Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
FondazioneCanova Sgarbisilurato Nonèpiùilpresidente
Vittorio Sgarbi da ieri non è più presidente della Fondazione Canova Onlus di Possagno. Il sindaco Valerio Favero assicura che l’inchiesta che vede il sottosegretario coinvolto a Macerata e il fatto che abbia augurato la morte a un giornalista non c’entrano nulla «anche se di sicuro non hanno giovato». Di certo c’è che ieri è arrivata la decisione: Vittorio Sgarbi è fuori dalla Fondazione. «In realtà c’entrano davvero poco le ultime vicissitudini giudiziarie del sottosegretario - aggiunge ancora il sindaco - il cda doveva essere rinnovato nel 2022, subito dopo il mio insediamento, ma erano in programma alcuni eventi e abbiamo voluto dare continuità alla dirigenza: innanzitutto era il programma in bicentenario nell’ottobre del 2022, poi l’anno scorso dovevamo conferire la borsa di studio e la medaglia commemorativa, per questo il mandato del Cda era stato prorogato, siamo arrivati ora a rinnovare tutto il cda». La concomitanza delle inchieste giudiziarie su Sgarbi, quindi, è solo un caso.
Ma un «caso Sgarbi» era emerso anche a Conegliano due settimane fa, quando si scoprì che il sottosegretario si era fatto pagare dal Comune la presentazione del suo stesso libro durante una rassegna di autori. Millecinquecento euro di denaro pubblico destinato al sottosegretario.
Intanto ieri nuovo rinvio alla Camera per la discussione e la votazione, in Aula, della revoca di Vittorio Sgarbi da sottosegretario alla Cultura, tra le proteste delle opposizioni. Già dai giorni scorsi il dibattito era atteso e infine programmato per oggi, ma la conferenza dei capigruppo ha fatto slittare l’appuntamento al 15 febbraio: pochi giorni prima, infatti, è attesa la sentenza dell’Antitrust chiamata dallo stesso Ministero a decidere sulla posizione di Sgarbi. Secondo un orientamento maggioritario, è stato spiegato al termine della conferenza dei capigruppo che ha definito il programma dei lavori dell’Assemblea per le prossime settimane, è stata spostata al 15 febbraio la votazione sulla mozione, e comunque al termine dell’esame del decreto milleproroghe, che arriverà in Aula il 12.
Commenta il M5S: «Si nascondono per sperare nel pronunciamento dell’Antitrust e sfuggire al giudizio politico. È inammissibile che il governo Meloni trovi il tempo per parlare del pandoro della Ferragni e non di votare una revoca per un sottosegretario che è accusato di avere a che fare con il furto di un quadro, che augura la morte ai giornalisti e si sbottona i pantaloni in tv».