Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Che fine hanno fatto le startup? Dopo il 2022 investimen­ti giù, ora tirano deep tech e lo spazio

Domani l’inserto: radiografi­a dell’innovazion­e, Nordest centrale

- Di Alessandro Zuin

Ma che fine hanno fatto le startup, dopo la sbornia da innovazion­e dello scorso decennio? Corriere Imprese Nordest, l’inserto mensile che torna domani all’interno del Corriere della Sera, he cercato una risposta a questo interrogat­ivo, interpella­ndo esperti, operatori della rete di incubatori e accelerato­ri attivi a Nordest, startupper in attività. Il quadro che ne emerge racconta di un fenomeno che, almeno dal punto di vista numerico, sembra avere toccato il suo picco massimo nel 2022, per poi imboccare un percorso in discesa. Sopratutto alla voce investimen­ti nelle imprese innovative, il segno meno si fa sentire in misura rilevante: pur superando per il terzo anno consecutiv­o quota un miliardo di euro, il che trasmette l’idea di un consolidam­ento acquisito, comunque la raccolta in Italia è calata l’anno scorso per una percentual­e vicina al 50%. Per dirla con Gianni Potti, presidente di Fondazione Comunica e fondatore del Digitalmee­t, «durante e dopo il Covid non c’è stato alcun incentivo governativ­o. Nei convegni i politici parlano bene delle startup perché fa moderno ma dopo il 2022 si è bloccato tutto».

Rimangono però alcuni elementi distintivi proprio a Nordest rispetto alla competizio­ne territoria­le nell’attrazione degli investimen­ti. Come sottolinea su Corriere Imprese nel suo intervento di analisi Roberto Pillon, responsabi­le dell’ufficio Generazion­e d’impresa dell’Area Science Park di Trieste, a Nordest le gerarchie sembrano essersi rovesciate. Il Trentino Alto Adige si rivela essere il territorio più capace di attrarre investitor­i verso le sue startup e scaleup (società che hanno già sviluppato il loro prodotto e il relativo modello di business), con 64 milioni di euro e 8 round: erano 4 milioni nel 2022 (+1.500%).

Il Friuli Venezia Giulia ha chiuso l’anno con 37 milioni raccolti in 7 operazioni (+117,6%). Il Veneto, invece, sebbene metta a segno 10 operazioni, raccoglie 15 milioni di euro, in calo del 71,7%. Al netto del fatto incontesta­bile che il livello di autonomia nettamente maggiore consente al Trentino Alto Adige (soprattutt­o a Bolzano con NOI Techpark) e al Friuli Venezia Giulia di avere margini di manovra più ampi, i dati suggerisco­no che il Veneto debba darsi una strategia per recuperare attrattivi­tà. Secondo Emiliano Fabris, direttore del Galileo Visionary District di Padova, la forza che può ancora esprimere il Veneto sta nel suo modello diffuso: «Da noi le startup sono dislocate nelle province di Venezia, Verona, Padova, Vicenza, Treviso. Un modello più res i l i ente di quelli centralizz­ati, come la Lombardia o l ’ Emi l i a , dove tutto è concentrat­o ne i pol i di

Milano e Bologna».

Quali sono i settori in cui le nuove idee degli startupper di oggi potrebbero trovare terreno più fertile? Gli esperti non hanno dubbi nell’indicare il deep tech, il comparto aerospazia­le (si veda il caso della triestina Picosats, raccontato domani su Corriere

) e gli sviluppi potenzialm­ente infiniti della sicurezza informatic­a.

I territori

In un contesto cedente, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia attraggono investitor­i

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A Verona La finale della Startup Marathon 2023

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