Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Morta a 4 mesi schiacciata nel lettone, indagati i genitori
Lo scorso giugno è morta a soli quattro mesi mentre dormiva nel lettone dei genitori, nella sua casa di Rossano Veneto. Adesso, a sette mesi di distanza dalla scomparsa della piccola Megan David, la procura di Vicenza ha indagato, con l’accusa di omicidio colposo, la mamma e il papà della piccola.
Era il 15 giugno dello scorso anno quando si è consumato il dramma: attorno all’una il papà della piccola ha notato che Megan, che si trovava al suo fianco, non respirava più. La bimba, in quel momento, stava dormendo, come forse accaduto altre volte nel lettone, accanto ai due genitori e al fratellino più grande, un bambino di sei anni. Immediatamente è scattata la chiamata al Suem 118: guidato al telefono dal personale sanitario, il papà della piccola ha provato in ogni modo a rianimarla, praticandole il massaggio cardiaco. Anche i medici del Suem 118 arrivati dal San Bassiano, hanno tentato l’impossibile per oltre un’ora, prima nel salotto di casa, poi nelle stanze dell’ospedale, ma per Megan non c’era stato più nulla da fare. La piccola è deceduta poco dopo essere arrivata nel nosocomio di via dei Lotti.
In un primo momento i medici avevano ipotizzato che la secondogenita della coppia fosse deceduta per un caso di «Sids», la sindrome della morte bianca del lattante, che colpisce un bambino ogni 2000, fino ai sei mesi di età. L’autopsia effettuata nei giorni successivi alla tragedia nell’unità di patologia cardiovascolare dell’Università di Padova da parte del medico legale Antonello Cirnelli e di Stefania Rizzo, esperta anatomopatologa, aveva però raccontato però un’altra verità: Megan non era morta per la «Sids» ma per soffocamento, schiacciata nel sonno.
La procura di Vicenza adesso ha disposto ulteriori accertamenti da parte della polizia giudiziaria che dovrà fare chiarezza su quanto sia davvero accaduto quella notte ed individuare eventuali responsabilità. Mamma e papà sono indagati.
I genitori della piccola, contattati telefonicamente, hanno riferito di non essere ancora stati messi a conoscenza dell’indagine. Al momento preferiscono non rilasciare dichiarazioni e nelle prossime ore nomineranno un legale di fiducia che li aiuti ad affrontare questa nuova fase d’indagine. Già provati dalla perdita di una figlia, i genitori di Megan, ora dovranno difendersi dall’accusa più grande: quella di averne provocato la morte.