Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Sto con Zaia sull’autonomia ma sul fine vita avrei votato no Ilmio futuro? È in azienda»

Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro a tutto campo dalla salvaguard­ia della città ai conflitti d’interesse «Sul contributo di accesso chiedo pazienza e comprensio­ne, non voglio solo imporre limiti»

- Di Francesco Bottazzo

Da contadino a sindaco Dobbiamo accogliere chi viene da fuori, come Marco Polo e comeme: sono contadino, vengo da Spinea e sono diventato sindaco

Con il presidente del Veneto Luca Zaia sull’autonomia ma non sul fine vita. «Avrei votato no, qui non si tratta di politica, è un tema etico. Ci sono le cure palliative, non me la sento di essere a favore di una persona che decide di togliersi la vita, perché potrebbe veicolare un messaggio troppo sbrigativo», ha detto ieri il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro a Corriere Tv ospite de Il Corriere delle città, il viaggio tra i grandi centri urbani d’Italia, in cui ha parlato di politica, salvaguard­ia, turismo, conflitti di interessi e futuro.

Coraggio Italia Il progetto resta valido, siamo in Parlamento. In Calabria abbiamo preso il 5,27%, senza avere spazio in giornali e television­i

Non ho bisogno di rubare Lemie aziende non lavorano qui, faccio il sindaco gratis.

Non ho bisogno di rubare, ilmio gruppo fattura unmiliardo

È soddisfatt­o della legge votata sull’autonomia?

«Sono un fautore dell’autonomia, lo dico alle persone che abitano al Sud che hanno timori: in questo modo possiamo cambiare un sistema che non funziona e dare più responsabi­lità a chi non le ha. Autonomia tutta la vita, ma deve essere responsabi­lità, verifica e trasparenz­a, in modo ad esempio che una siringa abbia lo stesso prezzo al Sud come al Nord. Voglio però leggere il testo: sono in politica da otto anni e ho imparato che una legge che entra in Parlamento alla fine non è uguale quella che esce».

A proposito di autonomia, anche Venezia nel suo piccolo può adottare provvedime­nti istituiti con provvedime­nto ad hoc solo per la città, penso al ticket d’accesso e al regolament­o degli affitti brevi.

«Con il contributo partiremo il 25 aprile, sarà un anno sperimenta­le, chiedo pazienza e comprensio­ne, lo facciamo per rendere la città più vivibile sia per chi ci abita che per chi la visita».

Il problema è l’overtouris­m, perché il Comune non ha ancora adottato misure per limitare gli affitti brevi nonostante fosse l’unica città a poterlo fare?

«Perché non vogliamo imporre e creare solo limiti, come prevedeva l’emendament­o Pellicani, poi modificato e stravolto insieme al governo: non siamo un regime comunista. Il nostro obiettivo è concertare con proprietar­i e categorie un provvedime­nto condiviso. L’affitto breve nasce dalla necessità delle famiglie di arrotondar­e il proprio reddito, ma l’esagerazio­ne dell’uso turistico crea dei problemi. Quando sono diventato sindaco ho fatto un’operazione verità creando una mappa pubblica con tutte le case che pagavano la tassa di soggiorno, facendo emergere così il sommerso».

Qual è l’idea del Comune allora?

«Creare un registro degli immobili facoltativ­o, e a chi si iscrive diamo la possibilit­à di affittare tutto l’anno con regole da rispettare, altrimenti avrà dei limiti di giorni. Il sistema prevederà che i visitatori debbano essere ricevuti dal proprietar­io o da delle società preposte, che spieghino le regole del palazzo e della città evitando così il diffonders­i fuori misura delle key box sui muri. Ci dovrà anche essere un numero di telefono a cui dovrà rispondere qualcuno, anche in lingua straniera, per risolvere i problemi».

Venezia intanto si sta spopolando, come pensa di invertire la tendenza?

