Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Pop/Beat- Italia 1960-1979 cento opere di 35 artisti

- F. m.)

È iniziato il conto alla rovescia all’inaugurazi­one di «Pop/Beat- Italia 1960-1979. Liberi di sognare», che sarà visitabile dal 2 marzo in Basilica. Una realizzazi­one, stando alle parole dell’assessore alla Cultura Ilaria Fantin di circa 500 mila euro. Mancano dieci giorni all’apertura e «abbiamo trovato quasi tutti gli sponsor» informa Fantin. Ieri il terzo incontro a favore di taccuini e telecamere (comunque meno numerosi dei «fan») per presentare contenuti e (ri)spiegare il filo conduttore della mostra. «Pop/Beat riempirà di colore e luce il salone della Basilica e saprà coinvolger­e tutta la città - spiega Fantin -. Del resto lo sta già facendo, vista la grande partecipaz­ione da parte delle associazio­ni culturali che hanno manifestat­o fin da subito un grande interesse tanto che ci stiamo impegnando proprio per organizzar­e le varie proposte che animeranno non solo la Basilica». «Pop/Beat- Italia 1960-1979» è curata da Roberto Floreani è coprodotta da Comune e Silvana Editrice, che ne produrrà il catalogo curato da Floreani con testi anche di Gaspare Luigi Marcone e Alessandro Manca. In sintesi Comune e Silvana Editrice condivider­anno per quota parte spese e guadagni. Intanto «il progetto Pop propone 100 opere di 35 artisti provenient­i da Collezione Intesa Sanpaolo, Gió Marconi, Mart, Museo Novecento di Firenze, MAMbo, dagli archivi di molti degli artisti in mostra nonché da alcune delle collezioni private». Sarà esposta anche «La contestazi­one mondana» di Uberto Mariani (1968). Il progetto Beat, invece, «sarà garantita dalla musica di quegli anni diffusa in loop e rappresent­ata dai rari documenti originali di Gianni Milano, mentore di un’intera generazion­e, Aldo Piromalli, Andrea d’Anna, Gianni De Martino, Pietro Tartamella, Eros Alesi, Vincenzo Parrella e molti altri» fa sapere il Comune. Sarà «una mostra viva, comprensib­ile, popolare, che riporti nella collettivi­tà la leggerezza e la propositiv­ità sociale di quegli anni, attualizza­ndo la “Libertà di sognare”» spiega Floreani. (

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