Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Commessauccisa, lanuovaperizia «Sfondamentodel toracefatale»
I consulenti incaricati dal tribunale confermano quanto sostenuto dalmedico dell’accusa. Giulia è stata presa a calci e pugni, il suo fidanzato si dice innocente
La morte di Giulia Rigon sarebbe riconducibile esclusivamente allo sfondamento del torace causato da un’azione di schiacciamento, che avrebbe portato a un’insufficienza respiratoria e successivamente all’arresto cardiocircolatorio. È la conclusione a cui giunge la perizia effettuata dagli specialisti Claudio Rago e Carlo Moreschi, la cui relazione è stata presentata ieri mattina in tribunale a Vicenza durante la nuova udienza del processo nei confronti di Henrique Cappellari, 30 anni, accusato di avere ucciso a pugni e calci la fidanzata Giulia Rigon, commessa di Asiago, 31 anni, trovata priva di vita in un camper situato in via Capitelvecchio, a Bassano, il 19 dicembre 2021. Cappellari, che è in carcere dal 23 dicembre 2021, risponde di omicidio volontario aggravato. Dopo la perizia del dottor Giovanni Cecchetto, nominato dalla pubblica accusa, e quella del dottor Andrea Galassi, scelto dall’avvocato Dario Lunardon che difende Cappellari, il presidente della Corte Lorenzo Miazzi ha infatti incaricato i due periti di ricostruire per una terza volta la dinamica del fatto. Gli specialisti hanno confermato la presenza di lesioni diffuse in tutto il corpo, compatibili con un’azione «contundente», con la morte che sarebbe riconducibile allo sfondamento del torace e alla successiva insufficienza respiratoria. A detta di Rago e Moreschi, sarebbero da escludere lo shock emorragico e il pneumotorace come causa del decesso, e non sarebbero ipotizzabili nemmeno un eventuale effetto collaterale del farmaco che assumeva Rigon o una morte per assideramento. Una perizia che va quindi a corroborare la tesi del dottor Cecchetto e che confermerebbe che alla base della tragica fine della trentunenne ci sia stata un’azione efferata. Secondo la pubblica accusa, l’autore del delitto sarebbe Cappellari, il quale avrebbe ucciso la giovane nella notte tra il 18 e il 19 dicembre a furia di calci, pugni e ginocchiate. Una tesi, questa, che sarebbe avvalorata da altri due elementi suo a carico emersi dalle testimonianze, ovvero la mano destra gonfia, cosa che sarebbe stata confermata anche dal referto medico, e un anello, poi sequestrato, in quella sinistra, che secondo l’accusa potrebbe essere stato l’oggetto che avrebbe causato una lesione al capo della vittima, i cui genitori sono rappresentati dagli avvocati Marchesini e Gasparella.
Dal canto suo Cappellari si è sempre detto innocente, come confermato nell’udienza dello scorso settembre da don Matteo Zilio, parroco dell’unità pastorale di Santissima Trinità, San Michele e Valrovina, che ha prestato ospitalità al giovane appena dopo l’omicidio e con il quale si sarebbe confidato. Secondo la perizia psicologica effettuata dal dottor Franco Martelli, inoltre, non ci sarebbe traccia di senso di colpa in Cappellari, ma piuttosto di un rimprovero verso se stesso per essersi allontanato da Rigon dopo il litigio e averla lasciata nel camper nello spazio temporale in cui, secondo l’imputato, sarebbe venuta l’aggressione a opera di terzi.
Il processo continua: la discussione è prevista per mercoledì 6 marzo, la sentenza dovrebbe essere emesso venerdì 8 marzo.