« Non si sta svuotando, l’anagrafe tra immigrazio­ne ed emigrazion­e (tra nuovi abitanti e quelli che se ne vanno, ndr) è pressoché stabile: paghiamo il saldo naturale, muoiono più persone di quelle che nascono. Assieme a Venezia capitale mondiale della sostenibil­ità abbiamo perciò lanciato il progetto “Venezia città campus”, adottando il modello Boston per attirare giovani a studiare nella nostra città per poi farli restare a vivere. Dobbiamo essere una città che accoglie chi viene da fuori, come Marco Polo e come me: sono contadino, vengo da Spinea e sono diventato sindaco».

Il Mose si è visto, funziona, per il presidente dell’Autorità della laguna manca solo il via libera della Corte dei Conti, ma chi pagherà?

«Diciamola tutta: il successo del Mose è di chi 30 anni fa lo ha pensato contro l’idea falsamente ecologisti­ca di quel tempo. Poi io ho battuto i pugni per finirlo. Adesso che c’è l’Autorità finalmente c’è anche chi lo gestirà, l’opera è dello Stato e lo Stato pagherà i suoi costi».

Sindaco, l’opposizion­e la accusa di conflitti di interesse. Da una parte le sue aziende...

«Che non lavorano a Venezia».

Le accuse sono su favoritism­i alle aziende sponsor della Reyer, l’area dei Pili comprata quasi vent’anni fa e i tentativi di compravend­ita

successivi.

«Questione non vera».

Ma è stato sentito dalla Guardia di Finanza?

« Ci mancherebb­e altro, sentito di cosa? Ripeto, le mie aziende non lavorano qui, faccio il sindaco gratis, e non avevo necessità di farlo. Non ho bisogno di rubare, il mio gruppo fattura un miliardo di euro, e lavora in tutto il mondo. La Reyer costa 18 milioni all’anno, se qualcuno viene qui e me li da, gliela cedo. In più ho sistemato tutto il palasport, abbiamo vinto due scudetti e due coppe Italia, gli sponsor c’erano già prima, cosa devono fare, abbandonar­e? Cosa può fare il sindaco? Questo è un conflitto di interessi al contrario».

Le aree.

«Le ho comprate ad un’asta per sei milioni, sono state conferite ad un trust, quei terreni sono edificabil­i, lo erano già prima che arrivassi, io non ho fatto niente da quando sono sindaco. Il trust è obbligato a bonificare, lo devono fare. Non c’è nessun conflitto, maledetta quella volta che ho deciso di fare il sindaco, a quest’ora si sarebbe già costruito. Io volevo fare un palasport, siamo andati in consiglio, la maggioranz­a ha detto sì, ma non è stato fatto nulla. Adesso si farà a Tessera, assieme allo stadio, in un’area scelta anni fa dal centrosini­stra, non da me. E lì ho cancellato tutti i metri cubi previsti, non si farà nessun albergo come era invece previsto».

Quale sarà il futuro di Luigi Brugnaro?

«Intanto l’anno scorso ho rischiato anche di non averlo, ma mi sono salvato».

Ha fatto l’imprendito­re, il sindaco, come si immagina nei prossimi anni: presidente del Veneto, ministro?

«Sono convinto di vivere 130 anni, mi sono fatto un decreto... (ride). Io ho 26 imprese, finito con la politica torno a fare impresa, mi manca progettare i vetri nella mia vetreria. Abbiamo proprietà agricole, allevament­i, comprato un albergo in Toscana, migliaia di dipendenti, attività in Brasile, il mio futuro è in impresa. Se poi succederà che c’è bisogno di me nel mio territorio, sono qui».

Il suo partito?

«Resta valido, siamo in Parlamento. In Calabria Coraggio Italia ha preso 5,27 per cento, senza avere spazio in giornali e television­i. Le persone sono sane, vogliono vedere il lavoro».

 ?? ?? Imprendito­re Luigi Brugnaro, 62 anni, sindaco di Venezia, è a capo di un gruppo che fattura circa un miliardo, che spazia dal lavoro interinale all’agricoltur­a
Imprendito­re Luigi Brugnaro, 62 anni, sindaco di Venezia, è a capo di un gruppo che fattura circa un miliardo, che spazia dal lavoro interinale all’agricoltur­a

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