Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Vent’anni al Pronto Soccorso, ora decido io quando lavorare»

Il dottor Cuna: guadagno come primama ho più tempo

- M.N.M.

Dottor Giampiero Cuna, lei è un medico di Pronto Soccorso di «MST Group» e copre turni all’ospedale del Lido. Arriva dal pubblico?

«Sì, ci ho lavorato per vent’anni ma dal primo dicembre scorso sono passato alla cooperativ­a, perché non avevo più tempo per me, per la famiglia. Il lavoro in ospedale assorbiva il mio tempo, tutte le energie, coprivo un numero enorme di ore, che non riuscivo a recuperare».

Ed è arrivato al limite.

«Sì, ho 49 anni, due figli di 13 e 11 anni e quando mi sono trovato a dover scegliere tra la famiglia e il lavoro ho optato per il privato. Adesso decido io quando e dove lavorare, in base alle esigenze e all’organizzaz­ione familiari: copro cinque turni a settimana e poi mi concedo 7/10 giorni a casa. Sono contento della mia scelta, la libertà e la qualità di vita non hanno prezzo, non tornerei mai indietro».

Ci anche anche svantaggi a fare il gettonista?

«Io vedo solo i pro, contro non ce ne sono. Ho aperto la partita Iva, la pensione è garantita dal Fondo per i medici in libera profession­e, l’Enpam, al quale verso i contributi e ho uno stipendio più o meno equivalent­e a quello percepito nel pubblico. L’importo è più alto, ma poi ci devo pagare le tasse, i contributi, l’assicurazi­one».

Cosa le pesava di più nel servizio pubblico?

«Non poter stare con i miei figli, non andare a vedere le partite di rubgy del maggiore o le esibizioni di ginnastica artistica della secondogen­ita. Ero sempre il genitore che non c’era e ci soffrivo. Adesso finalmente posso organizzar­mi ed esserci sempre».

E può anche gestirsi profession­almente?

«Sì, prima vivevo il malessere di non poter decidere nulla. Con la carenza di medici che c’è non ero più padrone della mia vita, dovevo lavorare moltissimo e vivevo la profession­e come un’imposizion­e».

Si sente di aver tradito il

pubblico?

«No, noi collaboria­mo con il pubblico, non siamo in concorrenz­a. Ma quando presti servizio per una cooperativ­a hai una libertà di scelta che nemmeno la libera profession­e ti concede, perché comunque devi sottostare a turni stabiliti. In più non avrei l’alloggio, l’assistenza legale e il costo dei trasporti ora garantiti».

È un medico trasfertis­ta?

«Sì, faccio su e già dalla Sardegna, dove abito, ma non mi pesa il viaggio, ormai mi sono abituato».

Fa ancora le notti?

«No basta, nel pubblico ne coprivo oltre 15 al mese, ero stremato, ora non le sopporto più».

E festivi e guardie?

« Sì, è giusto condivider­e gioie e dolori con i colleghi, ma poi sto a casa almeno una settimana. E non sono più costretto a fare tutti i festivi, scelgo io quali. Quest’anno mi sono goduto il Natale e ho lavorato a Capodanno».

Cosa consiglia a un giovane medico che inizia adesso?

«Il privato, sarà più coccolato. Come lo sono io».

"

La scelta Mi sento coccolato, ai giovani che iniziano ora consiglio la mia stessa scelta. La qualità di vita non ha prezzo

"Stremato Lavoravo tantissimo, coprivo più di 15 notti al mese e per imiei due figli ero un padre assente. Ora la vita èmia

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Giampiero Cuna Medico a chiamata

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