Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Presidenza­Confindust­ria, siriparte VenetoEstr­iunisceilc­onsiglio

Corsaormai­alvia: toccaallet­erritorial­i. Nellapiùgr­andeilnodo­Venezia-Treviso Incenerito­re, acquedotti e 80 milioni su Aliplast «Hera investirà un miliardo a Nordest»

- Federico Nicoletti Gianni Favero

Presidenza di Confindust­ria, si riparte. La scena, già vista nelle due precedenti elezioni, e che probabilme­nte si riproporrà, è l’appuntamen­to in Veneto, in cui le territoria­li ascolteran­no i candidati in corsa per la guida di Viale dell’Astronomia. Effetto del modo in cui sono arrivate fin qui, alla vigilia della nomina dei «Saggi», la prossima settimana, che dovranno sorvegliar­e consultazi­oni ed elezione: senza la capacità di selezionar­e in accordo un candidato spinto dalla regione, e senza aver partecipat­o in maniera decisiva alla selezione di quelli pronti a correre, o aver già fatto una scelta di campo.

Le decisioni su chi appoggiare di fatto sono ancora da prendere e appare plausibile che nessuno metta ora i propri voti in consiglio generale tra quelli che i candidati presentera­nno ai «Saggi» per partire. Le scelte si faranno a corsa partita, tenendo conto anche di cosa i candidati potranno ancora promettere.

A sgomberare il tavolo da quanto avvenuto fin qui due fattori. La riunione del consiglio di presidenza di Confindust­ria Veneto, l’altra sera. L’attesa per una decisione sull’ipotesi di candidatur­a del leader regionale, Enrico Carraro, ha fatto i conti con l’iassenza di una qualsiasi comunicazi­one. Nei fatti l’idea della candidatur­a veneta su Carraro, magari anche solo di bandiera per tener insieme i voti veneti e scegliere uniti il candidato su cui confluire, è stata messa da parte senza troppi clamori.

Il leader regionale si è ritagliato il ruolo di chi ha sondato, e sollecitat­o, i big dell’industria a candidarsi e punta a far confluire in quella direzione i voti veneti. Significhe­rebbe guardare ai liguri Edoardo Garrone o Antonio Gozzi, in contrappos­izione ai vice di Bonomi, Emanuele Orsini e Alberto Marenghi, già partiti in autunno. Ma è tutto da dimostrare (e i precedenti non sono favorevoli) che le territoria­li alla fine compiranno non scelte solitarie ma una comune, su scala veneta. Magari come esercizio per selezionar­e insieme un possibile vicepresid­ente a cui guardare come potenziale canconclus­iva, didato alla presidenza fra quattro anni, visto che il meccanismo di selezione impone di frequentar­e Roma e i territori per tempo, e in modo assiduo, per costruire relazioni e consenso.

A questo punto anche per le territoria­li è venuto il momento di tirare le fila e decidere. La scelta più complicata tocca a Veneto Est. La riunione che metterà in moto la fase delle decisioni sarà quella, certo non del consiglio di presidenza di lunedì prossimo.

Lì il nodo è trovare una linea tra la spinta di Venezia (che ha dalla sua l’aver indovinato lo schieramen­to vincente nelle due ultime elezioni), e del suo leader, Vincenzo Marinese, a favore del modenese Orsini, che avrebbe il sostegno dell’Emilia Romagna; magari in chiave anche di un sostegno tra quattro anni su un veneto. Ma c’è l’opposizion­e dura di Treviso (e il poco favore, si dice, di Padova) ad appoggiare l’attuale vice di Bonomi, di fronte allo scontro su Federlegno Arredo, che vede l’attuale presidente, il trevigiano Claudio Feltrin, sul fronte opposto a quella del suo predecesso­re Orsini. Più il tempo passa e più una decisione a favore di quest’ultimo pare allontanar­si.

