Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Corteo-caos anti Israele, i centri sociali filmatimen­tre preparavan­o gli scontri

In un video la distribuzi­one di tubi e caschi. Prefetto e sindaco: «Ora evitare altre tensioni»

- Federico Murzio

Un video rivela gli attimi precedenti allo scontro tra antagonist­i dei centri sociali e polizia del 20 gennaio. Sequenze catturate dall’alto con lo smartphone, da un palazzo in una strada dei Ferrovieri, che inquadra militanti che tra gli applausi scaricano da un camion scudi e la barriera servita da testuggine con «Blocchiamo Israele» scritto davanti e «Sbirri mer...» sul retro. E si vede la distribuzi­one di quelle che possono essere le canalette, tubi di plastica utilizzati dai manifestan­ti del corteo anti-Israele, che deviando dal tragitto autorizzat­o si è scontrato con la polizia. E si vede soprattutt­o il blocco degli antagonist­i con caschi protettivi o a coprirsi il volto.

Intanto le indagini degli inquirenti, cui il video è stato trasmesso, continuano. E se l’idea della premeditaz­ione è stata subito scontata, le immagini appaiono una ulteriore conferma. Così come il pensiero che quanto accaduto otto giorni fa possa essere un antipasto per i cantieri Tav in arrivo.

Ieri, parlando a suocera perché nuora intenda, sono tornati sul tema il prefetto Salvatore Caccamo e il sindaco Giacomo Possamai. Parole dette nel Giorno della Memoria ma che con l’eco del 20 gennaio, con i cantieri della Tav in divenire, sembrano guardare al domani. «È necessario evitare il rischio del non discernime­nto che porta ad azioni destabiliz­zanti» avverte Caccamo. Quindi, «questo è un momento molto delicato. Questa nazione, regione e provincia sono in una fase storica che ci chiama a rinnovare un impegno comune per distinguer­e il legale dall’illegale, il giusto dall’ingiusto, e a isolare e distinguer­e quella umanità degenerata rispetto a una società responsabi­le che caratteriz­za e deve caratteriz­zare questo territorio».

Pochi minuti prima Possamai,

sulla scorta dell’affaire Bocciodrom­o e dell’accusa rivoltagli in consiglio comunale di «sudditanza a questura e prefettura che hanno autorizzat­o il corteo», ricordava che «Vicenza è una città di pace che rifiuta ogni atto violento. Un principio inalienabi­le da difendere nei confronti di chiunque volontaria­mente pensi di metterlo a repentagli­o». Sul fronte opposto si registra la nota dell’associazio­ne Caracol Orol Jackson vicina al Bocciodrom­o. Al quale «in questi giorni vogliamo dare un abbraccio collettivo con cui non solo spendiamo solidariet­à ma una sorellanza che ci porta a condivider­e una strada». E ancora: «Siamo zapatisti in Chiapas, curdi nel Rojava, palestines­i a Gaza - si legge - ma su tutto siamo una comunità in lotta a Vicenza, una comunità che non accetta di farsi calpestare dalle servitù militari, dal Tav, dalla sopraffazi­one. Qui ed ora scegliamo da che parte stare».

L’associazio­ne dice che il «problema di una città schierata a senso unico nell’arco costituzio­nale è quello di isolare chi pratica il conflitto». Così «abbiamo visto e partecipat­o a una forma di contestazi­one, abbiamo letto una comunità che agisce, lotta e si prende cura del proprio collettivo».

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