Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Corteo-caos anti Israele, i centri sociali filmatimentre preparavano gli scontri
In un video la distribuzione di tubi e caschi. Prefetto e sindaco: «Ora evitare altre tensioni»
Un video rivela gli attimi precedenti allo scontro tra antagonisti dei centri sociali e polizia del 20 gennaio. Sequenze catturate dall’alto con lo smartphone, da un palazzo in una strada dei Ferrovieri, che inquadra militanti che tra gli applausi scaricano da un camion scudi e la barriera servita da testuggine con «Blocchiamo Israele» scritto davanti e «Sbirri mer...» sul retro. E si vede la distribuzione di quelle che possono essere le canalette, tubi di plastica utilizzati dai manifestanti del corteo anti-Israele, che deviando dal tragitto autorizzato si è scontrato con la polizia. E si vede soprattutto il blocco degli antagonisti con caschi protettivi o a coprirsi il volto.
Intanto le indagini degli inquirenti, cui il video è stato trasmesso, continuano. E se l’idea della premeditazione è stata subito scontata, le immagini appaiono una ulteriore conferma. Così come il pensiero che quanto accaduto otto giorni fa possa essere un antipasto per i cantieri Tav in arrivo.
Ieri, parlando a suocera perché nuora intenda, sono tornati sul tema il prefetto Salvatore Caccamo e il sindaco Giacomo Possamai. Parole dette nel Giorno della Memoria ma che con l’eco del 20 gennaio, con i cantieri della Tav in divenire, sembrano guardare al domani. «È necessario evitare il rischio del non discernimento che porta ad azioni destabilizzanti» avverte Caccamo. Quindi, «questo è un momento molto delicato. Questa nazione, regione e provincia sono in una fase storica che ci chiama a rinnovare un impegno comune per distinguere il legale dall’illegale, il giusto dall’ingiusto, e a isolare e distinguere quella umanità degenerata rispetto a una società responsabile che caratterizza e deve caratterizzare questo territorio».
Pochi minuti prima Possamai,
sulla scorta dell’affaire Bocciodromo e dell’accusa rivoltagli in consiglio comunale di «sudditanza a questura e prefettura che hanno autorizzato il corteo», ricordava che «Vicenza è una città di pace che rifiuta ogni atto violento. Un principio inalienabile da difendere nei confronti di chiunque volontariamente pensi di metterlo a repentaglio». Sul fronte opposto si registra la nota dell’associazione Caracol Orol Jackson vicina al Bocciodromo. Al quale «in questi giorni vogliamo dare un abbraccio collettivo con cui non solo spendiamo solidarietà ma una sorellanza che ci porta a condividere una strada». E ancora: «Siamo zapatisti in Chiapas, curdi nel Rojava, palestinesi a Gaza - si legge - ma su tutto siamo una comunità in lotta a Vicenza, una comunità che non accetta di farsi calpestare dalle servitù militari, dal Tav, dalla sopraffazione. Qui ed ora scegliamo da che parte stare».
L’associazione dice che il «problema di una città schierata a senso unico nell’arco costituzionale è quello di isolare chi pratica il conflitto». Così «abbiamo visto e partecipato a una forma di contestazione, abbiamo letto una comunità che agisce, lotta e si prende cura del proprio collettivo».