Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Amarone, il caloel’idealight «Diventi contemporaneo abbassiamoilgradoalcolico»
Il Consorzio: dobbiamo offrire vini sempre più freschi
nel 2023, se ne sono prodotte 14,3 milioni di bottiglie (31 milioni invece per il Ripasso, -3% di vendite, e 16 milioni per il Valpolicella classico e superiore, -10% ma con il Superiore a crescere). I risvolti principali sono due: da un lato le vendite scese del 17% sul 2022, annata viziata però dal rimbalzo post-Covid, e dall’altro i valori che, per l’Amarone, «non sono mai stati così alti, fra 11 e 13 euro al litro». Tra i settanta produttori in Gran Guardia c’è convergenza, al netto del trend generale dei rossi, nell’attribuire soprattutto a «congiuntura e inflazione» la flessione di vendite dell’Amarone. E c’è l’idea diffusa che il potenziale dell’Amarone, la cui tecnica dell’appassimento è candidata a patrimonio immateriale Unesco, sia ancora inesplorato. «La storia dell’Amarone ha un fascino pazzesco ma non ancora colto a pieno al di là del Veneto», suggerisce Christian Zulian, direttore di Cantina Bolla. Da Domìni Veneti citano «turismo del lusso» e «Paesi Arabi», oltre all’India, come i mercati più esplorabili. Si agganciano, da Zymé, per dire che «sul mercato asiatico potremmo essere più capillari, passando non solo dall’utenza ricca», e per rimarcare come «i volumi di vendite del 2023 rimangono superiori al 2019». Ieri Carlo Flamini di Unione italiana vini, fonte dei dati iniziali, invitava ad analisi più segmentate dei mercati: «Negli Usa, l’unica fascia che ha strappato aumenti, per il rosso italiano, è quella all’ingrosso sopra i 25 dollari a bottiglia, +2%: bisogna dimenticare il concetto di rosso da massmarket». Da Tenuta Santa Maria Valverde raccontano di aver visto «ristoranti di Beverly Hills vendere Amarone a 120 dollari a bicchiere», ma offrono anche un aneddoto sull’enoturismo: «Dal sud-est asiatico fanno tappa a Verona giovani di 40 anni che magari hanno venduto una startup e, a posto per la vita, scelgono di vivere girando il mondo». Da Marion, invece, una riflessione sull’utenza americana: «Con lo smart working è venuta a mancare la fetta di mercato del business-lunch». Intanto Andrea Lonardi, secondo Master of wine italiano e vicepresidente del Consorzio, ricorda che «la Valpolicella è il terzo più grande giacimento di calcare al mondo dopo Champagne e Borgogna» e riflette sulla necessità di passare «dal volume al valore. L’Amarone in passato ha soddisfatto una domanda ma si è ecceduto con l’appassimento. Oggi quel segmento di mercato non cresce più. E i vini commercialmente solidi sono i “fine wines”, vini identitari».