Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Trecentotr­attoribloc­canoRovigo «Redditi apiccoe troppidivi­eti»

Spunta un pupazzo impiccato vestito da contadino: «Nessun sostegno alle imprese»

- Antonio Andreotti

Il capoluogo polesano ieri mattina ha assistito ad un’invasione pacifica di trattori, a suon di clacson e bandiere tricolori, degli agricoltor­i in protesta, arrivati per la prima volta dentro il centro di una città. La protesta è contro la politica agricola europea, ma anche contro alcuni mancati provvedime­nti del Governo Meloni come i ristori per la grandine 2022 e 2023. Come clou della manifestaz­ione oltre trecento trattori, provenient­i da tutto il Veneto e non solo e riuniti sotto la sigla «Agricoltor­i uniti», hanno «occupato» la strada principale di Rovigo, Corso del Popolo, dalle 11 alle 12.30. In totale, i manifestan­ti sono stati circa 500. Pochi gli slogan, anche se un agricoltor­e non ha rinunciato a toni più forti: «No agricoltur­a, no cibo, no vita» con un pupazzo impiccato ad un palo del proprio mezzo vestito da contadino. «Nessuna forza o movimento politici ci rappresent­ano, e nemmeno le as sociazioni di categoria del primario, ci rappresent­a solo il tricolore » hanno detto con tono perentorio gli organizzat­ori della manifestaz­ione.

Una delegazion­e è stata ricevuta in mattinata dal prefetto rodigino Clemente Di Nuzzo. Due degli organizzat­ori, gli imprendito­ri agricoli polesani Luca Vaccari di Trecenta e Carlo Manzali di Ceneselli, spiegano che il « problema dei problemi» è la redditivit­à ormai in picchiata del prodotto. Entrambi coltivano a seminativo, circa 100 ettari ciascuno. «Per produrre – spiegano - paghiamo 10 e alla fine riceviamo otto. E questo mentre, soprattutt­o dal 2023, i costi sono aumentati del 40, anche 50 per cento a causa dei rincari di energia e materie prime. Con la guerra in Ucraina, poi, s’è creata una tempesta perfetta». A loro fa eco il collega Michele Ferraresi, di Ceneselli: «Va sottolinea­to anche il problema della concorrenz­a sleale. A noi vietano l’uso di fitofarmac­i mentre l’Italia importa, ad esempio dal Canada, tonnellate di prodotto coltivato in quel modo». I motivi della protesta, si legge nel volantino, vanno dal costo di produzione del prodotto agricolo, mai determinat­o per legge, alla mancanza di garanzie per il raccolto «Made in Italy». I manifestan­ti poi hanno voluto rimarc a r e come i l di v i e to di fitofarmac­i « crei difficoltà enormi e riduca le produzioni per impossibil­ità materiale di coprire i costi».

Ma ce n’è anche per il Governo Meloni: «I contributi agevolati per la grandine del 2022 e 2023 non li abbiamo ancora visti, così come quelli per la siccità ed aviaria». Poi c’è il costo del denaro: i mutui e i prestiti sono aumentati fino al 70 per cento, e non c’è ancora nessun sostegno alle imprese agricole. I manifestan­ti poi lamentano come il costo del latte sia fermo agli anni Ottanta, ce l’hanno con gli alimenti «a base di cavallette grilli e locuste con tanto di legge pubblicata in Gazzetta», sono insoddisfa­tti di come sono gestite le montagne per la questione lupi e l’invasione delle nutrie. Infine, chiedono che la figura dell’agro meccanico sia equiparata a quella dell’imprendito­re con tanto di albo nazionale. Al loro fianco si è schierato l’assessore regionale al Territorio Cristiano Corazzari: «C’è grande preoccupaz­ione – afferma - rispetto alle politiche europee che vengono prospettat­e, figlie di un ambientali­smo ideologico che non dà risposte a un mondo che deve continuare a guardare con fiducia al futuro e a produrre prodotti di eccellenza che arrivano sulle tavole dei cittadini e custodire la nostra terra».

Calamità Mai visti i contributi per la grandine del 2022 e 2023, per aviaria e siccità

Stranieri Ci vietano l’uso di fitofarmac­i ma importiamo i prodotti coltivati così

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