Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
La nuova Bcc Veneta è operativa Piva alla presidenza, Pilati è ilDg
Primo Cda a 15, quasi 200 sportelli in 6 province su 7. «Un riferimento per la regione»
Alle progressive aggregazioni tra le banche di credito cooperativo, con il passaggio sotto l’ombrello dell’uno o dell’altro gruppo nazionale, nel corso degli ultimi anni si era un po’ alla volta fatta l’abitudine. Ma con il taglio del nastro, ieri, nella sede di PalazzoWollemborg a Padova, della neonata Bcc Veneta, l’idea della banca di circondario o di vallata, discendente dal sistema delle vecchie Casse rurali ed artigiane, in cui presidente e direttore conoscevano personalmente ogni singolo socio e cliente, appare definitivamente tramontata.
La terza Bcc nazionale per numero di sportelli, è operativa a tutti gli effetti da ieri con il nuovo logo in sei province venete su sette, più alcuni « sconfinamenti » a Trento e Mantova, per servire i clienti di 237 comuni. Sarà guidata da un Consiglio di amministrazione composto da 15 membri, votato dai soci della Banca di Verona e Vicenza e della Bcc Patavina, cioè le realtà che si sono aggregate, secondo il progetto approvato dalle rispettive assemblee separate del 2 dicembre scorso.
Il primo presidente di Bcc Veneta è il numero uno di Verona e Vicenza, nonché della federazione regionale, Flavio Piva, coadiuvato da tre vicepresidenti (Remo Pedon, vicario, Leonardo Toson e Sergio Bassan), mentre la direzione generale è affidata a Leopoldo Pilati, già direttore generale di Bcc Verona e Vicenza, affiancato dai vicedivrebbe rettori Andrea Bologna (vicario) e Renato Zampieri.
«L’aggregazione – sottolinea Piva - ci rende un soggetto bancario di riferimento per il Veneto e per il Nordest, ancora più forte, capace di rispondere con la necessaria qualità ed efficacia ai bisogni di un territorio straordinario, offrendo servizi di qualità, erogando credito per i buoni progetti con prudenza, lungimiranza e capacità di visione. Una banca che avrà a cuore gli interessi della nostra gente, delle famiglie, delle imprese, delle istituzioni, del Terzo settore».
L’interrogativo, dato il progressivo ingrandimento delle insegne sotto la sigla della holding nazionale Iccrea, come in questo caso, o di Cassa centrale banca, è se questi operatori andranno nella sostanza a occupare gli spazi fino a qualche anno fa presidiati dalle ex Popolari venete, assorbite da Intesa Sanpaolo con la loro liquidazione nel 2017. Una lettura dello scenario viene da Giovanni Costa, docente emerito di strategia d’impresa e già presidente della Cassa di Risparmio del Veneto, oltre che ex vicepresidente del consiglio di gestione di Intesa: «Fino a questo momento, i risultati che stanno ottenendo le Bcc dalle loro aggregazioni e attraverso i loro aggiornamenti strategici e tecnologici, stanno dando loro ragione e ci sono ancora diversi aree da riempire, lasciate sguarnite dalle ex Popolari. È chiaro, tuttavia - continua Costa - che le continue espansioni, volte a perseguire ineludibili economie di scala e adeguamenti ai processi regolatori, possono andare incontro a dei limiti, cioè l’allontanamento di segmenti di clientela più sensibili alle dimensioni di prossimità che la “loro” banca doavere, anziché alle potenzialità della tecnologia. E si tratta di una platea piuttosto ampia, dato anche l’innalzamento dell’età media dei clienti e, di conseguenza, della loro resistenza alla digitalizzazione. Non sto parlando solo delle famiglie ma anche di nicchie di imprese del terziario tradizionale in cui il rapporto di vicinanza “fisica” con i referenti dell’istituto rimane un valore».
Anche la politica è intervenuta a commentare la novità nel panorama bancario: «Il Nordest e il Veneto vantano una lunga tradizione nell’ambito del credito cooperativo e delle finalità mutualistiche in ambito bancario – interviene il presidente del consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti - e sono certo che Bcc Veneta saprà ben presto diventare un soggetto bancario di riferimento, ben oltre la mera somma delle due realtà precedenti, e rimanendo fedele al proprio statuto».
Combinando i dati delle Bcc prima della loro integrazione, si ottiene un numero di soci superiore alle 29 mila unità e una piattaforma di 93 sportelli, l’ultimo dei quali aperto da poco a Peschiera del Garda (Verona), al cui servizio operano 730 dipendenti. Il totale attivo supera i 6 miliardi e i fondi propri vanno ben oltre i 507 milioni, mentre, sul fronte della solidità patrimoniale, il Total capital ratio aggregato della nuova banca vale il 24,1%.