Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Moro: «Io, KanyeWest e igiorni instudio nella suitediFirenze»
Coneglianese, 31 anni, è il recording engineer del nuovo album
«Vultures 1», il nuovo album di Kanye West con Ty Dolla $ign, è il più ascoltato al mondo. Dietro la realizzazione del disco decine di producer e autori, ma la registrazione è stata fatta, in gran parte, a Firenze dal 31enne di Conegliano, Treviso, Stef Moro che vive da anni a Los Angeles e ha fondato a Pasadena lo Studio Beat3 assieme all’ingegnere del suono, suo concittadino, Irko.
Stef, quale è stato il suo ruolo in «Vultures 1»?
«Principalmente tecnico di registrazione personale di Kanye. Poi ho dato una mano per qualche pezzo anche al team di produzione e lavorato su mixaggio di qualche tracce».
Come è entrato in contatto con KanyeWest?
«Avevo dato una mano con dei mix già per “Donda”, dove aveva lavorato soprattutto il mio socio Irko. Negli anni siamo sempre rimasti in contatto con i l t e am d i Kanye e quando ha avuto bisogno di un recording engineer per l’Italia mi ha “reimportato” per lavorare con lui».
Quindi il disco è stato registrato in Italia?
« A Firenze, in una suite d’hotel. Kanye West era già in Italia con il suo team di moda e ha deciso di realizzare un disco. Quando sono arrivato a Firenze non era ancora chiaro che dovesse essere un album con Ty Dolla $ign, ma dopo una settimana ha espresso quest’idea. Così è iniziata la trilogia di “Vultures”».
Gli album saranno tre quindi?
« Teor icamente s ì , ma Kanye è davvero imprevedibile: decide in maniera istintiva, anche all’ultimo istante. Questo album è in vetta in 105 Paesi ma è un successo inaspettato perché è il primo disco totalmente indipendente ad arrivare al top della classifica».
In quanti brani dell’album c’è la sua mano?
«Per “Vultures 1”, in quanto recording engineer, ho registrati 12 pezzi su 16, dalla prima settimana di agosto fino ai primi di novembre. La registrazione è iniziata prima del mio intervento ed è continuata dopo che si è trasferito a Dubai. Kanye non si ferma mai».
Come è nata l’idea dell’inserimento in «Carnival» dei cori dell’Inter?
«So che era stato registrato, prima di quello dell’Inter, un altro coro diretto da Lester Nowhere. Visto che a Kanye era piaciuto, ha chiesto di fare le cose più in grande».
Quale è stato il momento più bello dell’esperienza con KanyeWest?
«Era una situazione molto “casalinga” e ho potuto vedere da vicino il suo processo creativo continuo. Cinque o sei volte al giorno poteva venirgli un’idea che si concretizzava in 15 secondi, ma che però poteva svoltare una canzone. Avendo bisogno di team molto ampio, la cosa più incredibile è stato assistere a come fosse capace di orchestrare 50-60 persone pronte a un minimo suo input».
E la cosa più difficile?
«Forse la stessa… poteva accadere che in una giornata chiedesse una prova di mix, ma potevano passare giorni interi in cui si doveva rimaneva nel limbo in attesa».
In che cosa Kanye West è un genio?
«Qualsiasi cosa progetti, sia musicale, artistico o commerciale, lavora totalmente d’istinto. Essenzialmente non gli interessa che cosa il mondo pensi di lui: è sempre andato controcorrente e gli è sempre andata bene. È un puro artista».
Parliamo dell’«eccentricità» di Kanye West. Ha avuto modo di assistere a qualche scena che la confermasse?
«Qualsiasi cosa abbia visto io, chiunque l’ha potuta già vedere on line. La differenza al massimo è che le ho viste dal vivo. Quello che pensa è quello che dice. Né più né meno. Per quanto qualche volte abbia un modo di parlare provocatorio e aggressivo, ho capito che bisogna semplicemente tradurre il modo in cui le dice».
Le ha fatto qualche complimento per il suo lavoro?
«Non è uno che fa troppi complimenti. Un giorno, dopo una sessione di registrazione, mi ha detto “bravo, dovresti essere il mio nuovo studio manager”. Sono contento di fare un’esperienza con artisti di questo calibro, ma non 18 ore al giorno per sempre. Mixando si ha a che fare ogni giorno con artisti diversi ed è impossibile annoiarsi. Certo… anche con Kanye annoiarsi è impossibile».