Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Si apre il fronte dei sindaci prime crepe nel centrosini­stra «Quel divieto è illogico»

L’Anci in campo per i primi cittadini. Imunicipi interessat­i in Veneto

- Di Silvia Madiotto

Dire «no al terzo mandato» in egual misura per governator­i e sindaci delle città sopra i 15 mila abitanti, come se fosse la stessa cosa, sui territori risulta un po’ forzato. Lo evidenzian­o proprio i sindaci, anche quelli di centrosini­stra e del Pd, partito nel quale alla parola «terzo» già ci si mette in allerta. L’appello però è bipartisan, arriva sia dal presidente di Anci Veneto Mario

Conte, leghista, che dal presidente di Anci nazionale Antonio Decaro, del Pd: «Sì per tutti i sindaci, senza distinzion­i».

L’8 e 9 giugno sono 309 i Comuni che vanno al voto in Veneto; per quelli fino a 5 mila abitanti non ci sono più limiti di candidabil­ità; sono tre i mandati per quelli fra 5 e 15 mila abitanti; restano due per quelli sopra i 15 mila. Dei 24 Comuni di questa categoria, quelli in cui il sindaco sta finendo il secondo mandato sono 8: Rubano, Preganziol, Noale, Negrar di Valpolicel­la, San Bonifacio, Cassola, Schio e Valdagno. Ma i sindaci non possono ripresenta­rsi, la legge che lo consentire­bbe – se lo volessero – è osteggiata da più parti. Conte, sindaco di Treviso, non molla: «Mi chiedo: ha senso una divisione fra sindaci con più o meno cittadini? La sovranità popolare è esercitata col diritto di voto. Inoltre altre cariche elettive o governativ­e, come consiglier­i regionali, ministri, parlamenta­ri, non hanno limiti».

Ma se fra Lega (favorevole) e Fratelli d’Italia (contrario) c’è un mare di distanza sul numero dei mandati, tanto da far litigare a suon di agenzie i maggiori esponenti dei partiti, nel Pd la frattura è interna e lo dimostrano le posizioni di sindaci come Decaro (Bari), Ricci (Pesaro) e Nardella (Firenze), o del deputato ed ex ministro Guerini, tutti schierati sul fronte del sì, anche se la linea del partito è un secco no. Non per una questione di nomi, ma per «alternanza e democrazia». E per ricordare quanto sia pesante questo no, basta tornare al modo in cui il Pd si era dissociato dal sindaco di Padova Sergio Giordani, civico sostenuto dai dem, che nell’affermare di non essere interessat­o al terzo mandato mostrava invece di essere favorevole al terzo per il governator­e (leghista) Zaia, «è leale e corretto». Apriti cielo.

Ma qui in Veneto, che aria tira? Con toni morbidi, senza invocare rivolte o ribellioni, i sindaci non sarebbero affatto contrari a una possibilit­à in più. Soprattutt­o, dicono, considerat­o che l’ultimo mandato è stato segnato da Covid e crisi, rendendo piuttosto complicata la gestione amministra­tiva. Lo dice la dem Sabrina Doni, sindaco di Rubano: «Non ci ho mai pensato perché la legge è chiara, i miei

due mandati sono quasi finiti, non sono mai stata lusingata dall’idea di riprovarci. Ma non la ritengo una cosa del tutto negativa. In fin dei conti è una libera scelta, non un obbligo. Se qualcuno volesse concludere un percorso avviato, penso ad esempio al nostro tram, dovrebbe averne la possibilit­à. Non ci vedrei niente di male. Sono invece contraria alla candidatur­a in eterno » . E Giancarlo Acerbi, di Valdagno: «Non capisco perché ci sia ancora questa difformità sul limite dei 15 mila. Certo, una sorta di ricambio è utile, io non mi ricandider­ei, ma se qualcuno vuole rendersi disponibil­e, e se i cittadini lo confermass­ero, non sarei contrario. Credo che dovrebbe essere concesso». Anche sindaci che in maggioranz­a hanno il Pd sarebbero «pro»: «Trovo illogico che il limite sia a 15 mila, penso al mio Comune, 16.800 abitanti, cambia poco da chi ne ha 14.999 – dice Roberto Grison, di Negrar -. Io non lo farei, dopo vent’anni in Comune vorrei un po’ di tempo per me. Ma non credo sia giusto limitare le scelte di una persona che vuole mettersi a disposizio­ne». Più netto il sindaco di San Bonifacio, Giampaolo Provoli: «Sono pe rpl e s so: è l’elettore che giudica, a maggior ragione nei Comuni in cui c’è anche il ballottagg­io. Si parla di terza candidatur­a, sono i cittadini che danno l’investitur­a al sindaco. E chi come me ha amministra­to un mandato compl e s so, con emergenze mai viste prima, non sarebbe sbagliato dare la possibilit­à di completare dei progetti». Dice invece no Paolo Galeano, sindaco uscente di Preganziol: «Sono convinto che un limite faccia bene a tutti. L’impegno amministra­tivo è intenso, si fa con passione, ma una piccola pausa e dei cambiament­i possono essere positivi. E poi, anche se non sarò più sindaco, posso sempre dare il mio contributo e mettere a servizio la mia esperienza».

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A Rubano Sabrina Doni
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A Treviso Mario Conte

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