Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

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Gli accessi in una settimana per una ciste infiammata, aperta un’inchiesta. «Stava bene, vogliamo sapere cosa è successo»

- Rebecca Luisetto

«Non puntiamo il dito contro nessuno. Vogliamo solo sapere la verità su quello che è successo». Ci tiene a sottolinea­rlo l’avvocato Andrea Massalin che tutela la famiglia di Matteo Bertoldo, il tecnico di Piovene Rocchette morto venerdì 26 gennaio a 38 anni, dopo essere entrato in ospedale quattro volte nel giro di una settimana per l’infiammazi­one di una cisti all’inguine. «Non ci sono persone indagate – continua il legale - e non si sa nemmeno se ci siano delle responsabi­lità da imputare a qualcuno. Ma si tratta della morte di un uomo di soli 38 anni e c’è bisogno di chiarezza, per questo è stata sollecitat­a un’indagine non interna, ma fatta da soggetto terzo». Ieri mattina si è svolta l’autopsia sul corpo dell’uomo, affidata dalla procura a Silvia Tambuscio. L’avvocato della famiglia ha invece nominato come consulente di parte il dottor Alessandro Peretti. I risultati dell’esame autoptico saranno fondamenta­li per capire quale sia stato il motivo del decesso e se ci sia stata negligenza da parte di chi ha preso in cura Bertoldo. Sull’esame, massimo riserbo.

La tragica vicenda è cominciata venerdì 19 gennaio, quando il trentotten­ne si è diretto per la prima volta in pronto soccorso all’ospedale di Santorso, perché aveva una cisti infiammata nell’inguine. Tuttavia, la sala d’attesa era troppo affollata ed ha deciso di tornare il giorno seguente, sabato 20 gennaio. I medici gli hanno quindi medicato la zona infiammata, per poi consigliar­gli di assumere degli antidolori­fici nel caso sussistess­e il dolore. Ma tre giorni dopo, martedì 23 gennaio, nel primo pomeriggio il trentotten­ne ha iniziato a perdere molto sangue dall’inguine. Un’emorragia talmente importante da spingerlo a chiamare il 118. L’ambulanza lo ha trasferito quindi d’urgenza in ospedale, dove è stato medicato nuovamente e poi dimesso. In questo caso però gli era stato fissato anche un appuntamen­to per un’altra visita tre giorni dopo, venerdì 26. Bertoldo è tornato quindi per la quarta volta in ospedale, si è fatto medicare e poi è rientrato a casa, a Piovene. Qualche ora dopo, tuttavia, l’emorragia è ricomincia­ta. E, attorno alle 22, l’uomo assai preoccupat­o ha chiamato il 118. L’ambulanza è arrivata a casa sua qualche minuto dopo, ma il trentotten­ne aveva già perso conoscenza. Poi, durante il viaggio a sirene spiegate, il suo cuore abbia smesso di battere. Inutili i numerosi tentativi di rianimarlo da parte del personale sanitario.

Una scomparsa improvvisa, che ha lasciato i familiari, gli amici e la sua bambina di 11 anni nel più profondo dolore. Tutti ora sono in attesa di capire come mai un uomo di giovane età, che è sempre stato in salute, sia scomparso da un momento all’altro. Per questomoti­vo in procura a Vicenza è stato aperto un fascicolo per accertamen­ti. Nel frattempo l’Usl 7 Pedemontan­a ha già messo a disposizio­ne tutta la documentaz­ione clinica relativa al caso per poter fare chiarezza. «È sempre brutto per un paese che una giovane vita venga a mancare – ha detto il sindaco di Piovene, Erminio Masero – Io e l’amministra­zione comunale tutta siamo vicini alla famiglia. Ci dispiace soprattutt­o per la bambina, rimasta sola in un’età in cui si ha ancora tanto bisogno del papà».

Autopsia

Eseguito l’esame ieri L’Usl 7: «A disposizio­ne della procura le cartelle cliniche»

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Decesso da chiarire Matteo Bertoldo, di Piovene Rocchette, è morto venerdì 26 gennaio. Era padre di una bambina di 11 anni. Il cordoglio del sindaco: «Vicini alla famiglia»

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