L’obiezione dei favorevoli all’emiliano è che avrebbe senso puntare su chi è in vantaggio, in questo momento Orsini, chiudendo un appoggio decisivo. E che se l’obiettivo di Confindust­ria Veneto Est, e di Confindust­ria Veneto, è lavorare per la Confindust­ria del Nordest, poco senso ha andare in direzione opposta a quella presa da Emilia Romagna, Trentino e Pordenone-Gorizia-Trieste, schierando­si sui big, con Torino o Assolombar­da.

L’imperativo, per Veneto Est, è evitare a tutti i costi l’iceberg: un voto finale per il presidente, nel consiglio generale di aprile, in cui Treviso, Padova e Venezia-Rovigo mettano i loro voti non sullo stesso candidato. Sarebbe uno choc pericoloso, per la seconda territoria­le d’Italia, se il condominio a quattro si rivelasse solo una casa più grande in cui riproporre le divisioni tra vicini viste in passato. ● Mentre la corsa alla presidenza di Confindust­ria è pronta ad entrare nel vivo, con la nomina dei Saggi la prossima settimana, la partita per i veneti si prepara a ripartire. Succede dopo lo stop di fatto all’ipotesi di candidatur­a del leader regionale Enrico Carraro, a favore di un suo ruolo di «cinghia di trasmissio­ne» verso i big, e il mancato schieramen­to delle territoria­li sui candidati. Le scelte andranno fatte in corsa, a partita iniziata

Ci sono anche 80 milioni da dedicare a interventi sulla controllat­a Aliplast, di Istrana (Treviso), nel piano industrial­e al 2027, presentato ieri, del gruppo Hera, multiutili­ty di Bologna, presente nel Nordest in particolar­e attraverso AcegasApsA­mga e partecipaz­ioni comuni con Ascopiave, all’interno di un budget di 4,4 miliardi, di cui uno nel Triveneto. Ne ha parlato il presidente esecutivo, Cristian Fabbri. «Altri investimen­ti – ha aggiunto, sviluppand­o un focus sul Veneto - serviranno a ridurre le perdite, pari al 35%, nei sistemi acquedotti­stici nei territori di Padova e Vicenza, dove AcegasApsA­mga ha costituito, con gli altri gestori d’Ambito, la rete di impresa ‘Acqua In Rete Bacchiglio­ne’. Sempre in provincia di Padova saranno anche installati sette nuovi bioessicca­tori negli impianti di depurazion­e».

Relativame­nte alla filiera ambiente, «per il 2027 – ha aggiunto Fabbri - avvieremo la nuova la linea 4 del termovalor­izzatore di Padova, che garantirà una maggior capacità di recupero energetico dalla frazione residuale di rifiuti non riciclabil­i, con benefici sulla resilienza del sistema locale, sull’affidabili­tà, sull’efficienza energetica e la maggior sostenibil­ità nella gestione rifiuti».

Nel segmento energia, il presidente esecutivo ha ricordato che «lo scorso novembre è salita al 75% la partecipaz­ione di Hera in Est Energy (il restante 25% è detenuto da Ascopiave), primo operatore del Nordest con oltre un milione di clienti. L’operazione ha consentito al gruppo Hera di rafforzare ulteriorme­nte la presenza nel settore, dove siamo già il terzo operatore nazionale e puntiamo ad arrivare a 4,3 milioni di clienti energy nel 2027, con un importante contributo che deriverà dalla recente gara per il Servizio a Tutele Graduali che ci ha già visto aggiudicar­ci in via provvisori­a 7 lotti, il massimo consentito». Tra le maggiori iniziative per la transizion­e energetica del Nord Est rientra anche il progetto dell’Hydrogen Hub »che sarà avviato a Trieste nel 2026 – chiude Fabbri - per la produzione di quasi 400 tonnellate di idrogeno l’anno».

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Il precedente Carraro (al centro) con gli allora candidati alla presidenza Licia Mattioli e Carlo Bonomi alle presentazi­oni a Padova, quattro anni fa
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Presidente Cristian Fabbri

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