Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Electrolux, mancanocomponenti Suseganacostrettaafermarsi
CrisidiSuez: stopecassaintegrazioneanchefinoacinquegiorni, mentrelarichiestacresce
Il mercato finalmente risale, ma i Tir che potrebbero partire carichi di frigoriferi dallo stabilimento Electrolux Italia di Susegana (Treviso) sono meno rispetto a quelli che normalmente si muovono. Non possono esser riempiti, perché alle linee di montaggio non arrivano abbastanza componenti di plastica o metallo e il magazzino è colmo di pezzi non finiti. Ecco la crisi del Mar Rosso, approdata al più grande stabilimento in Italia del colosso svedese dell’elettrodomestico.
Le linee di produzione su cui nel 2019 la si investirono 130 milioni di euro, le superdigitalizzate Genesi, devono fermarsi da domani e per alcuni giorni, non si sa quanti, forse addirittura cinque. E i lavoratori, fino a 1.200, cioè quasi tutti, rimarranno con tutta probabilità a casa in cassa integrazione. Lo ha comunicato ieri la direzione ai sindacati con una lettera, che fa esplicito riferimento ad una «ormai prossima interruzione nel flusso di componenti, essenziali per il corretto svolgimento di parte del processo produttivo».
La restrizione delle scorte di componenti, per Electrolux come per altre realtà della manifattura, da qualche anno non è una novità. Con la pandemia e la chiusura dei porti dell’Estremo Oriente l’Occidente si accorse di non avere microchip a sufficienza. Poi è stata la volta del conflitto in Ucraina, con ricadute su costi dell’energia e materiali come l’acciaio e, di conseguenza, sui laminati per costruire macchine di ogni tipo. Compresi, i frigoriferi di Electrolux Susegana, che, a un certo punto, dovettero atten
Mentre Electrolux affronta il nodo esuberi ma conferma gli investimenti per raddoppiare la linea Genesi, lo stabilimento trevigiano di Susegana è costretto a fermarsi per la mancanza di componentistica. Lo stop, che riguarda fino a 1.200 persone per un periodo fino a cinque giorni, è stato comunicato dall’azienda ieri sera. Lo stop comporterà l’uso della cassa integrazione: oggi vertice in azienda dere a lungo prima di esser completati con gli sportelli anteriori.
Cosa manchi ora sarà chiarito stamattina, in un incontro convocato tra azienda e rappresentanze sindacali interne. Si parla di elementi plastici, isolanti, cerniere e minuterie in generale, elementi per lo più acquistati da subfornitori locali i quali, si suppone, non sono a loro volta stati riforniti di materia prima. L’interpretazione più ragionevole è che alla base vi siano i ritardi delle grandi navi partite dall’Asia, ma costrette a circumnavigare l’Africa per l’impraticabilità del Mar Rosso per raggiungere Suez.
«Sta di fatto – evidenzia Augustin Breda, leader delle Rsu e portavoce dei lavoratori – che da alcune settimane notiamo un flusso di automezzi in uscita sensibilmente inferiore a quello ordinario e che i pezzi non finiti, frigoriferi da incasso completi di involucro ma mancanti di accessori come cassetti, porticine e altro, si accumulano nel magazzino dove vengono riposti i prodotti incompleti». Secondo un calcolo a spanne, potrebbero essere intorno ai 15 mila. Il conto si può fare velocemente, del resto, considerando che ogni giorno lo stabilimento può fabbricarne tremila. Teoricamente, dunque, cinque giorni di fermo porterebbero ad una mancata produzione di una quantità analoga, e tutto ciò mentre la richiesta aumenta.
Dopo una serie di anni in flessione il target di produzione per il 2024 è tornato a salire a 605 mila pezzi a fine anno contro i 595 mila del 2023. Numeri lontani dagli oltre 900 mila di pochi anni fa, ma in risalita, tanto che solo a gennaio i frigoriferi, destinati per lo più ai marchi delle cucine su misura o, se di fascia inferiore, alle grandi catene low cost come Ikea, hanno toccato le 47.500 unità. Questo, peraltro, accade mentre Stoccolma conferma a Susegana un nuovo investimento da 110 milioni per potenziare Genesi.