Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Giunte abbattute e candidati la contesa Carroccio-FdI adesso si sposta suimunicipi
San Giorgio in Bosco e gli altri casi: sale la tensione, con vista sulle urne
La convivenza fra Lega e Fratelli d’Italia non è facile, anzi, in Veneto è sempre più difficile. Lo dimostra la lista di Comuni in cui l’alleanza si dissolve a male parole e lo dimostra la difficoltà di comporre le liste e individuare i candidati sindaci per le amministrative. Qualche municipio a trazione centrodestra comincia a cadere (rovinosamente in molti casi). Il crollo più fragoroso è anche il più recente. A San Giorgio in Bosco, nel Padovano, il sindaco Nicola Pettenuzzo che è anche segretario provinciale del Carroccio, è caduto a pochi mesi dall’elezione sotto il fuoco amico di alcuni consiglieri e un paio di assessori. Beghe interne di vecchia data, s’è detto, legate all’ex collega di partito Bobo Miatello. Ma a pesare sono soprattutto i civici con anima meloniana che hanno contribuito alla caduta. Fra loro, per dirne una, c’è Fabio Miotti, già collaboratore dell’assessore regionale Elena Donazzan e ora del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Cambiando provincia e arrivando nel Veneto Orientale, si sbarca a Portogruaro. La cittadina è commissariata da aprile 2023. Sulla scelta del candidato sindaco il centrodestra si sta confrontando parecchio, per usare un eufemismo. Fra i registi ci sono la leghista Ketty Fogliani e l’ex collega di partito (ora passato al gruppo Misto in consiglio regionale) Fabiano Barbisan. Ma in campo è sceso pochi giorni fa, pesantemente, un altro consigliere regionale: Lucas Pavanetto, fresco di conferma a coordinatore provinciale per il Veneziano di FdI. Al termine di un incontro in vista delle amministrative, il coordinatore comunale FdI Michele Lipani ha spiegato di «aver avuto mandato dal coordinatore provinciale di proporre, nel confronto con le altre forze politiche di centro destra Forza Italia, Lega, Coraggio Italia e Liste civiche, la leadership di FdI alla guida della coalizione e di potere indicare il candidato sindaco – si legge in una nota -. Ove non si addivenisse ad un accordo condiviso sul candidato, FdI ha mandato a correre da sola con il supporto delle Liste civiche che ritengano di condividerne programma e percorso politico » . Insomma, o i meloniani strapperanno il candidato sindaco o correranno da soli contro gli alleati di coalizione. Notizie che vanno inquadrate nel complesso Risiko delle amministrative. Una tornata particolarmente importante dato che vanno al voto 310 municipi su 560, più della metà dei Comuni veneti. Di questi 24 sono superiori ai 15 mila abitanti e c’è anche un capoluogo di provincia, Rovigo.
Gli occhi sono puntati, ovviamente, soprattutto sui Comuni più popolosi, quattro dei quali sono commissariati: Portogruaro, Spinea (Venezia) Pescantina e Valeggio sul Mincio (Verona). Di tempo per ricucire ce n’è, le liste saranno da chiudere a inizio maggio ma le premesse non sono delle migliori. A Selvazzano pare certo che non ci sarà un candidato unico, pesa il ruolo giocato, accusa la Lega, dai meloniani nella caduta della sindaca Giovanna Rossi prima sos tenut a e poi a f fos s a t a dall’attuale coordinatore provinciale FdI Enoch Soranzo. È pur vero, però, che a Selvazzano il fuoco amico contro la sindaca è stato anche leghista con relative espulsioni. Nel Veronese cerca di mediare il segretario del Carroccio Paolo Borchia: «Cerchiamo di individuare i profili migliori che non solo abbiano la possibilità di vincere ma anche di governare bene per 5, possibilmente per 10 anni. Come Lega cercheremo di indicare i candidati migliori, i rapporti con FdI sono buoni. Poi, sulle sensibilità territoriali si cerca di mediare. Dove non è non è possibile è giusto intervengano le segretarie provinciali». Insomma, comprensione per le beghe territoriali ma, soprattutto a pochi mesi dal voto, meglio evitare psicodrammi fra alleati. Più facile a dirsi che a farsi.
A Valeggio, ad esempio, lo strappo si sarebbe consumato internamente a FdI, a Pescantina, dicono i leghisti, il sindaco ha azzerato la giunta di testa sua, senza coinvolgere le segreterie. Ad Altavilla l’amministrazione è in bilico, c’è una richiesta di sfiducia al sindaco da un assessore e qualche consigliere. Di mezzo, però, ci sarebbe il passaggio di un consigliere a FdI. Ecco, il detonatore di tante crisi è l’«elemento Fratelli». La Lega soffre la fase espansiva a tutti i livelli degli alleati e fa presente che i bravi amministratori non si sfornano nottetempo; di più, instilla il dubbio che i Fratelli non abbiano abbastanza nomi da spendere. I diretti interessati trattengono a stento un sorriso: gli uomini ci sono e soprattutto sono pronti. Sul tema interviene il coordinatore regionale meloniano Luca De Carlo: «Diciamo che non è una novità che i comuni più piccoli abbiano dinamiche diverse dalle dinamiche politiche. La componente individuale, la bega locale, a volte hanno la meglio sui ragionamenti politici. FdI è un po’ cresciuta ed è naturale che cerchi spazi. Ciò detto, la condivisione del progetto di centrodestra viene fatta fra segretari regionali. Poi, ripeto, nei contesti locali ci sono attriti che si trascinano da anni, è fisiologico. Tra me e Alberto Stefani (segretario regionale del Carroccio ndr) c’è un rapporto di amicizia. Localmente ogni tanto subiamo anche noi… e anche a voler intervenire è difficile».
Le trattative a livello di segreterie regionali del centrodestra non sono ancora entrate nel vivo. Ma il timer è partito. Anche per San Giorgio in Bosco dove Pettenuzzo, che a botta calda ha parlato di «omicidio politico», ribadisce: «Quando capita una cosa così ti casca il mondo addosso. Persino in un contesto così piccolo si riverbera ciò che accade a livelli più alti».