Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Da Bernacca a oggi Il ritorno della nebbia in Val Padana
Quella era una nebbia che ispirava il cabarettisti del Derby Club di Milano, quella dell’uomo in frac, amica degli amanti clandestini, dei ladri e dei ruffiani, attutiva i passi, calmava i nervi, diluiva varie solitudini e accompagnava con garbo le più nere introspezioni.
Mica come quella di adesso, questa farà anche meno male ai polmoni ma è fasulla, è una sauna tiepida, cala la sera e svanisce il mattino, è malata e lo si vede al mattino per il solo fatto che non lascia traccia: la nebbia d’antan, quella seria, si congedava con un manto di brina, salutava con una pennellata di bianco al paesaggio e poi, puntuale, si ripresentava il giorno dopo.
Quella di adesso, con meno smog, solo apparentemente fa di meglio: è una impalpabile imbrogliona, un Pastis fuori stagione e, per di più, non annuncia niente di buono, solo che le temperature vanno inesorabilmente verso l’alto, è un surrogato di nebbia che, dopo aver sigillato un inverno insolitamente mite, è qui per annunciarci un’estate spaventosamente calda.
La polizia stradale sulla A22, dalle parti di Parma e Piacenza sulla A1, in questi giorni ha ripristinato le safety cars dopo che l’autostrada era stata chiusa. Anche di queste si era persa memoria. Angeli custodi con il lampeggiante che indicano la via quando da soli c’è il rischio di sbattere contro il guard rail.
Guardi nella nebbia e non vedi niente, cerchi i prodromi dell’ostruzione, la purchessia, prefiguri i segni di un intoppo, una fiaccola che te lo dica prima e non vedi assolutamente niente, solo latte: la nebbia è psichedelica, ti fa vedere anche quello che non c’è, dagli occhi ti entra in testa e porta alla follia.
Adesso, come allora, fa dell’autostrada il luogo di una solidarietà ibrida, mutua e al contempo bellicosa: in mancanza dei provvidenziali apri pista col lampeggiante, viaggiare a visibilità ridotta diventa una gara a staffetta in cui il più animoso si mette in testa e fa da apripista, gli altri dietro a seguire. Il condottiero a un certo punto si è seccato di fare la parte dell’eroe, frena e passa il testimone a quello che gli sta dietro, «vai avanti tu ora se hai il coraggio».
Capitava (capita ancora) che, ugualmente seccato, il condottiero decida anche per il contrario – «mi segui? E adesso vediamo fino a quanto» – di colpo allora preme l’acceleratore, porta l’auto a velocità insostenibile e così si libera dai parassiti. Coraggio, spirito gregario, irresponsabilità e il suo contrario sono i doni della nebbia. Un test della personalità se vogliamo.
«Perché a vederci non vedeva un’autobotte però a sentirci ghe sentiva on accident» (non sentiva un accidente). Quella di Jannacci, più che un’ode all’etica del lavoro – «faceva il palo nella banda dell’Ortiga perché l’era el sò mesté» – è un inno alla nebbia, quella buona, la nebbia del colonnello Bernacca che, negli inverni degli anni ’70, ogni sera ci mandava a letto rassicurati: «E anche oggi, nebbia in Val Padana».