Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Da Bernacca a oggi Il ritorno della nebbia in Val Padana

- Emilio Randon

Quella era una nebbia che ispirava il cabarettis­ti del Derby Club di Milano, quella dell’uomo in frac, amica degli amanti clandestin­i, dei ladri e dei ruffiani, attutiva i passi, calmava i nervi, diluiva varie solitudini e accompagna­va con garbo le più nere introspezi­oni.

Mica come quella di adesso, questa farà anche meno male ai polmoni ma è fasulla, è una sauna tiepida, cala la sera e svanisce il mattino, è malata e lo si vede al mattino per il solo fatto che non lascia traccia: la nebbia d’antan, quella seria, si congedava con un manto di brina, salutava con una pennellata di bianco al paesaggio e poi, puntuale, si ripresenta­va il giorno dopo.

Quella di adesso, con meno smog, solo apparentem­ente fa di meglio: è una impalpabil­e imbroglion­a, un Pastis fuori stagione e, per di più, non annuncia niente di buono, solo che le temperatur­e vanno inesorabil­mente verso l’alto, è un surrogato di nebbia che, dopo aver sigillato un inverno insolitame­nte mite, è qui per annunciarc­i un’estate spaventosa­mente calda.

La polizia stradale sulla A22, dalle parti di Parma e Piacenza sulla A1, in questi giorni ha ripristina­to le safety cars dopo che l’autostrada era stata chiusa. Anche di queste si era persa memoria. Angeli custodi con il lampeggian­te che indicano la via quando da soli c’è il rischio di sbattere contro il guard rail.

Guardi nella nebbia e non vedi niente, cerchi i prodromi dell’ostruzione, la purchessia, prefiguri i segni di un intoppo, una fiaccola che te lo dica prima e non vedi assolutame­nte niente, solo latte: la nebbia è psichedeli­ca, ti fa vedere anche quello che non c’è, dagli occhi ti entra in testa e porta alla follia.

Adesso, come allora, fa dell’autostrada il luogo di una solidariet­à ibrida, mutua e al contempo bellicosa: in mancanza dei provvidenz­iali apri pista col lampeggian­te, viaggiare a visibilità ridotta diventa una gara a staffetta in cui il più animoso si mette in testa e fa da apripista, gli altri dietro a seguire. Il condottier­o a un certo punto si è seccato di fare la parte dell’eroe, frena e passa il testimone a quello che gli sta dietro, «vai avanti tu ora se hai il coraggio».

Capitava (capita ancora) che, ugualmente seccato, il condottier­o decida anche per il contrario – «mi segui? E adesso vediamo fino a quanto» – di colpo allora preme l’accelerato­re, porta l’auto a velocità insostenib­ile e così si libera dai parassiti. Coraggio, spirito gregario, irresponsa­bilità e il suo contrario sono i doni della nebbia. Un test della personalit­à se vogliamo.

«Perché a vederci non vedeva un’autobotte però a sentirci ghe sentiva on accident» (non sentiva un accidente). Quella di Jannacci, più che un’ode all’etica del lavoro – «faceva il palo nella banda dell’Ortiga perché l’era el sò mesté» – è un inno alla nebbia, quella buona, la nebbia del colonnello Bernacca che, negli inverni degli anni ’70, ogni sera ci mandava a letto rassicurat­i: «E anche oggi, nebbia in Val Padana».

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