Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
La calma, le vie di fuga erano dei professionisti È caccia al commando
Bottinoda200milaeuro, ilblitzèduratoquattrominuti. Immaginidelletelecamerealsetaccio
Come un’operazione chirurgica. Un colpo preciso, con un bottino da oltre 200 mila euro in gioielli e preziosi, durato in tutto tre o quattro minuti. Neanche un colpo sparato, né una goccia di sangue: sono entrati al centro commerciale Valecenter di Marcon in cinque, mercoledì sera, a volto coperto, vestiti di nero e con i guanti. Imbracciando fucili mitragliatori e pistole — un arsenale di armi pesanti — non hanno mai perso il controllo della situazione. Un piano perfetto, un sangue freddo impressionante. Hanno pure gestito l’imprevisto della crisi di panico della commessa presa in ostaggio, che si è accasciata a terra in lacrime e sotto choc, senza mostrare segni di nervosismo. Un po’ come se ripetessero azioni già fatte, abituati, addestrati, in pratica professionisti. E potrebbe essere questo a tradirli, non appena le indagini daranno una risposta alle migliaia di comparazioni e raffronti tra video che gli inquirenti stanno facendo in queste ore sui dettagli dei cinque componenti del commando.
Avevano detto alle dipendenti del negozio saccheggiato, Gioielli di Valenza, «non vi succederà niente, fate quello che vi diciamo». E così è stato. Si sono portati fuori oltre ai sacchi pieni di monili e oro anche una dipendente, messa a sedere a terra vicino a una Fiat Panda rossa, tra le auto usate, giusto il tempo necessario per caricare il bottino. L’altra commessa l’avevano già lasciata andare. Durante la fuga non è escluso si siano divisi in più gruppi, per garantirsi la buona riuscita almeno di una parte della rapina. Al momento non sembra vi fossero basisti o autisti nelle vicinanze del
Valecenter a completare il commando armato. Avevano predisposto tutto, dalla posizione strategica della vetrina vicina a un’uscita, fino alla localizzazione dello snodo viabilistico in cui sorge il centro acquisti di Marcon. In pochi minuti si arriva alla tangenziale A57, in autostrada verso Trieste e il confine, maanche a sud in direzione Padova e Bologna o al groviglio di strade secondarie del veneziano. La Panda è stata ritrovata al Mondo Convenienza, a poche centinaia di metri; altre macchine, fra cui una Golf, sono da recuperare. I carabinieri dell’Arma veneziana stanno studiando tutto, dalle scarpe ai movimenti, dalla fisionomia alle armi impugnate. E c’è un altro elemento chiave: la parlata. Le dipendenti della gioielleria alle quali un paio di loro si sono rivolti — la commessa presa in ostaggio e l’altra ragazza a cui hanno ordinato di aprire tutte le teche con i preziosi— ricordano che si esprimevano con un italiano «pulito», senza ac
centi dialettali o inflessioni straniere. Solo un operatore della sicurezza ha detto di aver percepito una cadenza veneta: forse si tratta di persone del posto. E se così fosse lo studio delle fisionomie, della gestualità e dei modi di fare potrebbe dare risposte sulle loro identità. Lo stile dalla rapina tipo anni Novanta ricorda colpi delle bande organizzate come la Mala del Brenta. Gli inquirenti sono ora impegnati a sentire altri testimoni e a rivedere anche le immagini dei giorni precedenti la rapina, per capire se ci siano stati sopralluoghi per studiare i locali.
Mercoledì sera, intorno alle 19, solo un fuggi fuggi generale con l’ordine di evacuazione e cinque minuti dopo l’irruzione dei carabinieri in tenuta anti-sommossa. Solo un’ora e commercianti e commessi sono usciti dal centro, mentre i militari hanno ascoltato per ore i testimoni e il personale. «Per la rapidità dell’intervento sono grato alle forze dell’ordine — dice il sindaco di Marcon, Matteo Romanello —. Il mio rammarico è che sia successo qui, come poteva succedere ovunque. Lo snodo strategico della viabilità a Marcon è tale da offrire una mobilità che porta in pochi minuti verso ogni direzione». Il pm di turno di Venezia Roberto Terzo ha aperto un fascicolo per rapina aggravata dall’uso delle armi, ovviamente contro ignoti. Sarà invece da valutare l’ipotesi del sequestro di persona, dato che l’azione è durata pochissimi minuti, giusto il tempo di mettere a segno la rapina e fuggire. In procura c’è comunque il massimo riserbo sulle indagini, anche perché in questa fase, come in una partita a scacchi, può essere importante anche non far conoscere ai fuggitivi che cosa si sa su di loro.
Antonella Gasparini
(altri servizi nel fascicolo nazionale)
"
Il sindacoRomanello Lo snodo strategico della viabilità qui aMarcon offre vie di fuga in ogni direzione in pochiminuti