Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Terzomandato, il furore della Lega «Roma tradisce ancora ilVeneto»
No all’emendamento, certificata la spaccatura nel centrodestra. Zaia: prendo atto, ma la strada è ancora lunga
Nessun colpo di scena, è andata come ampiamente annunciato: l’emendamento di bandiera della Lega sul terzo mandato ai presidenti di Regione firmato da Paolo Tosato, Mara Bizzotto ed Erika Stefani non è stato ritirato ed è stato bocciato con 4 voti a favore (i 3 della Lega e 1 di Iv), 16 contrari (il resto del centrodestra, più Pd, Verdi-Sinistra e grillini), un astenuto (Svp) e la non partecipazione di Azione.
La scelta di andare al vedo «stanando» i Fratelli meloniani, per dirla con i leghisti, anziché chiudere la vicenda dà nuova linfa alla battaglia leghista, soprattutto in Veneto. Un emendamento, quello che ha segnato una netta rottura nel
LucaDe Carlo
Da oggi possiamo finalmente tornare a occuparci dei problemi seri dei veneti
centrodestra, che è stato ribattezzato il «salva Zaia». Lui, il diretto interessato, dopo Seneca, attinge ancora alla saggezza latina per commentare: «Prendo atto del voto. La strada è ancora molto lunga; Natura non facit saltus», vale a dire «ogni cosa in natura avviene secondo leggi fisse e per gradi, non per salti». Zaia cesella la sua posizione distaccata, lontano dall’arena in cui la coalizione di centrodestra è ai ferri cortissimi. C’è un intero esercito di leghisti veneti che sul suo nome ha ricompattato il partito e che annuncia battaglia. Il più pacato è il segretario Alberto Stefani: «Per noi è una scelta di democrazia e l’abbiamo dimostrato fino in fondo. Continuer emo a d i s c u t e r n e n e i prossimi mesi», salvo poi soffiare sul fuoco in casa Pd dove l’ala di Bonaccini è sul piede di guerra. Il più bellicoso è Alberto Villanova, capo dell’intergruppo Lega in consiglio renostri
gionale e, secondo alcuni, fedele interprete del sentire del presidente: «Il primo round sul terzo mandato ha rispettato il pronostico. Peccato, ma non avevamo grandi aspettative, nella storia d’Italia Roma raramente ha aiutato la Serenissima. La partita per le prossime Regionali Veneto, comunque, è tutt’altro che chiusa, anzi. Qualcuno a Roma crede che,
con il voto di oggi, la battaglia sia terminata. Si sbaglia, perché è proprio il contrario. Con oggi si inizia». Le metafore belliche si sprecano, gli accenti messianici pure: «Luca Zaia. Il presente e il futuro di questa terra». Se il Carroccio non usa da decenni il mantra originario «padroni a casa nostra», per Zaia lo fa: «Da oggi, daremo il 110% per la nostra gente, i
sostenitori, il nostro Presidente. Non un passo indietro: dopo Zaia, solo Luca Zaia» tuona il consigliere Giulio Centenaro. Da Roma, Paolo Tosato rassicura: «La partita non è chiusa». E da Venezia è un cannoneggiamento serenissimo: «Roma getta la maschera - dice Laura Cestari - la bocciatura è un guanto di sfida del sistema centralista romano
al popolo veneto. La Lega e la lista Zaia non hanno paura di nessuno». Giuseppe Pan batte sullo stesso tasto «Roma tradisce ancora il Veneto, è giunto il momento di risvegliare il Leone di San Marco e tirare fuori l’orgoglio a difesa della nostra bandiera». Si sente quasi gorgogliare l’acqua del Po prima di finire nella storica ampolla bossiana.
La nota di real politik arriva, invece, da Roberto Marcato che non si fa illusioni su un altro lustro zaiano: «Vado dicendo da un anno che non avremmo mai avuto il terzo mandato perché è un illogico politico, i partiti di destra e sinistra non vogliono che possano ricandidarsi e rivincere i governatori uscenti. Il tema politico è un altro: ancora una volta Roma impedisce al territorio di esprimersi. Se qualcuno immagina che con questa negazione del terzo mandato non ci sia un candidato della Lega dopo Zaia
si sbaglia di grosso. Il prossimo candidato alle Regionali dovrà essere della Lega. Se ci sarà convergenza del centrodestra bene, altrimenti siamo prontissimi ad andare da soli con una lista Lega, una lista Zaia, una lista autonomista e chi ci sta. Senza problemi. Noi abbiamo un esercito che nessun altro partito ha e quindi abbiamointenzione di giocare la nostra partita fino alla fine».
Il Pd veneto (compatto a differenza di quello nazionale) con il segretario Andrea Martella dice: «Assistiamo un regolamento di conti nel centrodestra che coinvolge anche i destini della nostra regione». Gli fa eco la capogruppo a palazzo Ferro Fini, Vanessa Camani:
«La politica torni ad occuparsi dei problemi veri, cosa di cui in Veneto c’è davvero bisogno».
Il coordinatore FdI Luca De Carlo commenta: « Da oggi possiamo finalmente tornare a occuparci dei problemi seri di veneti e italiani, siamo stati distratti, più che altro mediaticamente, da questa vicenda. Ai veneti non interessa il terzo mandato, sono altre le questioni che premono ai cittadini». Getta acqua sul fuoco il senatore di FdI, Raffaele Speranzon: «Né vincitori né vinti, nessun dramma » . Flavio Tosi, invece, getta benzina sul fuoco: «Sono sempre stato a favore del terzo mandato, mi fa piacere che Zaia abbia cambiato idea visto che lui nel 2016 ha imposto il limite ai suoi assessori e se n’è pure vantato». ( altri servizi nel fascicolo nazionale)
"AndreaMartella
È un regolamento di conti nel centrodestra che coinvolge i destini della nostra regione