Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
PresidenzaConfindustria, siriparte VenetoEstriunisceilconsiglio
Corsaormaialvia: toccaalleterritoriali. NellapiùgrandeilnodoVenezia-Treviso Inceneritore, acquedotti e 80 milioni su Aliplast «Hera investirà un miliardo a Nordest»
Presidenza di Confindustria, si riparte. La scena, già vista nelle due precedenti elezioni, e che probabilmente si riproporrà, è l’appuntamento in Veneto, in cui le territoriali ascolteranno i candidati in corsa per la guida di Viale dell’Astronomia. Effetto del modo in cui sono arrivate fin qui, alla vigilia della nomina dei «Saggi», la prossima settimana, che dovranno sorvegliare consultazioni ed elezione: senza la capacità di selezionare in accordo un candidato spinto dalla regione, e senza aver partecipato in maniera decisiva alla selezione di quelli pronti a correre, o aver già fatto una scelta di campo.
Le decisioni su chi appoggiare di fatto sono ancora da prendere e appare plausibile che nessuno metta ora i propri voti in consiglio generale tra quelli che i candidati presenteranno ai «Saggi» per partire. Le scelte si faranno a corsa partita, tenendo conto anche di cosa i candidati potranno ancora promettere.
A sgomberare il tavolo da quanto avvenuto fin qui due fattori. La riunione del consiglio di presidenza di Confindustria Veneto, l’altra sera. L’attesa per una decisione sull’ipotesi di candidatura del leader regionale, Enrico Carraro, ha fatto i conti con l’iassenza di una qualsiasi comunicazione. Nei fatti l’idea della candidatura veneta su Carraro, magari anche solo di bandiera per tener insieme i voti veneti e scegliere uniti il candidato su cui confluire, è stata messa da parte senza troppi clamori.
Il leader regionale si è ritagliato il ruolo di chi ha sondato, e sollecitato, i big dell’industria a candidarsi e punta a far confluire in quella direzione i voti veneti. Significherebbe guardare ai liguri Edoardo Garrone o Antonio Gozzi, in contrapposizione ai vice di Bonomi, Emanuele Orsini e Alberto Marenghi, già partiti in autunno. Ma è tutto da dimostrare (e i precedenti non sono favorevoli) che le territoriali alla fine compiranno non scelte solitarie ma una comune, su scala veneta. Magari come esercizio per selezionare insieme un possibile vicepresidente a cui guardare come potenziale canconclusiva, didato alla presidenza fra quattro anni, visto che il meccanismo di selezione impone di frequentare Roma e i territori per tempo, e in modo assiduo, per costruire relazioni e consenso.
A questo punto anche per le territoriali è venuto il momento di tirare le fila e decidere. La scelta più complicata tocca a Veneto Est. La riunione che metterà in moto la fase delle decisioni sarà quella, certo non del consiglio di presidenza di lunedì prossimo.
Lì il nodo è trovare una linea tra la spinta di Venezia (che ha dalla sua l’aver indovinato lo schieramento vincente nelle due ultime elezioni), e del suo leader, Vincenzo Marinese, a favore del modenese Orsini, che avrebbe il sostegno dell’Emilia Romagna; magari in chiave anche di un sostegno tra quattro anni su un veneto. Ma c’è l’opposizione dura di Treviso (e il poco favore, si dice, di Padova) ad appoggiare l’attuale vice di Bonomi, di fronte allo scontro su Federlegno Arredo, che vede l’attuale presidente, il trevigiano Claudio Feltrin, sul fronte opposto a quella del suo predecessore Orsini. Più il tempo passa e più una decisione a favore di quest’ultimo pare allontanarsi.
L’obiezione dei favorevoli all’emiliano è che avrebbe senso puntare su chi è in vantaggio, in questo momento Orsini, chiudendo un appoggio decisivo. E che se l’obiettivo di Confindustria Veneto Est, e di Confindustria Veneto, è lavorare per la Confindustria del Nordest, poco senso ha andare in direzione opposta a quella presa da Emilia Romagna, Trentino e Pordenone-Gorizia-Trieste, schierandosi sui big, con Torino o Assolombarda.
L’imperativo, per Veneto Est, è evitare a tutti i costi l’iceberg: un voto finale per il presidente, nel consiglio generale di aprile, in cui Treviso, Padova e Venezia-Rovigo mettano i loro voti non sullo stesso candidato. Sarebbe uno choc pericoloso, per la seconda territoriale d’Italia, se il condominio a quattro si rivelasse solo una casa più grande in cui riproporre le divisioni tra vicini viste in passato. ● Mentre la corsa alla presidenza di Confindustria è pronta ad entrare nel vivo, con la nomina dei Saggi la prossima settimana, la partita per i veneti si prepara a ripartire. Succede dopo lo stop di fatto all’ipotesi di candidatura del leader regionale Enrico Carraro, a favore di un suo ruolo di «cinghia di trasmissione» verso i big, e il mancato schieramento delle territoriali sui candidati. Le scelte andranno fatte in corsa, a partita iniziata
Ci sono anche 80 milioni da dedicare a interventi sulla controllata Aliplast, di Istrana (Treviso), nel piano industriale al 2027, presentato ieri, del gruppo Hera, multiutility di Bologna, presente nel Nordest in particolare attraverso AcegasApsAmga e partecipazioni comuni con Ascopiave, all’interno di un budget di 4,4 miliardi, di cui uno nel Triveneto. Ne ha parlato il presidente esecutivo, Cristian Fabbri. «Altri investimenti – ha aggiunto, sviluppando un focus sul Veneto - serviranno a ridurre le perdite, pari al 35%, nei sistemi acquedottistici nei territori di Padova e Vicenza, dove AcegasApsAmga ha costituito, con gli altri gestori d’Ambito, la rete di impresa ‘Acqua In Rete Bacchiglione’. Sempre in provincia di Padova saranno anche installati sette nuovi bioessiccatori negli impianti di depurazione».
Relativamente alla filiera ambiente, «per il 2027 – ha aggiunto Fabbri - avvieremo la nuova la linea 4 del termovalorizzatore di Padova, che garantirà una maggior capacità di recupero energetico dalla frazione residuale di rifiuti non riciclabili, con benefici sulla resilienza del sistema locale, sull’affidabilità, sull’efficienza energetica e la maggior sostenibilità nella gestione rifiuti».
Nel segmento energia, il presidente esecutivo ha ricordato che «lo scorso novembre è salita al 75% la partecipazione di Hera in Est Energy (il restante 25% è detenuto da Ascopiave), primo operatore del Nordest con oltre un milione di clienti. L’operazione ha consentito al gruppo Hera di rafforzare ulteriormente la presenza nel settore, dove siamo già il terzo operatore nazionale e puntiamo ad arrivare a 4,3 milioni di clienti energy nel 2027, con un importante contributo che deriverà dalla recente gara per il Servizio a Tutele Graduali che ci ha già visto aggiudicarci in via provvisoria 7 lotti, il massimo consentito». Tra le maggiori iniziative per la transizione energetica del Nord Est rientra anche il progetto dell’Hydrogen Hub »che sarà avviato a Trieste nel 2026 – chiude Fabbri - per la produzione di quasi 400 tonnellate di idrogeno l’anno».