Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
TrecentotrattoribloccanoRovigo «Redditi apiccoe troppidivieti»
Spunta un pupazzo impiccato vestito da contadino: «Nessun sostegno alle imprese»
Il capoluogo polesano ieri mattina ha assistito ad un’invasione pacifica di trattori, a suon di clacson e bandiere tricolori, degli agricoltori in protesta, arrivati per la prima volta dentro il centro di una città. La protesta è contro la politica agricola europea, ma anche contro alcuni mancati provvedimenti del Governo Meloni come i ristori per la grandine 2022 e 2023. Come clou della manifestazione oltre trecento trattori, provenienti da tutto il Veneto e non solo e riuniti sotto la sigla «Agricoltori uniti», hanno «occupato» la strada principale di Rovigo, Corso del Popolo, dalle 11 alle 12.30. In totale, i manifestanti sono stati circa 500. Pochi gli slogan, anche se un agricoltore non ha rinunciato a toni più forti: «No agricoltura, no cibo, no vita» con un pupazzo impiccato ad un palo del proprio mezzo vestito da contadino. «Nessuna forza o movimento politici ci rappresentano, e nemmeno le as sociazioni di categoria del primario, ci rappresenta solo il tricolore » hanno detto con tono perentorio gli organizzatori della manifestazione.
Una delegazione è stata ricevuta in mattinata dal prefetto rodigino Clemente Di Nuzzo. Due degli organizzatori, gli imprenditori agricoli polesani Luca Vaccari di Trecenta e Carlo Manzali di Ceneselli, spiegano che il « problema dei problemi» è la redditività ormai in picchiata del prodotto. Entrambi coltivano a seminativo, circa 100 ettari ciascuno. «Per produrre – spiegano - paghiamo 10 e alla fine riceviamo otto. E questo mentre, soprattutto dal 2023, i costi sono aumentati del 40, anche 50 per cento a causa dei rincari di energia e materie prime. Con la guerra in Ucraina, poi, s’è creata una tempesta perfetta». A loro fa eco il collega Michele Ferraresi, di Ceneselli: «Va sottolineato anche il problema della concorrenza sleale. A noi vietano l’uso di fitofarmaci mentre l’Italia importa, ad esempio dal Canada, tonnellate di prodotto coltivato in quel modo». I motivi della protesta, si legge nel volantino, vanno dal costo di produzione del prodotto agricolo, mai determinato per legge, alla mancanza di garanzie per il raccolto «Made in Italy». I manifestanti poi hanno voluto rimarc a r e come i l di v i e to di fitofarmaci « crei difficoltà enormi e riduca le produzioni per impossibilità materiale di coprire i costi».
Ma ce n’è anche per il Governo Meloni: «I contributi agevolati per la grandine del 2022 e 2023 non li abbiamo ancora visti, così come quelli per la siccità ed aviaria». Poi c’è il costo del denaro: i mutui e i prestiti sono aumentati fino al 70 per cento, e non c’è ancora nessun sostegno alle imprese agricole. I manifestanti poi lamentano come il costo del latte sia fermo agli anni Ottanta, ce l’hanno con gli alimenti «a base di cavallette grilli e locuste con tanto di legge pubblicata in Gazzetta», sono insoddisfatti di come sono gestite le montagne per la questione lupi e l’invasione delle nutrie. Infine, chiedono che la figura dell’agro meccanico sia equiparata a quella dell’imprenditore con tanto di albo nazionale. Al loro fianco si è schierato l’assessore regionale al Territorio Cristiano Corazzari: «C’è grande preoccupazione – afferma - rispetto alle politiche europee che vengono prospettate, figlie di un ambientalismo ideologico che non dà risposte a un mondo che deve continuare a guardare con fiducia al futuro e a produrre prodotti di eccellenza che arrivano sulle tavole dei cittadini e custodire la nostra terra».
Calamità Mai visti i contributi per la grandine del 2022 e 2023, per aviaria e siccità
Stranieri Ci vietano l’uso di fitofarmaci ma importiamo i prodotti coltivati così