Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Una cugina di 12 anni lo accusa di stupro «Troppe incongruen­ze», viene assolto

- Francesco Brun

Sarebbero state troppe le incongruen­ze nel racconto della ragazzina, una su tutte una data errata, e alla fine il Collegio presieduto dal giudice Filippo Lagrasta ha deciso di disporre l’assoluzion­e dell’imputato. «Il fatto non sussite». È stato dichiarato innocente dal tribunale di Vicenza il trentenne di Grumolo delle Abbadesse rinviato a giudizio nel settembre del 2021 con l’accusa di violenza sessuale continuata nei confronti della cugina della moglie, all’epoca dei fatti dodicenne.

La storia era emersa in seguito ad alcuni messaggi inviati dalla ragazzina a una sua amica, tramite i quali si era confidata riferendo di alcune violenze sessuali subite in occasione delle festività trascorse assieme ai familiari, con quest’ultima che aveva deciso di informare immediatam­ente i genitori. In seguito alla denuncia, la ragazzina era stata quindi sentita in incidente probatorio, preceduto da una valutazion­e psicologic­a sulla sua capacità di testimonia­re che aveva dato esito positivo. Secondo il racconto dell’adolescent­e tutto è cominciato mentre si trovava a casa di alcuni parenti, nel giorno di Natale del 2018: dopo essere stato allontanat­o più volte, in quell’occasione l’imputato l’avrebbe toccata nelle parti intime sotto gli slip. A capodanno, la situazione si sarebbe ripetuta, in maniera ancora più pesante. Infine, a Pasqua 2019, il trentenne sarebbe torna to a toc c a re la ragazzina sotto all’intimo, pesantemen­te, toccandole quindi il seno e ponendo la mano di lei sui suoi genitali. Accuse gravissime, tanto che il pubblico ministero Maria Elena Pinna aveva chiesto per l’imputato una condanna a sette anni di reclusione.

In fase dibattimen­tale, però, la situazione ha subito un deciso cambiament­o. L’avvocato Stefano Peron, infatti, sarebbe riuscito a dimostrare che il giorno di Capodanno in questione l’uomo non era presente al ritrovo, una circostanz­a questa confermata anche dai testimoni chiamati a deporre. Questi, tutti familiari della vittima, non avrebbero notato inoltre alcun comportame­nto sospetto dell’imputato nei giorni in cui sarebbero avvenuti gli abusi, e sarebbero state evidenziat­e alcune imprecisio­ni nei resoconti della ragazzina.

Secondo l’avvocato di quest’ultima, Raffaella Di Paolo, la situazione sarebbe diversa, in quanto i familiari avrebbero fatto scudo contro l’accusa, essendo la veridicità delle loro dichiarazi­oni messa in dubbio dai minuziosi dettagli forniti a distanza di cinque anni. Il verdetto è arrivato lo scorso venerdì, con l’uomo che è stato assolto dal reato contestato­gli in quanto «il fatto non sussiste».

«Il fatto non sussiste» Alcune inesattezz­e e una data sbagliata determinan­ti. Il pm aveva chiesto 7 anni

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