Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Una storia lunga 76 anni «Qui i primi rasoi elettrici e ora è tornata la passione»

Il negozio in contra’ Pigafetta: tre generazion­i al lavoro

- F.M.

Cosa c’era dietro quel cartello, nella scritta «Trippe sempre pronte», esposto sulle porte delle osterie ogni giovedì di mercato? «Un commercio diverso, una città diversa, un centro storico diverso, suoni di ve r s i » di ce Battista Moro. Gli ottanta li ha superati da qualche anno e di tanto in tanto va a trovare il nipote Stefano, figlio del fratello Carlo, nella bottega di contra’ Pigafetta. Un’attività aperta nel 1948 dai fratelli Carlo e Battista (zio dell’ottuagenar­io). «Centro rasoi elettrici e coltelleri­a» recita il biglietto da visita. «Siamo sempre stati qui – rivendica Battista – abbiamo cambiato tre locali ma sempre in contra’ Pigafetta». Per trovarlo, il negozio, bisogna sapere dove andare ma una volta non era così. La contra’ era una delle vie commercial­i più suggestive e la bottega Moro ne faceva parte, prima di una sostanzial­e desertific­azione cominciata negli anni Ottanta. I ricordi si accavallan­o in ordine sparso. C’erano una salumeria, una piccola officina di biciclette, un negozio di scarpe «La pantofola», un fotografo, un’osteria un negozio di dischi eppoi di jeans. Dove una volta c’erano botteghe oggi ci sono garage. «Qui sopra, al primo piagioni

no – dice Battista – in tempi lontani c’era una pasticceri­a». «Da quella porta sono entrati in molti» aggiunge. Giacomo Rumor, imprendito­re e fratello dell’ex presidente del consiglio Mariano, o l’ex giocatore del Lanerossi Giulio Savoini. O, a Vicenza per altre ratrattegg­iare

, anche l ’ alpini s ta Reinhold Messner.

C’è un centro storico alla continua ricerca di un’identità commercial­e, alle prese con spazi vuoti, e c’è chi resiste senza mai aver tradito una storia pressoché di nicchia che è anche storia di famiglia e della città. Il negozio dei Moro è piccolo, si accede scendendo tre scalini. Sul retro il laboratori­o di affilatura. I clienti entrano e vedono l’esposizion­e: coltelli profession­ali e sportivi, rasoi elettrici e rasoi tradiziona­li. Quelli di sicurezza, composti da tre pezzi sui quali aggiungere una lametta, e i mano-libera (quelli dei barbieri, a serramanic­o). E ci sono anche creme da barba inglesi, italiani, americani e numerosi altri prodotti. «Negli ultimi sei o sette anni – spiega Stefano Moro – è un ambito che è ripreso bene e che forse è riconducib­ile alla consapevol­ezza che avere del tempo per prendersi cura di sé è una cosa importante». Tanto più dopo la pandemia. I clienti entrano, chiedono consigli. Il titolare spiega, consiglia, dedica loro tempo. Vecchia scuola. Se i rasoi vanno di contro «sta scemando la “passione” dei coltelli profession­ali da cucina dopo il boom degli anni scorsi spinto dai programmi culinari» osserva il commercian­te. Gli acquirenti principali oggi, manco a dirlo, sono americani. Non c’è il rigore e la precisione degli storici e dei ricercator­i ma «i primi rasoi elettrici in città sono arrivati qui nel 1953, in questo negozio» ricorda con orgoglio Battista. Sia lui sia il nipote Stefano sanno di essere fortunati. «Se Stefano non avesse preso le redini dell’attività questo negozio non esisterebb­e più da anni. E comunque non ci s’improvvisa commercian­ti» ammette Battista.

Negli ultimi giorni l’impoverime­nto, la sicurezza, un centro storico poco attrattivo sono gli elementi della narrazione. «Dicono che in centro non c’è movimento né di sera né di giorno – dice Stefano – ma come potrebbe esserci se tutto, dalla Camera di commercio alle Poste, è fuori?». Intanto in contra’ Pigafetta si resiste. Non solo grazie ai ricordi, anzi.

Moro

Dicono che in centro non c’èmovimento, e come potrebbe esserci se tutti i servizi sono portati fuori

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In bottega Stefano Moro del «Centro rasoi elettrici e coltelleri­a»

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