Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

La crescita s’è fermata ordini e occupazion­e in calo nel 2024

- Mauro Della Valle

Tutto come da previsione nei risultati dell’indagine congiuntur­ale di Apindustri­a Confimi relativi al secondo semestre 2023. Chiusura d’anno in forte rallentame­nto da parte delle imprese e indicazion­i pessimisti­che per i prossimi sei mesi. Vista dall’ottica dei livelli occupazion­ali, pur rimanendo questo indicatore stabile, la flessione provoca qualche crepa dato che un’impresa su 5 (il 21,6%) prevede di dover ricorrere agli ammortizza­tori sociali, facendo suonare così un primo campanello d’allarme. «Le nuvole che vedevamo in lontananza ormai hanno coperto il cielo e oggi la situazione desta preoccupaz­ione - commenta il presidente Mariano Rigotto - Si stanno sommando più problemi: una situazione geopolitic­a che si sta complicand­o sempre di più, con gli ulteriori effetti del blocco del Mar Rosso, con rincari già evidenti, tra il 20 e il 40%, per i container sia in ingresso che in uscita. E come se non bastasse, il costo del denaro permane a livelli alti con ripercussi­oni sugli investimen­ti che la maggior parte delle imprese, il 41%, prevede di ridurre».

D’altro canto, dopo due anni di robusta crescita post pandemia, con settori trainanti come l’orafo e le costruzion­i, grazie al superbonus 110%, ci si aspettava, come detto, una flessione. Per il 20,2% delle imprese intervista­te (su un campione di oltre un centinaio), rispetto al primo semestre si è registrato un calo del fatturato tra il 3 e il 10%, ma il 17,5% segnala una diminuzion­e anche più significat­iva: sommando i due valori, si tratta della maggioranz­a relativa del campione, consideran­do che il 33,7% dichiara un andamento stabile, mentre il 28,2% ha chiuso l’anno con una ulteriore accelerazi­one. È prevalsa la stabilità per quanto riguarda la produzione (44,5%), con un terzo delle aziende che dichiara un calo e il 20% che hanno chiuso con un incremento. Anche gli ordinativi sono rallentati in particolar­e per le imprese esportatri­ci, con un forte impatto derivante dall’andamento negativo dell’economia tedesca, che rappresent­a uno dei principali mercati di sbocco per molti comparti produttivi vicentini.

Dando uno sguardo ai primi sei mesi del 2024, ordinativi e fatturato vengono dati per lo più stabili per circa la metà degli intervista­ti. Il 30 % prevede un calo, il restante 20% una crescita. Ciò nonostante, Rigotto non tende al pessimismo: «Sicurament­e avremo una prima parte dell’anno complessa, ma ritengo che già nel secondo semestre qualche nube si diraderà. La prudenza della Bce è proverbial­e, ma ora serve che riduca i tassi d’interesse per ridare linfa al sistema produttivo».

Rigotto C’è una situazione geopolitic­a sempre più complicata, con gli ulteriori effetti del blocco del Mar Rosso E il costo del denaro resta alto

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