Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Voti comprati e mentalitàmafiosa» Don TikTok contro Geolier
Borrelli, Verdi: cimancava il prete razzista
Non basta spegnere i riflettori su Sanremo per placare le critiche. A manifestare il suo dissenso è ora don Ambrogio Mazzai, noto col soprannome di «don TikTok», per i suoi 365 mila follower sul social più amato dai giovanissimi, a cui se ne aggiungono oltre 74 mila su Instagram. «Questa canzone è stata fatta arrivare in alto comprando voti con una schifosissima mentalità mafiosa – ha dichiarato in un video - e la tv pubblica dovrebbe smettere di proporla solo perché tirano su qualche milione di euro». Un’accusa forte contro il sistema di voti della kermesse canora in cui, seppure non esplicitato, viene a galla il nome di Geolier. «Ci mancava il prete influencer razzista che fa accuse infamanti – è il commento del deputato napoletano di Alleanza Verdi Sinistra Francesco Emilio Borrelli -. Quello che dice non è degno di un uomo di Chiesa». Classe 1991, prete dal 2016 nella diocesi di Verona, collaboratore parrocchiale di San Zeno a Mozzecane, don Ambrogio è diventato celebre sui social grazie al modo diretto e irriverente di raccontare la sua vita da giovane sacerdote.
Don Ambrogio, perché è contrario al sistema di votazioni di Sanremo?
«Il televoto è antidemocratico. Vota solo chi ha la disponibilità economica per farlo. E gli artisti che hanno più fanbase e più disponibilità, possono usare tutte le sim a propria disposizione, comprarne di nuove, usare quella dei parenti... e non c’è nulla di meritevole in questo sistema».
Il verdetto è determinato dal risultato combinato di sala stampa, radio e televoto...
«Ancora peggio. Perché significa che la maggioranza delle persone che ha votato è rimasta delusa. Una canzone nello specifico è arrivata in alto nelle classifiche, raggiungendo una percentuale mostruosa di preferenze, dietro cui ci sono persone che hanno investito tempo e soldi. Eppure non sono riusciti a far vincere il loro cantante preferito».
Si riferisce a Geolier?
«Sì, ma non è un attacco a lui. È una critica al sistema del televoto. A rendere ancora più significativa la mia scelta di non guardare e di non finanziare queste logiche è il fatto che una canzone presentata al Festival della musica italiana non fosse in italiano».
«Sì, ma gli è stato concesso di farlo. Io non ho seguito Sanremo, ma ho ascoltato varie canzoni che sono passate in radio e sui social. Della canzone di Geolier posso dire una cosa inconfutabile: non capisco le parole. Una canzone in dialetto può essere apprezzata solo da chi parla quel dialetto. Una canzone in napoletano può essere apprezzata da chi vive a Napoli. La sua canzone andrebbe bene alla sagra della musica dialettale, di certo non al Festival della canzone italiana».
Vuole rispondere alla critica dell’onorevole Borrelli?
«Secondo me non ha capito il senso del mio video. La sua accusa è infamante e mi aspetto delle scuse pubbliche. Mi dissocio da chi strumentalizza i miei messaggi per i suoi fini politici».
Salva qualcosa di questo festival?
«Purtroppo no. Ho visto gag di alcuni personaggi e le ho trovate di bassa lega. Sanremo rappresenta bene la locuzione “panem et circenses”, usata nell’antica Roma per far stare bene il popolino. Pane e giochi circensi: è questo che hanno avuto i telespettatori. La Rai poteva fare di più».
Amadeus è cresciuto a Verona, come lei, e parte della sua famiglia vive ancora qui. Se lo incontrasse, cosa gli direbbe?
«Sarei davvero felice d’incontrarlo. Gli direi che non si dovrebbe mai sprecare l’occasione d’inserire dei messaggi positivi ed educativi di fronte a milioni di persone».