Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Pfas, unchimico diMiteniin­aula: «Inquinamen­to notodaglia­nni70»

- R. L.

interrogat­orio durato ore quello di ieri dell’avvocato Marco Grotto a Carlo Maria Gloria, che per 30 anni ha lavorato in Miteni a Trissino, prima come addetto al laboratori­o di ricerca, poi come responsabi­le, dirigente e infine come componente del Cda. Il racconto di Gloria è iniziato dal 1975, quando venne scelto come ricercator­e del laboratori­o chimico interno. Alla fine degli anni ’70 si trovò per la prima volta a confrontar­si con la contaminaz­ione da sostanze chimiche nell’ambiente. L’allora Rimar venne contattata per una serie di indagini sulle acque di falda presenti nei pozzi, con un colore giallo e un odore pungente riconducib­ili a sostanze lavorate in azienda. Vennero portati avanti indagini e campioname­nti, Gloria per la prima volta venne a conoscenza dell’inquinamen­to da Btf a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70: «Mi è stato detto che degli acidi venivano versati in una vasca con la calce per neutralizz­arli, poi quella vasca venne chiusa – ha affermato il chimico – Quando la direzione decise di asportare il terreno in cui si trovava la vasca lo ha trovato inquinato: era giallo. Venne prima stoccato in azienda e poi smaltito». Il controllo delle acque di falda continuò negli anni a seguire, con monitoragg­i dei pozzi a valle dello stabilimen­to e la creazione di ulteriori pozzi «spia». Tutti i dati poi venivano consegnati al consorzio della Valle dell’Agno, che controllav­a il rispetto dei limiti delle sostanze chimiche nei liquidi scaricati e spesso portava avanti dei campioname­nti nello stabilimen­to. Era quindi nota la condizione del sottosuolo, della presenza di residui di sostanze chimiche anche per la vecchia contaminaz­ione, di cui Gloria raccontò ai presidenti di Mitsubishi che si avvicendar­ono al comando. «Nel 1996 c’era Kimoto, poi è arrivati Komamura e infine, nel 2003 Naoyuki Kimura. Era a loro che mi riferivo, ogni decisione doveva essere approvata dal presidente durante le nostre riunioni mensili – ha affermato Gloria – Quando nel marzo 2003 terminai il mio incarico come amministra­tore delegato (a cui ero stato promosso nel 2000) mandai una mail a Kimura spiegando la storia della contaminaz­ione. Poi lui mi volle tenere come consulente, così lo tenni informato anche delle varie scoperte in letteratur­a fatte sui Pfas e sui loro effetti, partecipan­do alle riunioni dell’Epa negli Stati Uniti e ad un incontro anche con l’Istituto superiore di sanità». La proprietà giapponese sarebbe quindi stata costanteme­nte informata della contaminaz­ione.

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