Nella Trilogia di Thomas, da poco riedita, è stato capace di incarnare lo spirito di un tempo in cui c’erano rabbia e inquietudine identitaria rispetto a una società in cui non ci si riconosceva più».
Qual era la sua forza?
Professore Gli scrittori hanno visione, vedono ilmondo che verrà
«Il coraggio, che purtroppo ha pagato, di parlare con forza del rapporto tra l’io, il territorio e il lavoro. Temi reali, raccontati con una capacità di visione a volte ai limiti dell’assurdo. Come in Works, in cui racconta le esperienze legate ai tanti diversi lavori che lui stesso aveva fatto».