Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Buyelepaur­ediVolare «Sonostatai­ncosciente»

L’attrice debutta come regista, le presentazi­oni aNordest: «Parlo del timore di lasciarsi andare»

- Sara D’Ascenzo

AnnaBì è un’attrice. Nella prima scena di Volare, il film che segna il debutto da regista di Margherita Buy, è seduta nella pancia di un aereo col rivolo (invisibile) di sudore che le scende sul collo. Dovrebbe volare in Corea per dare una svolta alla sua carriera, ma non ce la fa. Si alza e corre via. Buy, che nel film veste anche i panni della protagonis­ta, presenterà il film (da oggi in sala) il 28 e il 29 con un minitour in Veneto e Friuli.

Buy, per mettere in scena una paura, quella di volare, si è sottoposta a una paura più grande, quella di girare.

«Devo dire che la regia non mi ha fatto così tanta paura. C’è stata un po’ di incoscienz­a, o forse il desiderio di raccontare una storia a modo mio. Il cinema fa parte del mio mondo: ho corso un rischio che forse sapevo gestire».

Ha lavorato con tantissimi registi e si sarà nutrita di tante visioni. Di cosa è fatta la sua ispirazion­e?

«Si parla sempre molto poco dell’ispirazion­e e quindi non so come funziona per gli altri... Immancabil­mente quando si fa un film si porta quello che ci è piaciuto, il modo in cui siamo cresciuti, quello che abbiamo visto. Nei dialoghi, nelle scene, entra la nostra interiorit­à. Sicurament­e sono partita da me: me ne sono resa conto piano piano. E quando metti in scena qualcosa che conosci, che sei tu, non ci sono errori: casomai può capitare che questa cosa non piaccia. Ma quello è un rischio che affrontiam­o tutti».

Da mamma di figlia adolescent­e mi domando come abbia fatto a lavorare con sua figlia Caterina De Angelis (sua figlia anche nel film) e a sopravvive­re...

«L’adolescenz­a non finisce, le do questa notizia ( ride, ndr). Però si raggiunge una pace, almeno apparente. C’è un certo margine di dialogo.

Certo io ero in un ruolo che poteva essere per lei molto fastidioso: me ne sono resa conto e non sono stata sadica a tal punto da gioirne... Con tutta la pazienza e la delicatezz­a che ci volevano, ci siamo incontrate in un territorio neutrale».

Nel suo film c’è un critico cinematogr­afico che lei si diverte a strapazzar­e.

«Ci siamo ispirati, con gli sceneggiat­ori Leondeff e Leotti all’Anton Ego di “Ratatouill­e”. AnnaBì ha un aspetto nella sua carriera che è un po’ frustrante e anche il critico prova lo stesso sentimento per alcune cose che ha fatto. E questo, in qualche modo, li avvicina. Io non sono AnnaBì, la mia carriera è un po’ diversa, ma ognuno di noi ha qualche frustrazio­ne nella vita: mi piaceva che questa specie di odio tra i due derivasse dal fatto che lui è una persona che non si sente abbastanza apprezzata e anche lei, in fondo, sogna di essere impavida come Elena Sofia Ricci, l’attrice che nel film va in Corea al posto suo».

È competitiv­a?

«Un po’ si. Mi piace fare le cose bene e se c’è qualcuno che ambisce al mio stesso ruolo, mi metto in gara. Ma ho smesso col tennis perché avrei dovute essere molto più competitiv­a: in me vinceva piu il terrore che la forza di vincere».

Cosa rappresent­a la paura di volare?

«È la paura di affidarsi a un’altra persona, di lasciarsi andare, di vivere appieno le cose, costringen­doti a frenate di vita che tu imputi a quello. Non è un’esclusiva mia, per fortuna, ma di tantissime persone. Sento in giro tanti mi confessano: “anche a me è successo così” e questo mi dà molto coraggio, non mi fa sentire sola».

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(foto Camerlingo) Sguardo Margherita Buy (62 anni) sul set del suo primo film da regista «Volare»

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